Le zone montane e le biomasse da lignosi
I dettagli di un progetto innovativo a livello internazionale
Negli ultimi anni mi è capitato di osservare e analizzare alcune realtà italiane, aree che per molto tempo sono state vive e abitate e che oggi sono “vittime” di un progressivo degrado. Parlo in particolare delle zone a ridosso delle Alpi, dove convivono realtà montane e pianeggianti. Sino a metà del Novecento queste aree vivevano di un perfetto equilibrio tra uomo e ambiente e il bilanciamento sociale ed economico era mantenuto. L’irruzione del sistema capitalistico e industriale, dopo la seconda guerra mondiale, ha sconvolto questi rapporti e ha alterato il secolare sistema tra pianura e montagna. Inoltre, lo spopolamento ha distrutto le comunità autoctone e lo splendido rapporto tra montagna e pianura, decretando vincente un’economia di reddito che ha avvantaggiato le aree di pianura, pronte da coltivare, facilmente percorribili, avvantaggiate dal punto di vista climatico e che richiedono minori costi di adattamento.
Il recupero dell’ecosistema
L’inarrestabile degrado causato a seguito dell’assenza dell’uomo in queste zone ha fatto crollare l’intero ecosistema costruito da decine di generazioni, trasformando il territorio in foresta selvaggia. Oggi però tutto questo potrebbe rappresentare una fonte di sostentamento che, sfruttata in modo corretto, ristabilirebbe certi equilibri. La pulizia dei boschi, la sistematica cura delle superfici pascolative, la cura del verde, la messa in sicurezza degli alveoli dei fiumi, il recupero sistematico dell’acqua costituiscono un possibile avvio di un’economia articolata sulla difesa dell’ambiente e la sua conservazione. Alcuni elementi naturali presenti in queste aree rappresentano infatti una potenziale fonte sicura di energia rinnovabile. Dopo anni di esperienza nel settore posso affermare che le forme di energia ricavate attraverso azioni di pieno rispetto dell’ambiente sono possibili e garantiscono una significativa resa per il futuro. Le montagne sono un luogo privilegiato per attuare questa strategia: l’abbandono e l’incuria hanno generato una quantità enorme di materiale pronto per essere utilizzato per produrre energia. Pulire boschi, prati, campi e creare aziende innovative sul territorio, recuperando i rustici e/o i terreni abbandonati: questo è un punto di partenza.
Il rilancio
Parlo di aziende che si dedicano all’idroelettrico e legnosi, dove l’uomo interagisce con l’ambiente più aspro, e all’allevamento bovino, avicolo, ovo caprino, equino e suino, tutti del tipo “brado”, con contratti a valle con la piccola e grande distribuzione per la vendita dei prodotti. Alla filiera del legno, attualmente, manca però un anello importante: c’è la volontà degli investitori, c’è la volontà delle imprese di realizzare gli impianti, c’è la volontà delle comunità locali di creare nuove aziende innovatrici; manca però l’intervento dello Stato, che copra parte dei costi della materia prima, al momento ancora troppo dispendiosa. Senza il contributo dello Stato questa nuova forma di impresa stenterà a imporsi. Nell’ambito di questo ambizioso progetto, lo Stato dovrebbe avere il coraggio di fare una grande rivoluzione, per mettere mano finalmente al catasto dei terreni, acquisendo i beni non coltivati, né curati e in pieno stato di abbandono. Fatto questo, la destinazione dei terreni sarebbe rivolta alle aziende desiderose di installarsi in montagna per una moderna conduzione, garantendo così il controllo dei bacini imbriferi, anche con la costruzione di piccole dighe che ne consentirebbero irrigazione continua e gestione delle nuove e violente precipitazioni meteorologiche,
Cultura d’impresa e impegno ambientale
La mia personale opinione è che questo progetto debba partire da un cosciente e rispettoso rapporto con l’ambiente, sviluppando una cultura d’impresa, non vista con l’occhio dello speculatore ma attraverso il giusto equilibrio tra sensibilità ambientale-culturale ed economica; in poche parole, diminuire le difficoltà e mettere a disposizione i lotti muniti di licenza; il tutto con una durata di novant’anni, riscattabile con prelazione. Molte sono le realtà che oggi possono essere ripopolate e rivissute con queste concessioni. Auguriamoci che, con le mie o altre proposte analoghe, diventino spunto e realtà per costruire un efficace sistema, dove l’uomo ritorni a vivere in sintonia con l’ambiente circostante fatto di pascoli, boschi, campi e piccole imprese del rinnovabile. Lo Stato deve dare un contributo in questa direzione (licenze, concessioni veloci, sgravi fiscali, convenzioni commerciali a valle con la distribuzione, strade, ripetitori telefonici e televisivi, reti informatiche); non si richiede denaro, ma la libertà di lavorare per recuperare i monti, riducendo così i problemi a valle. In tal modo, il numero di forestali si andrebbe a ridurre a vantaggio di famiglie e imprese che non graverebbero sullo stato, pagherebbero le tasse, presidierebbero il territorio, preservando la sostenibilità uomo-ambiente.
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L'autore
Antonio Bertolotto
Antonio Bertolotto è il fondatore di Marcopolo Engineering. Nella sua attività si dedica alla costruzione e gestione di impianti di valorizzazione dei rifiuti con produzione di energia e fertilizzanti, fino a inaugurare nel 2010 il primo impianto al mondo di valorizzazione delle biomasse zootecniche di filiera a ciclo chiuso a Vignolo (Cuneo).
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Emanuele
scrive il 04 gennaio 2012 alle ore 17:49
La crisi ? Manca il lavoro? ci lamentiamo che il lavoro non si trova?Se la crisi perdurerà ....avremo fame!! Provate a cercare qualcuno che voglia lavorare la terra completamente abbandonata da anni? Da queste terre oggi trascurate potrebbe nascere una economi nuova solo se le amministrazioni comunali , provinciali e ovviamente lo stato lo volessero.Incentivare la forma di agricoltura più adatta a singoli territori potrebbe risolvere vari problem;lavoro,produzione agricola ,pulizia ,ecologia, con un blocco del degrado ambientale causato propio dalla mancata gestione del territorio;tutti gli anni assistiamo alle devastazioni del fuoco e delle pioggie.Penso che questa crisi che sta per investirci nel 2012 sarà portatrice di idee e sentimenti capaci di modificare (è un augurio) molte delle nostre convinzioni attuali. Approvo in pieno quanto scritto da Antonio Bertolotto Emanuele