Tekneco #13 – Ciclabilità
Ciclofficine Popolari: riunirsi intorno a una bici
Intervista a Giuseppe Fiore, uno dei volontari della Ciclofficina Centrale di Roma, luogo dove scambiare conoscenze e condividere esperienze sul mondo della bici
Articolo a firma di Veronica Caciagli
Che cos’è una Ciclofficina?
Fondamentale aggiungere l’aggettivo “popolare”, perché identifica non soltanto uno spazio dove si riparano biciclette, si costruiscono, ci si incontra per mettere a disposizione attrezzi e fare lavori manuali, ma anche un luogo dove scambiare conoscenze e condividere esperienze e capacità. E anche la passione di andare in bicicletta, sia in città che fuori. Perciò è un qualcosa in più rispetto a una semplice officina meccanica. Ci sono Ciclofficine in tutta Europa e anche negli Stati Uniti, ma il numero maggiore è in Italia. A Roma ci sono oltre una decina di Ciclofficine; altre sono a Torino, Milano, Catania, Napoli e altre città. Il numero delle Ciclofficine e degli utenti è aumentato negli ultimi anni.
Come viene gestita una Ciclofficina?
La Ciclofficina centrale è gestita dall’associazione Ciclonauti, in uno spazio dato in affitto dal Comune di Roma. È uno spazio aperto, nonostante ci sia il controllo da parte dell’associazione è accessibile a chiunque voglia venire a vedere come funziona la Ciclofficina o chi avesse bisogno di assistenza e consigli. Normalmente siamo aperti la sera, perché siamo tutti volontari. Ci sono dei meccanici di turno, che accolgono gli utenti e spiegano lo spazio: dove si trovano gli attrezzi, i pezzi di ricambio che servono, danno indicazioni su come riparare le bici. Altri invece, vengono da noi perché non hanno la bici: a loro mettiamo a disposizione le biciclette che troviamo dalla raccolta dei rifiuti ingombranti dell’Ama, (l’azienda municipale che si occupa della raccolta dei rifiuti ingombranti a Roma, ndr). Infatti, una volta al mese l’Ama organizza dei punti di raccolta mobili, di domenica nelle piazze. La gente butta mobili, elettrodomestici e, abbiamo scoperto, molte biciclette, che venivano poi smaltite come ferro. Abbiamo un accordo ufficioso con l’Ama, per cui noi prendiamo le biciclette prima che diventino rifiuto e le portiamo in Ciclofficina.
Una parte delle biciclette vengono messe in una stanza e sono a disposizione di tutti: chi vuole una bici ne sceglie una, noi gli spieghiamo come ripararla e quando ha finito se la porta via, è sua. Alcune biciclette invece, vengono riparate dai meccanici della Ciclofficina, rimesse in funzione e vendute, due volte all’anno, in aste.
In realtà non sono vere e proprie vendite, le bici vengono date per 20-40 euro, ma un gioco: le persone per avere la bicicletta devono dimostrare di volerla veramente, per cui devono gareggiare con gli altri, in gare di canto, poesia, ballo…
Avete organizzato dei viaggi in bicicletta?
Rientra negli obiettivi della nostra associazione, ma per ora non abbiamo mai organizzato dei viaggi ufficialmente: ci sono grosse difficoltà e richiede molto impegno. Dal punto di vista legale, quando si organizza un viaggio ci sono responsabilità gravose per gli organizzatori.
Ciò non toglie che a volte dei Ciclonauti si organizzino per viaggiare insieme in bicicletta: anche quest’estate un gruppo ha autorganizzato un viaggio in Puglia, con diverse tappe. Purtroppo, sul cicloturismo, in Italia manca ancora un’esperienza, e soprattutto le strutture. Basti pensare che pochissimi alberghi a Roma hanno un posto dove far parcheggiare le biciclette, mentre magari hanno un parcheggio per le auto; verso il nord Italia la situazione è migliore. Purtroppo qua si segue ancora il vecchio paradigma secondo il quale l’auto è più importante, senza capire il valore anche in termini occupazionali a cui si rinuncia, a tutti i servizi collegati.
Ad esempio, sulle piste ciclabili tedesche ci sono le officine meccaniche: lavori sicuri. È un treno che stiamo perdendo.
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Claudio C.
scrive il 03 gennaio 2014 alle ore 21:11
Complimenti per la vostra rivista che ho appena scoperto, grazie a degli ottimi articoli sulla bici. Buon lavoro