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Luci e ombre della vendita di abitazioni a prezzo agevolato secondo Assoedilizia
Secondo il presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici la vendita agevolata di abitazioni espone l'acquirente ad un maggiore indebitamento per mutuo bancario e a diversi rischi
Vendita di abitazioni a prezzo agevolato? Il presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici ne spiega luci e ombre. “Gira l’idea che per le case nuove o ristrutturate messe in vendita potrebbero introdursi detrazioni fiscali nella misura del 20% del prezzo, a condizione che l’acquirente destini per 8 anni la casa alla locazione abitativa a canoni concordati. Una specie di legge Tupini del 1949 (l’esenzione venticinquennale dall’imposta fabbricati per le case affittate, insieme al piano Fanfani per le case popolari, permise di risolvere i problemi della ricostruzione postbellica e delle grandi migrazioni del secondo Dopoguerra) che, per invogliare gli investimenti, invece di agire sulla tassazione del reddito, agisce sulla riduzione del costo d’acquisto. Chissà, si pensa, che non si riesca a collocare qualcuna delle oltre 200 mila abitazioni che oggi costituiscono l’invenduto edilizio in mano ai costruttori”, sottolinea.
“Il meccanismo certamente permette a questi ultimi di vendere l’immobile al prezzo più alto, ma, al tempo stesso espone l’acquirente ad un maggiore indebitamento per mutuo bancario ed alla necessità di far fronte ad un maggior esborso di contante per la quota eccedente la copertura del mutuo stesso. Maggior costo dunque nell’immediato e semplice eventualità della detrazione, ove possibile. L’ancoraggio continuo al mito dei contratti agevolati, poi, è una palla al piede che il legislatore non riesce a scrollarsi di dosso, ad onta di qualsiasi ragione di buon senso: chi oggi investe ex novo in un immobile soggetto ad un regime che riproduce nella sostanza economica le logiche dell’equo canone, sia pure con il contentino dell’agevolazione fiscale? Immaginiamo dunque pacchetti di case in vendita con inquilino incorporato, magari ‘di comodo’”, precisa.
“Se poi non si riesce a locare o se nel corso del contratto agevolato, – conclude – la cui durata comunque è di 5 anni (mentre l’impegno resta per 8), si perde l’inquilino, se ne va anche la riduzione del prezzo d’acquisto. Resta inoltre da capire se questa agevolazione si applicherà solo alle persone fisiche, come avviene per le opere di ristrutturazione edilizia, o anche alle società, visto che queste ultime rimangono ormai come gli unici e scarsi investitori negli immobili”.
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