Rinnovabili: operatori e associazioni in piazza contro il decreto
I tagli agli incentivi decisi dal Governo creano malumore nel mercato
Photo: USFWS Pacific Southwest Region
Si è aperta una giornata cruciale per il nuovo decreto sulle energie rinnovabili. Legambiente, Greenpeace, Wwf, Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Kyoto Club, Ises, Anev, Aper, Assoenergie futuro e Assosolare si sono dati appuntamento per un sit-in di protesta davanti alla sede del ministero per lo Sviluppo Economico. Nel mirino c’è la bozza di decreto sulle energie rinnovabili – il cui via libera è atteso per domani – che riduce il sostegno pubblico al settore.
I punti principali del Decreto
Rifacendosi alla direttiva europea 29/2008 sulla regolarizzazione e pianificazione dello sviluppo delle energie rinnovabili, il decreto che il Governo si appresta a varare contiene tre misure criticate dagli operatori e dalle associazioni di settore: stop agli incentivi previsti dal Conto Energia per il fotovoltaico dal 1 gennaio 2014 o una volta raggiunto l’obiettivo degli 8mila Megawatt installati
(sei volte in meno rispetto alla produzione di energia pulita della Germania). Una potenza a suo tempo ipotizzata per il 2020, ma che secondo i dati del Gestore dei servizi energetici verrà raggiunta in realtà nel giro dei prossimi mesi. Il secondo punto criticato riguarda il taglio del 30% per gli incentivi allo sviluppo dell’eolico: una mossa che, di fatto, riduce drasticamente l’attrattività del settore per le aziende. Una scelta motivata con la necessità di non far pesare troppo sui consumatori (attraverso l’aggravio in bolletta) lo sviluppo delle rinnovabili. Ma è proprio sull’entità di questo peso che le vedute dell’Esecutivo e degli operatori di settore si dividono, tanto che questi ultimi chiedevano di limitare il taglio al 15%. Infine è prevista l’introduzione del sistema di aste al ribasso per gli impianti oltre i cinque Megawatt: misura prevista per ridurre i costi del sistema, ma criticata da più parti per il rischio di creare un sistema permeabile alle infiltrazioni malavitose.
Posizione congiunta per gli operatori
Secondo Assosolare, Asso Energie Future e Grid Parity Project, “il vero obiettivo della norma in esame non è un sostegno di respiro alle fonti rinnovabili, una riduzione immediata e radicale dei costi della bolletta del fotovoltaico, a prescindere dagli effetti devastanti che questo comporta sull’imprenditoria e sull’occupazione del fotovoltaico. Di fatto un’immediata paralisi del settore”.
Le associazioni sottolineano, inoltre, che il blocco totale del settore avrebbe effetti negativi anche sull’occupazione: circa 120mila gli addetti nella filiera del fotovoltaico con il posto di lavoro a rischio ed effetti energetici negativi per oltre 160mila famiglie. Un settore, che in mancanza di revisioni normative, potrebbe produrre entro il 2020 altri 200mila posti di lavoro e un volume d’affari di oltre 50 miliardi di euro.
A questo proposito, ReFeel, operatore energetico integrato da fonte rinnovabile, sottolinea i vantaggi del fotovoltaico “che ha coperto in poco più di due anni una quota del fabbisogno di energia elettrica nazionale pari a circa il 3%: nessun’altra tecnologia energetica è in grado di raggiungere simili obiettivi in così breve tempo”. ReFeel fa notare, inoltre, che il fotovoltaico è la fonte energetica distribuita per eccellenza e proprio per questo ha consentito la creazione di decine di migliaia di posti di lavoro.
Ma il Governo non intende retrocedere
Il ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, ribatte però che “bisogna interrompere un meccanismo di incentivazione all’energia rinnovabile che è costato agli italiani 20 miliardi di euro tra il 2009 e il 2010”. E il titolare del dicastero dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, sottolinea che il Governo intende mantenere l’impegno assunto a livello europeo sulle rinnovabili. Nessuna marcia indietro dunque ma un adeguamento alla normativa in materia di incentivi con una loro progressiva riduzione. Secondo il ministro, inoltre, “la bolletta energetica degli italiani non è più elevata che altrove per gli incentivi alle rinnovabili. Gli incentivi per il solare pesano sulla bolletta meno che il Cip 6 ed il decomissioning (smantellamento delle centrali) nucleare. Andremo avanti con le rinnovabili e col nucleare. Non c’è contrapposizione”. Allineato alle posizioni governative l’amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, secondo cui il decreto sulle rinnovabili non influirà negativamente sul settore. “Non conosco il decreto nella sua interezza”, ha affermato Conti, “ma è interesse del paese continuare a sviluppare le rinnovabili in maniera intelligente, senza gravami eccessivi per i cittadini”.
Ma il settore paga allo Stato più di quanto incassa
Il comparto delle rinnovabili è l’unico nell’industria italiana in questi ultimi anni a essersi mostrato anticiclico. Secondo diverse stime, il fatturato 2010 del settore si attesta tra 25 e 40 miliardi di euro, quindi più del 2% del pil 2010. Inoltre, con il raggiungimento degli 8mila MW di potenza, le tasse annuali pagate dal settore ammonterebbero a circa due miliardi di euro, mentre quelle pagate dai soggetti responsabili degli impianti sarebbero di ulteriori 0,5 miliardi di euro, a fronte di costi previsti in bolletta per circa 3,7 miliardi di euro. A conti fatti, quindi, lo Stato incassa più di quanto sborsa: un bilancio destinato a migliorare ulteriormente se si considerano le multe evitate per le minori emissioni di Co2.
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L'autore
Luigi Dell'Olio
Luigi dell'Olio, giornalista pugliese free-lance, vive a Milano, dove si occupa di temi legati all'economia, alla tecnologia e alle energie rinnovabili.
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DOMENICO CARDARELLI
scrive il 02 marzo 2011 alle ore 10:39
Sono completamente d'accordo , si devono evitare gli investimenti speculativi su grandi estensioni di terreno. si devono incentivare solo gli scambi sul posto.
Lorenz
scrive il 04 marzo 2011 alle ore 12:23
Sono completamente d’accordo , si devono evitare gli investimenti speculativi su grandi estensioni di terreno. si devono incentivare solo gli scambi sul posto, ma ai clienti che non andranno in esercizio entro il 31 maggio e per questi due mesi cosa comunico??????? Siamo nell'incertezza ed a un congelamento TOTALE!!!!!!
Luigi Dell'Olio
scrive il 04 marzo 2011 alle ore 17:43
l'incertezza prodotta da questa decisione è senza dubbio la situazione peggiore per gli operatori del mercato
DOMENICO CARDARELLI
scrive il 05 marzo 2011 alle ore 15:01
Si è una brutta situazione per gli speculatori di fonti rinnovabili , ma una buona occasione per i veri imprenditori di efficentamento energetico che si potranno occupare di impianti con scambio sul posto e riqualificazioni inpiantische per ridurre i consumi. Dove hanno contato tutti questi addetti nella filiera del fotovoltaico non si sa , ma si sa che la maggior parte degli occupati lo sono per poco tempo e molto precari. I tecnici che si occupano di manutenzioni specialistiche e specialmente degli investitori stranieri vengono dalla Grmania Olanda e Spagna , agli Italiani restano le briciole e il rincaro sulla bolletta. Se si fa solo scambio sul posto si produce dove si consuma e non si mette in crisi la rete. Speriamo che questo decreto vada sino in fondo , e poco importa che a reclamare siano gli stranieri che venderanno meno pannelli nel nostro paese.