Fonti naturali
Obiettivo geotermia negli scavi dei Campi Flegrei
E' partito un progetto di ricerca scientifica guidato dall'Ingv che potrebbe favorire nel futuro lo sfruttamento di questa risorsa rinnovabile
Nei giorni scorsi è partito, non senza polemiche, un progetto scientifico che potrebbe avere un impatto significativo sul futuro energetico del Sud Italia: sono infatti iniziate le esplorazioni previste nell’ambito del “Campi Flegrei Deep drilling project”, che prevede l’esplorazione della caldera dei Campi Flegrei, una formazione geologica a pochi chilometri ad ovest di Napoli, che si è formata nel corso di migliaia di anni dopo il crollo di numerosi vulcani.
In questa prima fase i ricercatori stanno realizzando il primo pozzo previsto dal progetto, profondo 500 metri, con un costo di circa 500.000 euro. Fra circa due anni si prevede di realizzare un secondo pozzo, profondo 3.500 metri.
L’obiettivo principale è quello di studiare il fenomeno del graduale sollevamento della superficie terrestre osservato negli anni ai Campi Flegrei, noto come bradisismo. Ma nessuno nasconde che le scoperte scientifiche derivanti da questa iniziativa potrebbero creare le premesse per lo sfruttamento delle risorse geotermiche, potenzialmente molto significative nelle aree del Tirreno meridionale.
L’Ingv(Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), che presiede il progetto di scavo, ha promosso nei mesi scorsi una serie di convegni allo scopo di mostrare che «la geotermia, con le attuali tecnologie, è una fonte energetica estremamente versatile, che si presta alla cogenerazione elettrica e termica su una larghissima scala di dimensioni d’impianto, dalle centinaia di kW alle centinaia di MW di potenza, con impatto ambientale estremamente basso. L’estrema adattabilità della taglia degli impianti, insieme al trascurabile impatto ambientale ottenibile utilizzando tecnologie di re-iniezione completa in falda dei fluidi geotermici dopo il loro utilizzo, rende la geotermia moderna inseribile anche in aree altamente urbanizzate, quali sono quelle del margine Tirrenico centro-meridionale, dalla Toscana alla Sicilia. Queste aree, caratterizzate da vulcanismo attivo o spento, hanno enormi risorse geotermiche, che possono essere utilizzate in modo ideale con un nuovo concetto di produzione energetica che prevede impianti di taglia medio – piccola diffusi sul territorio, in alternativa al modello attuale Italiano di grandi impianti concentrati in poche aree».
Gli scavi hanno scatenato la reazione allarmata di molti cittadini napoletani, preoccupati delle possibili conseguenze catastrofiche dell’alterazione dello Stato del Vulcano. Secondo Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, però, «non c’è alcun motivo di allarme ma, anzi credo, sia un fatto positivo. Non dimentichiamo che abbiamo una grande risorsa nella nostra città che è la geotermia, dalla quale si può trarre energia e tanto sviluppo sostenibile».
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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