Energia solare
L’Epia si schiera contro il protezionismo nel solare
La principale associazione di categoria del settore a livello europeo si è dichiarata a favore dei negoziati in corso nel Wto per la liberalizzazione dei beni ambientali
L’era del protezionismo nel solare potrebbe essere presto un ricordo. L’Epia, la principale associazione di categoria del fotovoltaico europeo si è infatti espressa nettamente a favore del libero scambio nel settore. Ma andiamo con ordine: l’industria solare europea, dopo il successo iniziale derivante dal primo boom del fotovoltaico, a partire dal 2010 ha pagato l’aggressiva concorrenza in termini di prezzo messa in atto dalle aziende asiatiche. Queste ultime, come è stato effettivamente accertato da un’indagine Ue, hanno rapidamente conquistato il dominio del mercato continentale e poi globale grazie anche a pratiche di dumping e aiuti di Stato.
Dopo una lunga querelle, nel 2013 la Ue ha varato una serie di dazi sull’importazione dei prodotti fotovoltaici, che appena un paio di mesi dopo sono stati superati dal famoso accordo sui prezzi minimi (che ha di fatto significato il raggiungimento di un compromesso con Pechino), il quale stabilisce per l’appunto che i pannelli cinesi non possano essere venduti sotto un certo livello di prezzo. Rispetto a questa contesa, però, ormai le cose risultano superate dai fatti: le imprese cinesi e asiatiche – dazi o non dazi – mantengono il predominio nella costruzione dei pannelli, in un mercato globale che è sempre più in mano asiatica.
In Europa, per sospingere definitivamente il fotovoltaico in una fase in cui gli incentivi sono sempre meno presenti, appare ormai necessaria un’ulteriore svolta tecnologica (e concorrenziale), che faciliti l’abbassamento dei prezzi e, di conseguenza, l’acquisto dei pannelli da parte degli utenti comuni (e non solo). Ecco perché l’Epia, che più che i costruttori di moduli rappresenta le aziende che hanno interesse a valle della filiera (installatori, proprietari impianti, ecc), si è espressa con favore nei confronto dei negoziati per la liberalizzazione del commercio di beni e servizi ambientali (categoria che ricomprende ovviamente anche il fotovoltaico). Secondo l’Epia la liberalizzazione degli scambi stimolerebbe la crescita del settore solare e “consentirebbe una riduzione del prezzo di beni ambientali, compresi i pannelli solari”, che a sua volta favorirebbe le opportunità di business in tutta la catena del valore. Per la prima volta l’associazione si esprime piuttosto chiaramente contro le misure antidumping, sostenendo che le “Tariffe punitive non sono nell’interesse dell’industria solare europea e non sono la strada giusta da percorrere per garantire la crescita del comparto solare”.
Tanto che l’Epia si spinge a suggerire la stipula di accordi bilaterali tra stati per superare i problemi ancora persistenti. Anche perché l’elettricità da solare potrebbe presto diventare mainstream, ma il protezionismo ne frena le potenzialità. Insomma, la discesa in campo dell’Epia segna un punto importante a favore degli oppositori dei dazi, ma quel che resta dell’industria solare europea è ancora intenzionato a dare battaglia, come avevamo documentato nei mesi scorsi.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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