Statistiche
L’eolico europeo è un affare anglo-tedesco
Nel Vecchio Continente nel 2014 le nuove installazioni hanno sfiorato quota 12 GW. Ma sono prevalentemente concentrate in Germania e Regno Unito
L’eolico in Europa continua la sua avanzata, in buona parte però per merito della Germania. È questo quanto si può dedurre dai dati appena rilasciati dall’Ewea, la principale associazione di categoria a livello europeo. Lo scorso anno sono stati installati nel Vecchio Continente quasi 11,8 GW di impianti alimentati con l’energia del vento, per una crescita del +3,8% rispetto al 2013. Ben 5,3 GW (il 45% del totale)sono però per l’appunto stati messi in funzione sul territorio tedesco, mentre più limitata è stata l’avanzata negli altri Paesi: la Gran Bretagna ha aggiunto 1,7 GW, la Svezia un altro GW, così come la Francia.Al palo, come abbiamo scritto di recente, c’è l’Italia, che non è andata molto oltre i 100 MW, ma anche in Spagna (storicamente uno dei mercati più vivaci per l’eolico) le installazioni sono state praticamente zero.
L’ eolico marino, da anni invocato come la vera tecnologia capace di far fare il salto di qualità al settore, sembra ancora faticare: soltanto il 12,6% delle nuove installazioni europee sono state realizzate in mare, sebbene esistano progetti per decine di GW. Si tratta dunque di appena 1,5 GW, per un -5,3% rispetto al 2013. Il risultato finale è che, alla fine dello scorso anno, in Europa erano funzionanti circa 129 GW di impianti eolici, di cui poco più di 8 marini.
Come spesso capita quando ci si trova a parlare di questa tecnologia è difficile capire se con questi dati il bicchiere sia mezzo pieno o mezzo vuoto. Nel 2014 l’eolico europeo ha viaggiato più del fotovoltaico (fermo a 8 GW complessivi) e ha fatto decisamente meglio delle nuove installazioni a fonti tradizionali. Dunque, in un contesto di crisi economica come quello attuale, i risultati di pale e turbine non possono essere certo buttati via, considerato anche che la stima è che gli impianti continentali garantiscano circa il 10% del fabbisogno elettrico europeo. Però la concentrazione del settore in poche nazioni chiave (Germania, Uk e Regno Unito) non rappresenta certo un segnale positivo, anche perché l’Ewea è convinta che il fenomeno proseguirà anche nel 2015.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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