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Costruire il futuro: la casa al servizio della persona

Realizzare edifici ad alta efficienza energetica può essere una delle risposte alla risoluzione delle problematiche ambientali.

Scritto da il 05 agosto 2011 alle 9:15 | 3 Commenti

Costruire il futuro: la casa al servizio della persona

Dopo aver visto le scene apocalittiche del film The Road, tratto dal libro omonimo di Cormac McCarthy, mi sono chiesto se l’umanità possa davvero spingersi fino a quel punto. Non è facile trovare una risposta, ma è indubbio che, pellicole cinematografiche catastrofiche come The Road e 2012 inducono a riflettere, anzi, direi, ci obbligano a meditare sul futuro che ci attende.

Se da un lato le calamità naturali, nonostante i progressi continui dell’uomo, rimangono eventi non governabili dall’uomo, dall’altro, è ormai un dato di fatto che una crisi energetica senza precedenti, da interessare l’intero pianeta, possa farci immaginare, senza difficoltà alcuna, scenari altrettanto angosciosi e desolanti per la sopravvivenza del genere umano. Ciò è intimamente connesso sia alla consapevolezza che le fonti di energia fossile non sono illimitate, sia alla constatazione che l’instabilità geopolitica degli stati produttori di petrolio, metano e carbone mette a rischio la disponibilità delle stesse. Dall’altro lato, invece, spiace osservare che i disastri di Chernobyl prima, e Fukushima poi, non sono bastati ad alcuni Governi per far cessare la loro rincorsa al “sogno nucleare”.

L’energia, ormai, sembra essere la valuta del benessere. Il Protocollo di Kyoto, inoltre, ha indotto la Comunità Internazionale a porre il tema energetico ed i suoi aspetti cruciali (quali la sicurezza di approvvigionamento, il costo dell’energia e gli effetti causati dall’uso) al centro del proprio impegno politico. La Comunità Europea, con determinazione, ha saputo dare risposta a questa necessità prioritaria mediante l’emanazione della Direttiva 2002/91/CE finalizzata a migliorare le prestazioni energetiche degli edifici ricorrendo alla drastica riduzione delle emissioni di CO2. La recente Direttiva 2010/31/UE, meglio nota come Epbd2 (Energy Performance Building Directive – recast), impone, infatti, a tutti gli Stati membri la realizzazione di nuovi edifici a “impatto quasi zero”, con il limite del 2018 per quelli pubblici e del 2020 per quelli privati.
Ne consegue che affrontare serenamente il futuro dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico, anche in prospettiva di una crisi energetica, raggiungendo gli obiettivi proposti dalla Direttiva 2010/31/UE è la missione che tutti quanti noi dobbiamo porci.

La risposta alla risoluzione di queste problematiche è, senza dubbio, univoca: realizzare edifici ad alta efficienza energetica.
Questo equivale a realizzare edifici che abbiano un indice termico ≤ 10 kWh/m2a (si parla, pertanto, di case da 1 litro di gasolio o 1 m3 di gas) e che non ricorrono, di conseguenza, all’ausilio di ulteriori fonti di energia. Naturalmente queste scelte devono riguardare tutte le Zone Climatiche: devono, cioè, dare risposta sia alle problematiche connesse al riscaldamento invernale degli edifici che a quelle relative al raffrescamento estivo degli stessi.
La costruzione di edifici ad alta efficienza energetica persegue il raggiungimento dell’eccellenza sia dal punto di vista progettuale che realizzativo.Tutto ciò è possibile solo sostenendo un percorso serio di informazione prima e formazione poi di diverse figure: professionisti, operatori del settore e utenti finali.
Del resto, perseguire l’obiettivo di emissioni quasi zero è possibile per gli edifici di nuova costruzione, meno scontato lo è, invece, per gli edifici esistenti, sebbene la normativa preveda l’applicazione dei requisiti minimi per tutti quegli edifici che richiedano lavori di ristrutturazione edilizia.
Inoltre, se si considera che il patrimonio edilizio nazionale è stato costruito in larga parte tra gli anni immediatamente successivi al dopoguerra e gli anni settanta, è evidente a tutti che, per raggiungere gli obiettivi in materia di efficienza energetica, non si può prescindere da un’efficace riqualificazione dell’esistente.


Commenti

Ci sono 3 commenti.

  • ANTONIO LA RUSSAa
    scrive il 05 agosto 2011 alle ore 21:23

    La legge urbanistica dovrebbe facilitare e non ostacolare la diffusione .specie nelle campagne abbandonate,di case mobili,prefabbricate o in legno imponendo atto di obbligo trascritto nei pubblici registri di spostare il manufatto in caso di necessita. Avremmo combattuto l'abusivismo e l'abbandono della campagna not.LA RUSSA

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L'autore

Gianfranco Marino

Architetto leccese e consulente energetico. La sua formazione privilegia temi inerenti l'architettura, specialmente quelli relativi al rapporto fra costruzione ed ambiente e allo sviluppo dell'Architettura Bioecologica e Bioclimatica. E stato consulente per il Marketing Urbano e del Territorio di Santa Maria di Leuca (Lecce).


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