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Aria di crisi per l’eolico italiano
Solo 107 i MW di energia eolica installati in Italia nel 2014 e un calo del 76% rispetto al 2013. L’Anev lancia l’allarme al Governo
Photo: Pixabay
Aste deserte, esaurimento delle risorse incentivanti, offshore al palo: che l’eolico italiano se la passi male non è una novità. Già lo scorso ottobre, il presidente di Anev, Simone Togni, in un’intervista a Tekneco denunciava una situazione difficile, richiedendo tra l’altro «al più presto un intervento del ministero per stabilizzare il prossimo futuro delle rinnovabili non fotovoltaiche».
A tre mesi da quell’intervista, l’Anev «attende ancora l’intervento del Governo per salvare il settore», segnala in un comunicato che pare una dichiarazione dello stato di crisi dell’azienda eolica nazionale. Presentando i dati 2014 la prima notizia è che sono solo 107 i MW di energia eolica installati in Italia nel 2014 con un –76 % rispetto al 2013. Seconda notizia: si è passati da circa 37.000 occupati nel 2012, ai 34.000 nel 2013 e ai 30.000 del 2014. Un declino definito da Anev «ingiustificabile se riferito ad un settore che al 2020 ha un potenziale di oltre 67.000 occupati e che ha tutti i margini per crescere ancora e apportare benefici al nostro Paese, in termini di sviluppo e crescita economica, soprattutto nelle regioni meridionali dove c’è più carenza di lavoro».
Dati allarmanti che sanciscono, sempre a detta dell’Associazione nazionale Energia del vento «inevitabilmente il crollo di un’industria solida, con conseguenze drammatiche su occupazione e sviluppo».
I motivi di un calo così marcato sono da addebitarsi – afferma sempre Anev –ad interventi normativi penalizzanti per le aziende del settore, in particolare al sistema delle aste al ribasso per l’assegnazione degli incentivi. «Il tracollo dell’installato è infatti iniziato nel 2012, anno in cui è stato introdotto il nuovo sistema d’incentivazione, ripercuotendosi già sull’installato del 2013 pari a solo 450 MW, contro gli oltre 1200 MW del 2012. Tale situazione si riscontra solo in Italia, mentre nel resto del Mondo il settore eolico registra ogni anno tassi di crescita notevoli ed è riconosciuto come quello più maturo ed efficiente tra le tecnologie rinnovabili». Per conferma basta guardare, ad esempio, al recente rapporto di Bloomberg New Energy Finance sugli investimenti nelle fonti rinnovabili, date in generale aumento in tutto il mondo (tranne che in Italia, che registra un calo del 60%) e con l’eolico che segna un +11% per investimenti, assommanti a 99,5 miliardi di dollari.
L’Italia del vento è ferma, quindi. In attesa per la fine del 2014 della emanazione dei correttivi per le aste da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, afferma ancora Anev, evidenziando come il Decreto per la definizione dei contingenti 2016 – 2020 non sia stato ancora emanato.
Da qui partono le richieste al Governo di un «intervento tempestivo per salvare un’industria solida e matura e che vengano accolte le proposte già avanzate dal settore, come ad esempio quella di evitare il progressivo innalzamento dei livelli di sconto che renderà presumibilmente irrealizzabile gran parte degli impianti in graduatoria; rendere operativo il meccanismo di scorrimento della graduatoria prima dei 42 mesi attualmente previsti, che oggi ne rende impossibile l’applicazione, mentre basterebbe prevedere meccanismi di controllo dell’avanzamento delle realizzazioni e consentire l’uscita anticipata dalle graduatorie dei progetti irrealizzabili».
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L'autore
Andrea Ballocchi
Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
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