Fonti pulite
Minieolico, la spinta viene dalla Basilicata
L'associazione di categoria Assieme rileva che le normative favorevoli di questa Regione dovrebbero favorire una netta crescita degli aerogeneratori di piccola taglia nel 2013
L’eolico di taglia ridotta sta conoscendo un vero e proprio boom in Italia, grazie soprattutto alla spinta della Basilicata: lo rilevano i numeri diffusi dall’associazione di categoria Assieme, che fanno riferimento ai dati ufficiali del Gse. Il punto di partenza è ovviamente la definizione, non sempre chiara, di che cosa sia il minieolico: si tratta di aerogeneratori per la produzione di energia elettrica di taglia più ridotta rispetto a quello tradizionali (a livello internazionale si fa riferimento a una capacità compresa fra 1 e 200 kW).
Questi impianti in Italia, alla fine del 2011, avevano una potenza di circa 11.000 kW. Già nel 2012 si è potuto assistere a un buon sviluppo, tanto che, stima Assieme, la potenza minieolica (questa volta conteggiata sotto i 250 kW) incentivata in Italia era di circa 18.232 kW, a cui devono aggiungersi almeno altri 500-1000 kW di impianti connessi in semplice scambio sul posto e ad isola. La Puglia poteva contare alla fine dello scorso anno su 6.843 kW, seguita dalla Basilicata (4462 kW); quest’ultima aveva contato su un vero e proprio boom soprattutto nella fascia medio alta oltre i 60 kW, dovuto all’effetto di una serie di politiche regionali molto favorevoli al minieolico.
Nel 2013, secondo le stime dell’associazione di categoria basate sugli impianti eolici ufficialmente accettati a registro, la corsa del minieolico dovrebbe essere ancora più sostenuta, con oltre 58.000 sotto i 250 kW. Ancora più clamoroso rispetto al 2012 è il risultato della Basilicata, che di fatto ha monopolizzato tutto il registro, con circa 40.009 kW. A seguire, molto distanziate, ci sono Sardegna (6948 kW) e Calabria (5.983 kW).
Non tutti gli impianti ammessi al registro, probabilmente, finiranno per essere allacciati alla rete e produrranno energia, però tutto lascia prevedere un ottimo sviluppo del minieolico nel corso dell’anno. A spingere verso lo sviluppo di questa tecnologia ci sono tutta una serie di ragioni: gli impianti di più piccola taglia (sotto i 60 kW) beneficiano dell’accesso diretto agli incentivi (senza passare cioè per meccanismi complicati come Registri e aste), che sono peraltro abbastanza remunerativi. Inoltre, in linea generale, il mini eolico può contare in Italia su una minore opposizione sociale rispetto agli aerogeneratori di taglia più grande.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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