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Energia pulita

Un mare di energia anche per l’Italia

Nello Stretto di Messina il progetto Priamo mapperà siti dove sfruttare le correnti; nel Tirreno si prepara Rewec 3 per cogliere l’energia delle onde

Scritto da il 25 giugno 2012 alle 8:10 | 4 Commenti

Un mare di energia anche per l’Italia

Photo: wavenergy.it


L’energia dal mare produce… un mare di energia. Gioco di parole a parte, la fonte energetica marina nelle diverse applicazioni di utilizzo (energia dalle correnti, dal moto ondoso, dalle maree ecc.) offre opportunità significative e potenzialità notevoli: secondo le stime fatte dalla IEA (International Energy Agency), il potenziale teorico di energia dal mare è compreso tra i 20.000 e i 90.000 TWh/anno.
L’Italia potrebbe beneficiare di queste fonti energetiche rinnovabili e pulite e qualcosa già si sta muovendo in questa direzione.

Al via il progetto Priamo

Un esempio concreto è l’avvio del progetto Priamo (Pianificazione, ricerca e innovazione in un ambiente marino orientato). Finanziato dalla Commissione Europea e coordinato dal dipartimento di Biologia animale ed ecologia marina dell’Università di Messina, propone metodologie in grado di individuare l’idoneità potenziale di siti per l’installazione di turbine sottomarine.

Priamo ha identificato in Italia, in particolare nello Stretto di Messina, una delle aree ideali per le sue caratteristiche.
Già nello Stretto è attivo dal 2006 il progetto Enermar, primo prototipo di una turbina marina ad asse verticale denominata Kobold che sfrutta le correnti marine e che attualmente produce 25 kW di potenza massima.

Nel mar Tirreno c’è Rewec3

Se ci spostiamo a Formia (Latina), qui sarà prossimamente installato il sistema Rewec3 (acronimo di Resonant Wave Energy Converter) nella diga del nuovo porto turistico Marina di Cicerone. Si tratta, in sintesi, di un dispositivo che s’innesta in una diga foranea, a cassoni, che sfrutta l’energia ondosa. E che ha potenzialità davvero interessanti quanto a produzione di energia elettrica.

A quanto stima Felice Arena, docente di Costruzioni marittime presso l’Universita Mediterranea di Reggio Calabria e cofondatore della spin-off Wavenergy.it, insieme all’inventore della specifica tecnologia, il collega Paolo Boccotti, “un chilometro di installazioni di questo tipo potrebbe produrre circa 8.000 MWh ogni anno. È un dato realistico, non ottimistico”.
È lo stesso docente a illustrarci le caratteristiche di questa tecnologia, costituita da un cassone cellulare in cemento armato costruito in maniera particolare rispetto a uno tradizionale.

In estrema sintesi, il cassone è costituito da un condotto verticale interagente con il moto ondoso incidente mediante un’imboccatura superiore. Tale condotto è collegato ad una camera di assorbimento attraverso una luce di fondo. La camera di assorbimento è posta in contatto con l’atmosfera mediante un condotto nel quale è alloggiata una turbina: “il nostro progetto sfrutta l’energia delle onde marine. Il principio di funzionamento si basa sul principio della colonna di acqua oscillante: le onde producono l’oscillazione all’interno di una camera d’aria e la compressione e la decompressione di questo polmone d’aria consente di ottenere energia collegando questa camera d’aria all’atmosfera mediante un condotto all’interno del quale c’è una turbina specifica, detta di Wells, che ruota nello stesso verso quale che sia la direzione dell’aria”.

Progetti analoghi sono sviluppati un po’ in tutto il mondo in grande scala, dalla Scozia alla Norvegia alla Spagna, per l’Europa, fino ad arrivare in India e in Giappone.
Ma rimaniamo all’Italia: la tecnologia Rewec3 (detta anche U-Owc, dove Owc sta per Oscillating water column, ottimizzata con un tubo a U addizionale per sfruttare l’effetto di risonanza che amplifica l’effetto e il miglioramento della produzione di energia elettrica) promette davvero bene anche se attualmente solo sulla carta: come spiega Arena, “per ora si attende l’avvio dei lavori, prevendendo che alla fine del 2013 sia realizzato”.

Tuttavia, nel frattempo si stanno portando avanti altri importanti progetti: “a parte quello del porto turistico di Formia, nella diga di sopraflutto Marina di Cicerone, c’è quello nel porto di Salerno che deve avviare un prolungamento della diga esterna lunga 200 metri e che ha previsto di inserire i cassoni col dispositivo Rewec all’interno per produrre energia. Anche a Genova lo stesso Renzo Piano alcuni anni aveva previsto l’adozione del sistema Rewec e sono stati anche avviati contatti. C’è poi un’altra iniziativa che si sta sviluppando a Civitavecchia”.

Il principio su cui si basa Rewec è di per sé interessante, anche a livello economico: “il cassone Rewec 3, rispetto ai cassoni tradizionali, largamente utilizzati per la realizzazione di porti, assolve le stesse funzioni con il vantaggio di potere produrre energia elettrica con un limitato incremento dei costi”, spiega il docente dell’ateneo di Reggio Calabria.

Semplice nella forma, relativamente economica nell’investimento, capace di produrre una significativa quota di elettricità: che sia questa la nuova fonte rinnovabile ideale per una penisola qual è l’Italia?


Commenti

Ci sono 4 commenti.

  • silvia
    scrive il 25 giugno 2012 alle ore 13:54

    ..interessante!!!

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L'autore

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.


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