Rinnovabili, sugli incentivi si fa strada la mediazione di Confindustria
Trova consensi la proposta di una riduzione graduale del sostegno pubblico. Tremonti: “Dopo il Giappone, occorrono gli eurobond per le rinnovabili”
Photo: Cortes de Cima
Le proteste di piazza delle associazioni impegnate sul fronte delle rinnovabili e delle banche finanziatrici. I contrasti interni a Confindustria. L’incidente nucleare in Giappone. Tre elementi che in pochi giorni hanno rimesso in discussione il decreto Romani sulle rinnovabili. La certezza di un taglio netto agli incentivi, in arrivo dal 1° giugno, ora vacilla seriamente.
L’incontro al ministero e i passi in avanti
Venerdì le parti in causa si sono riunite al ministero per lo Sviluppo Economico e i toni sono stati meno accesi rispetto al passato. Da parte dell’Esecutivo è emerso il desiderio di limitare i tagli e le associazioni ne hanno preso atto, in attesa di sviluppi. Intanto si fa strada la mediazione di Confindustria, tra le fautrici del decreto, ma anche divisa al suo interno, con Gifi e Piccola Industria che rappresentano molte aziende impegnate sul fronte delle rinnovabili. L’associazione degli industriali ha proposto un taglio progressivo, che partirebbe da luglio (-1% rispetto a oggi) per poi crescere nei mesi a seguire, arrivando a un -10% a fine anno. Nel biennio 2012-2013 ci sarebbe il taglio di un ulteriore 5% e così a seguire fino allo stop degli incentivi nel 2017. In questo modo l’impatto dei tagli sarà più limitato e gli operatori potrebbero attrezzarsi per tempo al nuovo scenario.
Verso eurobond per le rinnovabili?
Ma una riflessione è in corso nell’esecutivo anche per un’altra ragione. Il disastro giapponese ha rimesso in discussione la possibilità di un ritorno italiano al nucleare: in attesa del nucleare, cresce tra i ministri la consapevolezza che sarà dura convincere le Regione sul fronte dell’atomo. Ieri il ministro dell’Economia Tremonti ha parlato di un’Italia senza “il debito dell’atomo”, facendo riferimento alle conseguenze che l’incidente nipponico avrà su quei paesi che si sono dotati di centrali nucleari. La calamità naturale che ha colpito il Giappone rende più facile che si avvii una fase di riflessione sul tema energetico piuttosto che tutto continui come prima, ha aggiunto Tremonti. “Quello che è successo in Giappone – ha spiegato il ministro – pone una questione fondamentale che è quella energetica. È più difficile che tutto continui come prima, è più facile una fase di riflessione e di calcolo”. Tremonti ha avanzato l’ipotesi di emettere eurobond per finanziare lo sviluppo delle rinnovabili. Un’ipotesi che dovrà essere vagliata a livello comunitario, con modeste possibilità di successo. Ma l’apertura del ministro dell’Economia su questo fronte indica un probabile ritorno di interesse del Governo verso il settore.
Proiezioni post-terremoto
Gli analisti fanno i calcoli del nuovo scenario che si va prospettando a livello internazionale. Societe Generale ha stimato che, se lo spettro di Fukushima spingerà i governi a rinunciare (o a ridurre drasticamente) le politiche sul nucleare, le nuove installazioni per produrre energia da fonti rinnovabili crescerebbero del 22% rispetto allo scenario precedente al sisma. Intanto, la Cgil ha pubblicato uno studio in cui rileva che il taglio agli incentivi metterebbe in ginocchio centinaia di aziende e migliaia di posti di lavoro. Per altro, si colpirebbe l’unico settore in crescita, e non in recessione, del Mezzogiorno.
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L'autore
Luigi Dell'Olio
Luigi dell'Olio, giornalista pugliese free-lance, vive a Milano, dove si occupa di temi legati all'economia, alla tecnologia e alle energie rinnovabili.
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