nuova frontiera
Lo shale gas per l’approvigionamento energetico
Gli Stati Uniti, ma anche la Cina e l’Europa, pronte a cogliere le opportunità date da questo gas naturale, contenuto nelle rocce scistose
Si aprono nuove strade per l’approvigionamento energetico. La svolta potrebbe arrivare dallo shale gas, un tipo di metano, contenuto in rocce scistose che si sono formate in centinaia di milioni di anni in aree del pianeta coperte da acqua superficiale. Dalla fratturazione di queste rocce, che sono poco permeabili, è possibile estrarre il gas.
Una direzione definita strategica anche dal sottosegretario allo Sviluppo Economico Stefano Saglia secondo cui nello sviluppo del mix elettrico, il gas, continuerà a svolgere un ruolo fondamentale. Da qui, l’importanza di questa tecnica in grado di produrre gas naturale non convenzionale.
L’America pioniera dello shale gas
Nonostante l’abbondanza sul pianeta di tale sedimenti, fino ad oggi, non era mai stato presa in considerazione l’idea di sfruttarli perché l’estrazione era troppo costosa.
La tecnica che ha reso economicamente sostenibile l’estrazione di questo gas consiste nello sparare ad alta pressione acqua con alcuni additivi chimici, in modo da frammentare la roccia e far uscire il gas. Gli Stati Uniti dispongono delle maggiori riserve. Attualmente sono in produzione tre grandi bacini in Texas, più altri minori, che già rappresentano circa il 15% del gas naturale prodotto in America. Grazie a questo inaspettato sviluppo tecnologico, gli Stati Uniti hanno potuto ridurre le importazioni di gas dalla Russia e puntare sullo shale gas che dovrebbe raggiungere il 50% della produzione totale interna già nel 2020. Segue la Cina, che sta per iniziare adesso le prime esplorazioni.
Una novità che potrebbe venire in aiuto anche dell’Europa, alle prese con i giacimenti del Mare del Nord in fase di esaurimento e fin troppo dipendente dal Cremlino. Ma anche l’Italia non sta a guardare: l’Eni ha infatti fatto partire recentemente due nuovi progetti per sfruttare il gas shale. Il primo in Polonia e il secondo in Algeria.
I potenziali rischi per l’ambiente
L’uso di questa tecnica, però, sembrerebbe comportare alcuni rischi per l’ambiente, come l’inquinamento delle falde acquifere. La modalità di estrazione consiste infatti, come già sottolineato, nello sparare ad alta pressione acqua con alcuni additivi chimici, in modo da frammentare la roccia e far uscire il gas. Una tecnica che però richiede attenzione alle acque utilizzate per l’estrazione che, a fine processo, risultano contaminate da idrocarburi e quindi necessitano di trattamenti speciali.
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L'autore
Luigi Dell'Olio
Luigi dell'Olio, giornalista pugliese free-lance, vive a Milano, dove si occupa di temi legati all'economia, alla tecnologia e alle energie rinnovabili.
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