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GPP

150 miliardi di acquisti sono già “verdi”

Abbiamo approfondito alcuni aspetti del GPP con Silvano Falocco, massimo esperto nazionale sul tema

Scritto da il 20 novembre 2014 alle 7:00 | 0 commenti

150 miliardi di acquisti sono già “verdi”

Articolo a firma di Veronica Caciagli

A che punto siamo con l’attuazione dei criteri ambientali negli acquisti verdi?
Per quanto riguarda lo stato di attuazione non abbiamo dei dati precisi a livello nazionale, ma sappiamo, da alcune indagini realizzate con dati campionari, che la percentuale di acquisti verdi sul totale degli acquisti è intorno all’8-10%, pari ad un ammontare stimato in 135-150 miliardi l’anno. Non tutti i contratti sono monitorati, anche se nel corso degli ultimi due anni si sta procedendo a renderli pubblici, ad esempio attraverso il sito con i dati relativi alla contabilità degli enti www.siope.it. Per un monitoraggio più puntuale occorrerebbe, comunque, anche una maggiore omogeneità in merito alla definizione di cosa sono gli acquisti verdi.

GPP ed economia: gli acquisti verdi sono capaci di stimolare un reale cambiamento ecologico di sistema?
In Europa quando si parla di GPP si parla di innovazione, tant’è che anche nel nuovo programma europeo Horizon 2020 ci sono molti bandi che riguardano l’uso del GPP precommerciale: il GPP in questo caso fornisce la prima domanda pubblica per prodotti che sono in fase di immissione sul mercato, con lo scopo di trainare innovazione in campo ambientale.

Può essere quindi utilizzato come strumento per l’innovazione eco-efficiente, in linea anche con la nuova direttiva europea sull’economia circolare, che parla appunto di perseguimento degli obiettivi ambientali e, al contempo, di innovazione e di cambiamento delle matrici produttive. Ciò significa che si dovrebbe variare la composizione intersettoriale dell’economia per avere un vantaggio ambientale di lungo periodo, per cambiare come vengono distribuiti gli impatti e come vengono ridotti. Un esempio di cambiamento di matrice produttiva ecosostenibile è il car-sharing: si passa dall’acquisto al noleggio, e quindi da una matrice produttiva composta da molte macchine a un’altra con meno macchine e più noleggiatori. Stessa filiera, composizione interna diversa.

Se non cambi le matrici, per quanto puoi spingere sull’efficienza, non puoi portare cambiamenti significativi al sistema. Questi sono compiti che riguardano l’economia e le politiche industriali, non possono riguardare solo il Ministero dell’Ambiente. Perciò la programmazione dei GPP non riguarda solo l’ambiente, ma la concezione industriale ed economica nel suo complesso.

Come sono stati definiti i Criteri Ambientali Minimi in Italia?
Il processo è abbastanza semplice: il Ministero dell’Ambiente, una volta definito il perimetro di indagine settoriale, come può essere ad esempio la realizzazione di strade, invita al tavolo di lavoro per la definizione dei Criteri Ambientali Minimi i principali stakeholder della categoria di prodotto, condividendo un testo base per la discussione. Quando il tavolo di lavoro coordinato dal Ministero ha sviluppato una bozza, viene discussa con il Comitato di Gestione, all’interno del quale c’è anche il Consip [la società per azioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze che svolge attività di consulenza, assistenza e supporto nell’ambito degli acquisti di beni e servizi delle amministrazioni pubbliche, ndr]. Il tutto è organizzato sulla base di documenti di analisi del ciclo di vita per capire gli impatti ambientali e con il riferimento dei Criteri Comuni Europei. Questo serve a capire quali sono le attività più impattanti e come ridurre gli impatti, per poi fissare la linea di confine e spingere il mercato a un miglioramento nel tempo. Va dato atto ai Ministeri dell’Ambiente e dell’Economia che quello della definizione dei Criteri Ambientali Minimi è l’aspetto che ha funzionato meglio in Italia.

E che cos’è, invece, che funziona peggio?
I Criteri Ambientali sono una parte del GPP: non basta definirli per farli entrare nelle decisioni di acquisto, neanche se gli acquisti fossero obbligati a passare da una Centrale di Acquisto. Il GPP risponde a obiettivi più generali: all’esigenza di una conversione ecologica e sociale dell’economia e di una riduzione dell’uso delle risorse naturali, rifiuti e gas climalteranti. I Criteri, dopo la redazione, devono essere conosciuti e poi attuati. L’attuazione è la parte più complessa e debole in questo momento.

Si dà per scontato che, essendo pubblicati in Gazzetta Ufficiale, i responsabili dei procedimenti di acquisto degli enti ne vengano a conoscenza ed inizino ad attuarli. Alle regioni è affidato il compito di informazione e formazione, proprio per incentivare l’utilizzo del GPP, che però, in questo momento, non è obbligatorio. Non c’è un meccanismo sanzionatorio o di definizione di obiettivi che poi potrebbero essere verificati.

Mentre alcuni livelli amministrativi sono più virtuosi, come le province e le regioni, e penso anche al caso della Regione Sardegna (v. pag. 63), si riscontra una maggiore difficoltà per i comuni, che sono spesso gravati da necessità ed emergenze locali, per cui pianificare il Green Public Procurement risulta difficoltoso. Inoltre, nei piccoli comuni non sempre ci sono al proprio interno le risorse per realizzare le scelte di GPP. Anche altri enti hanno difficoltà nell’attuazione, come i ministeri, le aziende sanitarie locali e le università.

Quest’anno il Forum CompraVerde sbarcherà a Roma, quali sono le novità?
Sì, quest’anno arriva a Roma, nell’ambito delle iniziative portate avanti dalla Giunta regionale del Lazio e della Giunta comunale per il Green Public Procurement.

La formula è molto precisa, con un misto di attività già strutturate nelle edizioni precedenti e alcune nuove iniziative: all’interno dell’Acquario Romano avremo innanzitutto un’area per i seminari e un’area per gli incontri. Inoltre, allestiremo uno spazio per i tavoli di filiera: sono uno strumento straordinario, già utilizzato in passato, per mettere a confronto gli attori di una specifica filiera, in modo che possano discutere su come migliorare la loro catena di fornitura dal punto di vista ambientale e sociale. A Milano l’anno passato abbiamo avuto un’esperienza significativa di tavolo di filiera organizzato sul noleggio dei mezzi per il trasporto dei rifiuti, che ha prodotto un lavoro utilissimo.

Inoltre, avremo uno spazio dedicato ai green job, denominato area REPLICA, che sta per Reti ed Esperienze e Professioni a Lavoro per l’Innovazione e le Competenze Ambientali, finalizzato a favorire la formazione di competenze e skill inerenti al miglioramento e all’innovazione per la conversione ambientale. Ci saranno poi due nuovi percorsi, per le istituzioni e per le start-up, che nasceranno in questa edizione del Forum e si estenderanno oltre la durata dell’evento.

Per approfondire:
Forum CompraVerde

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