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TiSA peggio del TTIP, anche per energia e clima

Dopo TTIP e il CETA, Greenpeace scopre l'esistenza di un altro accordo il TiSA, molto segreto e molto pericoloso. A cominciare da energia e clima

Scritto da il 20 settembre 2016 alle 18:29 | 0 commenti

TiSA peggio del TTIP, anche per energia e clima

Non bastavano il TTIP e il CETA ora arriva anche anche TiSA. Ossia il TiSA (Trade in Service Agreement – Accordo sugli scambi di servizi) è già arrivato, ma non se ne sapeva nulla.

Greenpeace Olanda ha pubblicato sul sito www.tisa-leaks.org alcuni testi finora segreti e un’analisi del capitolo sull’energia relativi al negoziato che si tiene rigorosamente a porte chiuse del TiSA, mentre a Ginevra in concomitanza con il ventesimo round di negoziati su questo accordo, alcuni militanti dell’associazione ambientalista hanno aperto uno striscione con la scritta “Don’t trade away our planet” (Non svendete il nostro Pianeta).

I negoziati, rigorosamente segreti, sul TiSA procedono da tre anni, ossia dal 2013 tra Unione europea, Stati Uniti e altri 21 Paesi e l’accordo potrebbe arrivare entro la fine del 2016. E sembra essere peggio del TTIP visto che alcuni dei capitoli del trattato saranno soggetti a vincolo di riservatezza per un periodo di cinque anni anche dopo la definizione e la firma dei Paesi interessati. Insomma la parola d’ordine è: l’opinione pubblica non deve sapere. La nuova serie di documenti sui negoziati del TiSA, tra cui l’allegato sui servizi energetici, è secondo Greenpeace preoccupante. Secondo l’analisi fatta dall’associazione ambientalista dei testi, l’entrata in vigore del TiSA, oltre che essere un pericolo per la democrazia, andrebbe nella direzione opposta rispetto a ciò che si è deciso a fine2015 a Parigi, durante Cop 21. «Questi testi mostrano che il TiSA, al pari di altri accordi commerciali, contiene misure che legano le mani di quegli stessi politici che dovrebbero applicare l’accordo sul clima di Parigi», dice Federica Ferrario, della campagna Agricoltura e progetti speciali di Greenpeace Italia. Dall’analisi effettuata emerge che: negli anni a venire la transizione energetica dalle fonti fossili a quelle rinnovabili avrà necessariamente bisogno di una regolamentazione – quindi dell’accordo di Cop 21 –  del settore privato, ma con la clausola chiamata “standstill” (stasi delle liberalizzazioni) prevista dal TiSA questa operazione di regolamentazione risulterà difficile se non praticamente impossibile.

La cosiddetta clausola “ratchet” (il divieto a reintrodurre barriere commerciali) implicherebbe che i servizi vitali come l’energia, l’acqua potabile e l’istruzione, se liberalizzati, non potrebbero piú essere rinazionalizzati. E tutto ciò indipendentemente dalla volontà degli elettori. Quindi una sorta di senso unico con il quale questi servizi fondamentali sarebbero sempre orientati in linea prioritaria verso la produzione di profitti. Secondo Greenpeace le aziende private avrebbero voce nella stesura di nuovi regolamenti che andrebbero a influenzare i loro interessi. La capacità dei governi di garantire una efficace supervisione democratica dei processi di regolamentare sarebbe limitata, se non azzerata. Nessuna distinzione potrà essere fatta tra fonti energetiche meno impattanti e combustibili fossili piú nocivi, rendendo nella pratica impossibile una graduale eliminazione di quelle più dannose come il carbone, il petrolio estratto da sabbie bituminose e lo shale gas. Accordi commerciali come il TiSA porteranno a un aumento del commercio di combustibili fossili mentre il loro uso e commercio dovrebbero essere ridotti per rispettare gli accordi sul clima di Parigi e la tutela del Pianeta.

«Google e Facebook non dovrebbero stabilire le regole sulla privacy e le banche non dovrebbero autoregolamentarsi. Sapere che l’industria dei combustibili fossili potrebbe essere tra i protagonisti della redazione di policy ambientali è una contraddizione. Sarebbe come chiedere all’industria del tabacco di scrivere le norme sulla salute. Queste decisioni devono essere prese dai cittadini tramite i governi che hanno democraticamente eletto, non dalle aziende”, conclude Ferrario. Greenpeace chiede che le negoziazioni su TiSA e TTIP vengano immediatamente sospese e che non venga ratificato il CETA, il discusso e controverso accordo tra Ue e Canada. Anzichè minare le politiche a salvaguardia del clima, gli accordi commerciali dovrebbero essere progettati per migliorare le azioni in sua difesa. «È inaccettabile che accordi commerciali come TiSA, TTIP o CETA siano negoziati in segreto, e vadano a scapito di cittadini e ambiente. Invece di sacrificare la tutela dell’ambiente a beneficio delle grandi aziende, tutti i nuovi accordi commerciali devono focalizzarsi su trasparenza e lotta ai cambiamenti climatici», conclude Greenpeace.


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L'autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.


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