energia verde
Rinnovabili, troppi ostacoli all’autoproduzione
Le associazioni ambientaliste denunciano le storture del sistema normativo italiano. Per le fonti pulite è in programma una festa nazionale il 26 ottobre
L’Italia delle rinnovabili si prepara a festeggiare, ma il clima più che di concordia e allegria pare essere molto combattivo. Legambiente, Greenpeace, Wwf, Kyoto Club e altre decine di altre organizzazioni hanno promosso la manifestazione ”L’Italia rinnovabile in festa”, in programma sabato 26 ottobre a Roma (Fori Imperiali), cogliendo l’occasione per ribadire quali sono i nodi che ostacolano nel Paese la piena affermazione delle fonti pulite, soprattutto nell’era post incentivi.
Il successo di queste tecnologie, in effetti, è stato incredibile: grazie allo sviluppo degli ultimi anni l’Italia può contare su oltre 600 mila impianti distribuiti, che permetteranno di coprire quest’anno circa un terzo (percentuale che comprende anche l’idroelettrico tradizionale) del fabbisogno elettrico nazionale.
Ma l’accusa degli ambientalisti è che qualcuno, ossia il Governo, voglia fermare questa rivoluzione per tornare a investire su carbone e trivellazioni di petrolio. «In particolare, si vuole impedire che anche in Italia sia possibile beneficiare dei vantaggi possibili attraverso l’autoproduzione da energie pulite. Gli ultimi Governi, con le scelte dei ministri Passera e Zanonato, hanno reso praticamente impossibili gli interventi necessari per l’autoproduzione: ossia poter scambiare energia con la rete elettrica (tanto produco con il mio impianto sul tetto, tanto prendo dalla rete, ossia il sistema di scambio sul posto), chiudendo le porte a qualsiasi richiesta nella direzione della riduzione dei consumi energetici attraverso autoproduzione, efficienza e sistemi di accumulo con batterie. Addirittura l’Autorità per l’energia da 5 anni rinvia l’approvazione delle regole per i sistemi di gestione di reti e utenze locali (Seu e Riu i nomi tecnici) che permetterebbero, come avviene in Germania, a Comuni, cooperative e aziende, di realizzare questo tipo di innovazioni. Ma non solo. La stessa Autorità per l’energia, in documenti pubblici, ha proposto di penalizzare questo tipo di soluzioni con oneri fiscali».
Al contrario, secondo il documento delle associazioni, il caso da seguire sarebbe quello di Prato allo Stelvio (Bolzano), dove grazie a una vecchia legge è consentito a una cooperativa di cittadini (che coinvolge anche il Comune e altre realtà locali), di gestire la produzione e la vendita ai soci dell’energia realizzata grazie a un mix di fonti rinnovabili, con un risparmio per le famiglie pari al 30% per l’elettricità e al 50% per il riscaldamento. Per seguire questo esempio, concludono gli ambientalisti, si dovrebbero aiutare tutte le forme di autoproduzione di energia elettrica e termica e i contratti di scambio e vendita diretta dell’energia prodotta da nuovi impianti rinnovabili, affrancando così il Paese dalle costose e inquinanti fonti fossili.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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giuseppe
scrive il 23 ottobre 2013 alle ore 15:23
questo articolo dimostra come in Italia non si vuole il cambiamento e si vogliono solo tasse, è chiaro che con il sistema delle batterie che si ricaricano durante il giorno un cittadino italiano è indipendente al 100% cosi' che da non fare nessun contratto con qualsiasi gestore, sicuramente avrebbe anche energia da vendere a un gestore e guadegnerebbe di piu' spendendo zero, ma ovviamente a tante vecchi marpioni della politica non sta bene tutto cio'.