Energia da biomasse
Pellet, Aiel promuove una petizione
L'Aiel lancia una petizione online per chiedere una modifica dell'aumento al 22% dell'Iva sul pellet
La vicenda pellet continua a tenere banco: infatti, nonostante le timide aperture dell’Esecutivo, ad oggi non è stata introdotta nessuna modifica concreta al contestatissimo aumento dell’Iva al 22%. Tutto questo ha spinto la principale associazione di categoria a lanciare una petizione on line, in cui tra l’altro si fa il punto su questa complicata vicenda. “Le aliquote IVA agevolate del 4 e del 10% hanno la finalità di tenere bassi i prezzi di alcuni generi considerati molto importanti o di prima necessità. L’aliquota IVA del 4% si applica ai cibi come pane, pasta, olio, latte e riso, oltre a oggetti di uso comune. Al 10% invece sono tassati beni e servizi come la fornitura dell’elettricità, la carne e il pesce e i combustibili legnosi. Tutti tranne uno, il pellet”. Con questa scelta, l’Italia è diventata uno dei Paesi europei che applicano l’aliquota più elevata per questo biocombustibile, cosa che potrebbe disincentivarne l’utilizzo. Non a caso, a livello territoriale, cominciano ad arrivare le prime notizie di un decremento dei consumi da parte degli utenti. L’aumento dell’IVA sul pellet si traduce in un aumento medio della spesa per il riscaldamento pari a 50 euro a famiglia; incremento che può superare i 150-200 euro nel caso in cui il pellet sia impiegato in caldaie per il riscaldamento centralizzato. Questi dati sono stati calcolati sulla base dei consumi medi dichiarati dalla famiglie italiane, pari a 1,5 t/anno.
Inoltre, Aiel lancia l’allarme sulle possibili conseguenze negative sul fronte della produzione e della distribuzione del pellet sia su quello di produzione dei sistemi di riscaldamento. Il settore del pellet è infatti particolarmente significativo per l’industria italiana, con oltre 42.000 unità lavorative impiegate stabilmente, di cui oltre 20.000 direttamente nella produzione e distribuzione del biocombustibile. La sola produzione di pellet ha una ricaduta occupazionale pari a 8,3 unità lavorative per milione di euro fatturato, contro 0,5 per i derivati dalla raffinazione del petrolio. Inoltre, l’incidenza del valore aggiunto della produzione di pellet è 7 volte superiore rispetto a quello derivante della raffinazione del petrolio. Basteranno queste argomentazioni a convincere il Governo alla retromarcia?
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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