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La chimica verde, va al mare
Un progetto europeo punta a usare le alghe su larga scala per ottenere materie prime e biocarburanti grazie alla chimica verde. La tecnologia c'è, ora bisogna abbattere i costi
La chimica verde si sposta in mare. È questa la logica del nuovo progetto, finanziato dall’Unione Europea, per sviluppare una bioraffineria di microalghe che utilizza acque saline non potabili. Il progetto di chiama D-Factory (The micro algae biorefinery) e dovrebbe, nei prossimi due anni, arrivare a definire un prototipo di bioraffineria funzionante per produrre prodotti nutrizionali e farmaceutici, proteine e materie prime da fonti biologiche e rinnovabili. Gli scienziati raggruppati nel consorzio del progetto stanno, infatti, cercando di fissare un parametro di riferimento globale per una bioraffineria sostenibile che utilizzi biomassa dalla microalga Dunaliella salina, in grado di crescere nell’acqua dei mari, in maniera più estesa rispetto a qualsiasi altra microalga, occupando centinaia di ettari.
La Dunaliella è una microalga che cresce in tuttle acque marine del pianeta, catturando la CO2, con effetti positivi quindi sui cambiamenti climatici e sfruttando l’energia solare. La coltivazione, quindi, è rinnovabile a tutti gli effetti, mentre la raffinazione e separazione dei vari elementi ottenibili potrebbe diventarlo se si utilizzano fonti rinnovabili, chiudendo così il ciclo in maniera sostenibile. Nella fase sperimentale le cellule di Dunaliella a densità elevata saranno coltivate in vasche comunicanti con fotobioreattori, e poi raccolte con grande delicatezza per non rovinarne le caratteristiche utilizzando tecnologie a piastre a spirale e a membrana. Si tratta di una gamma di tecnologie sperimentali di lavorazione che sono state attentamente selezionate, saranno integrate e ottimizzate utilizzando sofisticate tecniche di modellizzazione e così i materiali ottenuti saranno vagliati e formulati per la produzione di una nuova serie di prodotti.
«Se riusciamo a realizzare una bioraffineria per le alghe che sia un’opzione valida sotto al fronte commerciale, potremmo avviare un nuovo settore industriale basato su una materia prima sostenibile. – ha detto il professor Pat Harvey, capo progetto di D-Factory - A livello scientifico la tecnologia è disponibile, ma il lavoro da fare è sui costi che oggi sono troppo alti».
L’alga produce in modo naturale carotenoidi e altri composti di alto valore commerciale come sostanze bioattive, emulsionanti, polimeri e glicerolo e la bioraffineria D-Factory tratterà l’alga affinché produca questi prodotti in diverse proporzioni prima della loro estrazione e preparazione per rispondere alle esigenze del mercato. Il progetto coinvolge tredici partners da otto paesi europei, tra i quali l’Italia, quali: due università, sette aziende di grandi dimensioni e Pmi e quattro centri di ricerca. Il progetto, che è stato finanziato dall’Unione Europea con dieci milioni di euro, si pone anche un obbiettivo sul fronte dei carburanti. Entro il 2020, infatti, i ricercatori desiderano arrivare a una modellizzazione per la raffinazione di biocarburanti dalle alghe che sia valida a livello commerciale.
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L'autore
Sergio Ferraris
Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.
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