rinnovabili e ricerca
La geotermia si muove verso il futuro
Negli Usa il Dipartimento dell’Energia investe sul sistema EGS ed Enel Green Power stringe un accordo per studiare l’integrazione tra geotermia e altre rinnovabili
Photo: Wikipedia
La scommessa per lo sviluppo futuro della geotermia passa attraverso i sistemi geotermici non convenzionali. Ci credono negli USA, che puntano decisi all’indipendenza energetica non solo grazie al contributo dello shale gas. Il Dipartimento dell’Energia americano (Doe), infatti, ha annunciato l’investimento di 31 milioni di dollari nella tecnologia EGS (Enhanced Geothermal System, “Sistemi geotermici migliorati”), o più precisamente, all’avvio del Frontier Observatory for Research in Geothermal Energy (FORGE), un laboratorio di ricerca d’avanguardia sui sistemi geotermici avanzati, di cui l’EGS è il gruppo più ampio e sui cui si concentra la ricerca geotermica internazionale.
Ed è proprio sul ruolo della ricerca che si punta per sviluppare le potenzialità di questo sistema. Come segnala il Cosvig (Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche), “buona parte della ricerca in EGS è tesa a trovare il modo migliore di fratturare la roccia in profondità e creare un collegamento idraulico tra due pozzi mantenendo un circuito chiuso”. Dalla sua parte, l’EGS utilizza il calore della crosta terrestre per generare elettricità, quindi mentre i sistemi “classici” sfruttano le risorse idrotermali tradizionali, situate in prossimità della superficie, la tecnologia EGS riproduce artificialmente le condizioni di tali serbatoi, perforando dai 3 ai 10 km di profondità gli strati rocciosi ad alte temperature, impermeabili a causa della compressione esercitata dalla massa delle rocce sovrastanti. “L’utilizzo delle tecnologie EGS potrebbe dunque fornire grandi quantità di risorse energetiche per la produzione di energia elettrica: secondo il Dipartimento di energia statunitense, a lungo termine, l’EGS potrebbe fornire risorse energetiche nell’ordine dei 100 GW, equivalente al fabbisogno di 100 milioni di abitazioni”, evidenzia lo stesso Cosvig.
In Italia, come del resto in generale, siamo ancora alla fase sperimentale, ma il nostro Paese ha una tradizione storica nella geotermia. Una tradizione fatta di eccellenza e di autentica innovazione, come dimostra il caso dell’impianto ibrido realizzato da Enel Green Power (EGP) sempre negli Stati Uniti ma di proprietà italiana, di Stillwater, in Nevada. La società del gruppo Enel, insieme a National Renewable Energy Laboratory e Idaho National Laboratory, sotto la supervisione del U.S. Department of Energy Geothermal Technologies Office, proprio di recente ha siglato un accordo di Cooperative Research and Development Agreement il cui obiettivo è di esplorare il potenziale dell’impianto geotermico e solare, il primo al mondo – spiega Enel – in grado di riunire nello stesso sito la capacità di generazione continua della geotermia a ciclo binario a media entalpia con il solare fotovoltaico e il solare termodinamico. Si studierà l’integrazione del geotermico con la concentrazione solare per la generazione di energia elettrica: una ricerca mirata a “esplorare e quantificare i potenziali benefici di diverse strategie operative e schemi di integrazione, con l’obiettivo di aprire le porte allo sviluppo di nuovi impianti ibridi da energie rinnovabili”, sottolinea il colosso elettrico italiano.
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L'autore
Andrea Ballocchi
Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
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