Clima: dopo Durban, ora si guarda a Doha
L'anno che si è da poco concluso ha visto andare in scena la Conferenza mondiale sul clima dell’Onu, tenutasi nella città sudafricana. Le decisioni prese e i principali commenti
In 2011 sarà ricordato come l’anno della Conferenza mondiale sul clima dell’Onu, tenutasi a Durban (Sudafrica): un’occasione per prendere importanti decisioni sul futuro del pianeta. Con il protocollo di Kyoto agli sgoccioli (data di scadenza: 2012) la conferenza era strategica per concordare la strada da percorrere, ad esempio, per arginare le emissioni di CO2, per puntare all’efficienza energetica, per ridurre gli influssi nefasti che provoca il riscaldamento globale.
Salutata dal mondo con speranza, la Cop 17 ha incontrato non poche difficoltà a causa delle diverse posizioni nazionali che hanno rischiato di far saltare i giochi. Alla fine (ma proprio alla fine visto che si è trattato fino a notte fonda), l’accordo è stato raggiunto: la 17esima Conferenza mondiale ha dato il via libera alla roadmap che porterà all’adozione di un accordo globale salva-clima entro il 2015 per entrare in vigore dal 2020. Inoltre è stato trovato un accordo per il Kyoto2 dopo il 2012 al quale, però, aderiranno l’Europa e pochi altri paesi industrializzati, visto che Giappone, Russia e Canada hanno da tempo annunciato il loro no al secondo periodo del protocollo. Non solo: è stato formalizzato il Green Climate Fund da 100 miliardi di dollari annui (fonte di erogazione da definirsi) che viene in aiuto dei Paesi più poveri a scegliere la strada dello sviluppo sostenibile e ad affrontare le conseguenze dei mutamenti climatici.
Secondo quanto affermato dal ministro dell’Ambiente italiano, Corrado Clini, “la Conferenza di Durban sul clima ha rappresentato l’uscita dal cono d’ombra di Copenaghen e una doppia svolta per l’Unione europea: ha segnato l’avvio di un partenariato strategico anche a livello industriale con i Paesi in via di sviluppo, Cina, Brasile, Messico e Sudafrica, e allo stesso tempo ha reso fattibile un taglio della CO2 del 30% e un target vincolante del 20% di efficienza energetica per il 2020”. A detta degli scienziati del comitato intergovernativo Ipcc la serie di accordi pone le fondamenta per la comunità globale per affrontare i cambiamenti climatici.
E le associazioni ambientaliste? Il Wwf ha parlato di “accordo debole”, Legambiente ha espresso parziale soddisfazione anche se conviene con le altre associazioni di settore che hanno evidenziato il mancato raggiungimento di alcuni punti, tra cui quello di contenere il surriscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi centigradi. Per capire se ci saranno stati risultati occorrerà forse attendere la prossima conferenza, cop 18, che si terrà a fine 2012, a Doha, in Qatar.
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L'autore
Andrea Ballocchi
Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
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