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Don Camillo e la bioarchitettura | Tekneco

Tekneco #10 – L’editoriale

Don Camillo e la bioarchitettura

In un vecchio film si enunciano i principi della sostenibilità in edilizia. E oggi la bioarchitettura coniuga tradizioni locali e tecnologie moderne

Scritto da il 25 febbraio 2013 alle 8:27 | 0 commenti

Don Camillo e la bioarchitettura

Secondo Matteo Thun, uno dei più importanti architetti italiani al mondo, inserito dal 2004 nella Hall of Fame di New York e vincitore per ben tre volte del Compasso d’oro, “la sostenibilità comincia dal cogliere lo spirito del luogo”.

“Che significa – spiega – costruire con la natura, non contro di essa: utilizzare tradizioni locali, nuove tecnologie e risparmiare risorse”.

Thun ci dice, con autorevolezza, quello che tanti di noi, da anni, vanno ripetendo e cioè che uno stile di vita più vicino e più simile ai ritmi della natura e della tradizione è certamente più salutare ed economico. In altre parole più sostenibile.

Tutti noi abbiamo visto, e forse più di una volta, i film della serie Don Camillo. Ce n’è uno in particolare, il secondo, Il ritorno di Don Camillo, quello dove alla fine il Po esonda (è l’alluvione del Polesine del 1952), dove con gran semplicità vengono enunciati alcuni dei principi base della bioarchitettura.

In una delle sottotrame del film, il vecchio Spilletti chiama il Nero, uno degli operai comunisti del gruppo di Peppone, per farsi fare dei lavori in casa.

“Io vorrei sapere perché mi avete fatto aprire una finestra in questo muro” chiede il Nero al vecchio aprendo uno squarcio verso l’esterno. “E’ il lato del tramonto – spiega l’anziano. Questa finestra mi farà economizzare un’ora di luce al giorno. Contando quel che mi costi, fra undici anni ne avrà già un guadagno”.

Una specie di conto energia ante litteram. Un esempio di saggezza antica. Ma in fondo oggi la Banca mondiale dei saperi tradizionali (The World Bank of Traditional Knowledge) voluta dall’Unesco non fa proprio questo? Non raccoglie le tradizionali edilizie del passato, le soluzioni efficienti che si sono dimenticate o che rischiano di esserlo, per riproporle in nuovi progetti? E a capo di questo organismo c’è proprio un architetto, e per di più italiano, Pietro Laureano.

Insomma, tradizioni locali e tecnologie moderne. Basterebbe questo a far sì che il nostro Paese tornasse ad essere la patria della bioarchitettura.


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L'autore

Marco Gisotti

Direttore scientifico di Green factor, ha creato e dirige dal 2005 il Master in Comunicazione ambientale del Centro studi CTS con il Dipartimento di scienze della comunicazione della Sapienza di Roma e l’ENEA. È autore, con Tessa Gelisio, di “Guida ai green jobs. Come l’ambiente sta cambiando il mondo del lavoro” (Edizioni ambiente).


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