L'intervista a Jacopo Fo
Jacopo Fo: la moratoria sulla geotermia toscana è un colpo di coda della vecchia energia
Il noto attivista e scrittore contesta la decisione assunta dalla Giunta Toscana e chiede invece di puntare su fonti come la geotermia a impatto zero
In Toscana, regione simbolo della geotermia, è arrivato nelle scorse settimane un provvedimento del tutto inatteso da parte della Giunta regionale. Ovvero l’adozione di una moratoria di sei mesi alle richieste per i permessi di ricerca sui nuovi modi di fare geotermia a “impatto zero” (aistemi a ciclo binario e a reiniezione totale di fluidi e gas). Una decisione, giustificata dalla Giunta con la necessità di rispettare quanto imposto dal piano energetico regionale, che ha fatto scattare la petizione “Smart italy, liberare le energie rinnovabili”, in cui si chiede il ripristino della certezza del diritto e la rinuncia a questa moratoria. Ne abbiamo parlato con lo scrittore e attivista ambientale Jacopo Fo, tra i primi firmatari dell’appello.
Chiariamo innanzitutto un aspetto. Cosa significa geotermia a impatto zero?
La geotermia ad alta entalpia, quella in cui cioè si va a intercettare dei punti del sottosuolo dove c’è un calore altissimo, a elevata profondità, comporta sicuramente la produzione di emissioni, potenzialmente pericolose, come hanno messo in evidenza alcune rilevazioni sul Monte Amiata. Esiste però una famiglia di sistemi che è del tutto passiva: se si scende nel terreno, già a partire da due metri di profondità, si ha infatti una temperatura diversa dalla superficie. È possibile sfruttare questo differenziale con impatto zero sul territorio. Ma anche sistemi più complessi, che vanno a profondità di alcune decine di metri, possono essere a impatto zero: sostanzialmente c’è dell’acqua che scende e sale, la struttura esterna è grande come un normale capannone industriale, con rumori decisamente inferiori a quelli di molte attività produttive. Si tratta, quindi, al massimo, di discutere dove collocare questi impianti, evitando le zone di pregio. Ma, comunque, non c’è nessuna emissione negativa e nociva.
Quali sono allora le cause che hanno poi innescato la moratoria della Regione Toscana?
Esiste un malinteso: secondo alcune associazioni ambientaliste siccome ci sono degli impianti che potenzialmente potrebbero fare male, siccome non ci fidiamo, allora bisogna vietare anche gli impianti piccoli. Ma non è un ragionamento serio: allora secondo questa logica andrebbero vietate le automobili perché purtroppo ci sono gli incidenti ai danni dei pedoni. Il punto è che oggi abbiamo davanti a noi problemi enormi legati alla produzione dell’energia, all’inquinamento da petrolio, che è la prima causa di morte nelle città europee. Dobbiamo dunque utilizzare in maniera avveduta tutti i modi che permettono di produrre energia elettrica in modo pulito.
Chi ha interesse alla moratoria?
Questa moratoria è un elemento di una campagna a livello nazionale che ha dell’incredibile: mentre il mondo va verso una rivoluzione energetica green, in questo momento l’Italia non solo non sta riuscendo ad andare avanti su questa strada ma c’è in atto un’operazione molto sofisticata di contenimento delle eco tecnologie. È una sorta di patteggiamento con quel mondo più legato al mondo delle energie tradizionali, che ha i suoi uomini dislocati nelle organizzazioni politiche e sindacali. Si tratta però di un colpo di coda, perché le energie rinnovabili hanno già vinto la partita sia in termini di cultura che di competitività economica.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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Carlo Innocenti
scrive il 16 febbraio 2015 alle ore 14:04
Anche personaggi come Jacopo Fo possono prendere delle grosse cantonate. La moratoria non riguarda i piccoli impianti di riscalmento geotermico fatti dai cittadini per i cittadini. La moratoria riguarda i progetti speculativi di grossi gruppi industriali a cui del riscaldamento cittadino non interessa un bel niente. Le centrali europee sono tutte costruite principalmente per teleriscaldare. Quelle dei progetti degli industriali italiani sono concepite per fare profitti producendo energia elettrica strapagata dallo stato con gli incentivi pagati dai cittadini. Tra i principali promotori della petizione infatti c'è Fabio Roggiolani che fa parte del gruppo industriale Graziella Green Power. Il colpo di coda del titolo è quello del finto ambientalismo che è stato smascherato. Saluti dai gruppi di acquisto della Valdelsa.
Fabio Roggiolani
scrive il 16 febbraio 2015 alle ore 15:32
Eccomi, inseguito dall' antigeotermico. Io dal momento che lotto per una idea e per un lavoro a cui credo sono rubricato tra i portatori di interessi. Jacopo Fo è un mio amico, insiema a molti altri realizziamo Ecoduturo per far conoscere le innovazioni che possono consentire a questo sciagurato paese di rinascere sotto il profilo economico ed ecologico. Ringrazio Tecneco per la bella intervista e approfitto per ribadire quanto si può vedere con vari filmati su Ecofuturo ovvero che esistono piccolissimi impianti da 3per 2 metri che fanno 100 kw elettrici e un Mw termico. Impianti collocabili dentro i condomini e che per molte aree del paese come Napoli e i Campi Flegrei, l'alto Lazio , la Toscana, la Sardegna e tutti i centri termali ad acqua calda possono fornire in autoconsumo energia rinnovabile e a impatto zero. Tecneco li conosce dato che li abbiamo scoperti direi insieme ad Ecomondo ed è stato per noi tutti una folgorazione. Vorrei davvero che potessimo parlarci senza offendere le intenzioni altrui, io con il sito Ecquologia mi occupo di moltissime innovazioni e lo faccio da sempre per passione, ho una vita che testimonia cosa faccio e perchè lo faccio. Se dico il falso mi si risponda magari con una foto su facebook che non rappresenti un quadro. Sarebbe per lo meno una cosa tra esseri umani concreti.
sauro secci
scrive il 16 febbraio 2015 alle ore 15:32
Una decisione che ha davvero dell'incredibile, quella della Regione Toscana, che fa fare un passo indietro di oltre 100 anni, fiaccando quella bellissima rete di imprese fatta di molti giovani nata intorno ad una forma di energia, oggi praticabile finalmente in maniera modulare e scalabile e pienamente compatibile rispetto al passato ed al presente in molti ambiti territoriali, anche diversi da quelli storici, proprio toscani in cui è nata ed finalmente in maniera molto simile a forme di energia come le nuove rinnovabili, fotovoltaico ed eolico che hanno innescato questa entusiasmante corsa verso un modello energetico finalmente distribuito, veramente più democratico e partecipativo. Mi sono occupato di energia ed ambiente per una vita (quasi 40 anni) e spiace davvero registrare tutto questo nella regione nella quale l'energia geotermoelettrica è nata a livello mondiale. Dico tutto questo con grande amarezza, da grande appassionato di ambiente ed energia oltre che da persona duramente colpita, proprio nella sua parte terminale del percorso lavorativo, dalla scure che si è accanita sulla parte "buona" delle rinnovabili. Un articolo che ho scritto sul mio blog sul tema https://figliodellafantasia.wordpress.com/2014/08/28/geotermia-2-0-da-dove-partire-in-italia-se-non-dalla-toscana/
Tekneco RedazioneWeb
scrive il 19 febbraio 2015 alle ore 09:15
Riceviamo e volentieri pubblichiamo: Geotermia elettrica, Jacopo Fo e il Colpo di Coda del Tecno-Messianismo by Casolenostra e Comitato Difensori della Toscana Sul sito old.tekneco.it è stata recentemente pubblicata un’intervista di Gianluigi Torchiani a Jacopo Fo. L’intervista si intitola “La moratoria sulla geotermia toscana è un colpo di coda della vecchia energia” ed è sottotitolata con le parole “Il noto attivista e scrittore contesta la decisione assunta dalla Giunta Toscana e chiede invece di puntare su fonti come la geotermia a impatto zero“. L’articolo merita un’analisi accurata, perché rappresenta un esempio di un modo di argomentare che arricchisce la casistica del Sole24Ore sul pensiero antiscientifico. In una discussione scientifica sarebbe utile evitare ogni forma di messianismo tecnologico, un pensiero che difficilmente può trovare adepti anche in un paese duramente colpito dal processo di descolarizzazione. In grassetto le frasi dell’articolo. In Toscana, regione simbolo della geotermia, è arrivato nelle scorse settimane un provvedimento del tutto inatteso da parte della Giunta regionale. Il provvedimento in realtà è del tutto inatteso solo per l’autore dell’articolo. Una raccolta di più 3000 firme per richiedere l’apposizione di vincoli paesaggistici a Casole d’Elsa, una petizione di 5000 firme per difendere il Masso delle Fanciulle dagli impianti industriali, un referendum in cui il 93% dei cittadini ha detto no al progetto Mensano di industrializzazione geotermica, i dati di inquinamento sull’Amiata sono evidentemente sfuggiti al giornalista. Per non parlare dell’incompatibilità degli impianti con il nuovo Piano Paesaggistico. Non sono sfuggiti però alla regione Toscana, che ha votato una pausa di riflessione per capire come riorganizzare le produzione di energia. Ovvero l’adozione di una moratoria di sei mesi alle richieste per i permessi di ricerca sui nuovi modi di fare geotermia a “impatto zero” (sistemi a ciclo binario e a reiniezione totale di fluidi e gas). Il “nuovo modo” di fare geotermia, risale in realtà al 1967, e la reiniezione totale di fluidi e l’impatto zero, che comunque è un problema tecnologico ancora aperto, non è l’unica caratteristica degli impianti a ciclo binario. Per fare un esempio, la centrale a ciclo binario che la Magma-Graziella indica come il modello da seguire, è stata appena multata dal Governo degli Stati Uniti per aver immesso nell’aria acido solfidrico. La geotermia a “impatto zero”, per il momento è sostanzialmente un’intenzione, una tecnologia che in Italia non è mai stata sperimentata. Ma questo l’articolo non lo dice. Una decisione, giustificata dalla Giunta con la necessità di rispettare quanto imposto dal piano energetico regionale, che ha fatto scattare la petizione “Smart italy, liberare le energie rinnovabili”, in cui si chiede il ripristino della certezza del diritto e la rinuncia a questa moratoria. Ne abbiamo parlato con lo scrittore e attivista ambientale Jacopo Fo, tra i primi firmatari dell’appello. La decisione della Regione Toscana non è stata giustificata dalla necessità di rispettare il PAER, ma piuttosto dalla necessità di integrare e coordinale il PAER con il nuovo Piano Paesaggistico: uno sviluppo della risorsa geotermica che sappia tener conto della sostenibilità ambientale dei territori. Anche questo non viene detto dall’estensore dell’articolo. Passiamo all’intervista a Jacopo Fo. Chiariamo innanzitutto un aspetto. Cosa significa geotermia a impatto zero? La geotermia ad alta entalpia, quella in cui cioè si va a intercettare dei punti del sottosuolo dove c’è un calore altissimo, a elevata profondità, comporta sicuramente la produzione di emissioni, potenzialmente pericolose, come hanno messo in evidenza alcune rilevazioni sul Monte Amiata. Jacopo Fo parla di una correlazione tra alta entalpia, emissioni pericolose ed alta profondità. Sorvoliamo sulla confusione tra entalpia e temperatura (la termodinamica sembra essere una battaglia perduta). Il Permesso di ricerca “Mensano”, uno di quelli difesi dallo scrittore, come si legge nella dichiarazione contenuta nella “Relazione tecnica al programma lavori e Progetto Preliminare” presentata da Magma Energy Italia S.r.l. nel 2010 all’atto dell’istanza di Permesso di ricerca (pag. 8), è relativo ad un sistema geotermico ad alta entalpia e temperature oltre i 150°C. L’ipotesi di sviluppo (successiva istanza di Concessione di Coltivazione) comporta la presenza di due potenziali livelli produttivi, rispettivamente, a profondità tra 1000-2000 m con temperatura attesa pari a 150 °C, a profondità tra 2800-3000 m con temperatura attesa pari a 200 °C. Curiosamente Jacopo Fo su questo punto sorvola. Non è quindi chiaro se una profondità tra 1000 e 3000 m (i pozzi dell’Amiata sono profondi 4500 m) sia un’elevata profondità, con emissioni potenzialmente pericolose o meno. Incomprensibile. Esiste però una famiglia di sistemi che è del tutto passiva: se si scende nel terreno, già a partire da due metri di profondità, si ha infatti una temperatura diversa dalla superficie. È possibile sfruttare questo differenziale con impatto zero sul territorio. Ma anche sistemi più complessi, che vanno a profondità di alcune decine di metri, possono essere a impatto zero: sostanzialmente c’è dell’acqua che scende e sale, la struttura esterna è grande come un normale capannone industriale, con rumori decisamente inferiori a quelli di molte attività produttive. Come si chiamano questi sistemi che vanno a profondità di poche decine di metri? Che ciclo termodinamico sfruttano? Quanta energia elettrica producono? Sono a impatto zero o “possono essere” a impatto zero? Dove sono state realizzate? Come funziona “l’acqua che scende e che sale”? Cosa significa “rumore inferiore a quello di molte attività produttive”? Quali attività, un’acciaieria, un aereoporto o una biblioteca? Jacopo Fo non lo dice, ci dobbiamo accontentare di “alcune attività produttive”. Si evince che esiste un normale capannone industriale con un pozzo di poche decine di metri, silenzioso e con “l’acqua che scende e sale” che produce energia elettrica. Ma allora perché le società geotermiche vogliono scavare quei pozzi profondi di migliaia di metri che secondo l’intervistato “comportano sicuramente emissioni potenzialmente pericolose”? E’ questo il modo di affrontare una discussione tecnologico-scientifica? Ma la scienza e la tecnologia non dovrebbero essere scettiche e sperimentali per definizione? Si tratta, quindi, al massimo, di discutere dove collocare questi impianti, evitando le zone di pregio. Ma, comunque, non c’è nessuna emissione negativa e nociva. Come al massimo? Dopo l’immenso lavoro del Piano Paesaggistico Toscano si tratta al minimo di stabilire dove collocare gli impianti. Ammesso che quella collocazione esista. E dopo quel minimo, bisogna misurare le emissioni, il rumore, l’inquinamento luminoso, la pericolosità dei fluidi utilizzati nel il ciclo di Rankine, l’impatto economico, l’analisi costi-benefici, il rendimento, l’impatto ambientale, quello occupazionale e molto, molto altro. E come si dimostra che “non c’è alcuna emissione negativa o nociva” senza uno straccio di dato, di esempio, senza un teorema, una pubblicazione scientifica, una dimostrazione un ragionamento? Ci dobbiamo credere per fede, per un principio di autorità o chi parla è in grado di dimostrare le proprie affermazioni? Non sarebbe piuttosto opportuno che tutte le affermazioni in merito fossero sostenute da dati e informazioni tratte da esperimenti riproducibili. Chi vuole può consultare l’evoluzione del rumore e delle emissioni di H2S per la centrale Puna, per avere un’idea. Quali sono allora le cause che hanno poi innescato la moratoria della Regione Toscana? Esiste un malinteso: secondo alcune associazioni ambientaliste siccome ci sono degli impianti che potenzialmente potrebbero fare male, siccome non ci fidiamo, allora bisogna vietare anche gli impianti piccoli. Ma non è un ragionamento serio: allora secondo questa logica andrebbero vietate le automobili perché purtroppo ci sono gli incidenti ai danni dei pedoni. In sostanza le associazioni ambientaliste si sono sbagliate (ancora la teoria degli gli utili idioti?): invece di entrare nel merito degli impianti, dicono di no perché pensano di riferirsi agli impianti che “potrebbero far male”. E’ incomprensibile che Jacopo Fo non citi neanche una delle centoundici (111) osservazioni presentate alla Regione Toscana dove vengono analizzati in ogni dettaglio tecnico e normativo i pozzi delle centrali delle quali lo scrittore prende le difese, senza alcun riferimento agli impianti che “potrebbero fare male”. E allora dov’è il malinteso? Il punto è che oggi abbiamo davanti a noi problemi enormi legati alla produzione dell’energia, all’inquinamento da petrolio, che è la prima causa di morte nelle città europee. Dobbiamo dunque utilizzare in maniera avveduta tutti i modi che permettono di produrre energia elettrica in modo pulito. Tutti i modi, dice Jacopo Fo. Però di questi “tutti” si sceglie solo quello che può accedere ai maggiori incentivi. Lo scrittore dimentica, per esempio, che a pochi chilometri da dove si vorrebbe costruire la Centrale di Mensano, c’è una centrale idrolettrica abbandonata che può produrre un quarto dell’energia della centrale. Nessuno degli imprenditori dell’energia se ne cura. Perché? Eppure eviterebbe i morti da petrolio quanto le centrali geotermiche. A impatto zero. Inoltre nella risposta non si parla neanche del risparmio energetico, che contabilizzato e incentivato nel modo opportuno, contribuirebbe al raggiungimento degli obiettivi del burden sharing. A impatto zero. Che cosa direbbe Jacopo Fo se i cittadini di Casole d’Elsa fossero in grado di “risparmiare” e quindi a tutti gli effetti “produrre” con il risparmio energetico i 4MW della centrale che vorrebbe fare Magma-Graziella? Bisogna farle lo stesso le centrali? Chi ha interesse alla moratoria? Questa moratoria è un elemento di una campagna a livello nazionale che ha dell’incredibile: mentre il mondo va verso una rivoluzione energetica green, in questo momento l’Italia non solo non sta riuscendo ad andare avanti su questa strada ma c’è in atto un’operazione molto sofisticata di contenimento delle eco tecnologie. È una sorta di patteggiamento con quel mondo più legato al mondo delle energie tradizionali, che ha i suoi uomini dislocati nelle organizzazioni politiche e sindacali. Si tratta però di un colpo di coda, perché le energie rinnovabili hanno già vinto la partita sia in termini di cultura che di competitività economica. Calma. Siamo quindi in presenza di un complotto? Che vuole dire altrimenti “un’operazione molto sofisticata di contenimento delle eco tecnologie”? Chi è il regista della sofisticata operazione? Con quali uomini dislocati nelle organizzazioni politiche e sindacali” sta patteggiando il Presidente Enrico Rossi? Perché Jacopo Fo non fa i nomi e cognomi e ci racconta tutti i dettagli della “sofisticata operazione” che coinvolge gli uomini dislocati? Alla fine dell’intervista si resta molto perplessi. Affermazioni senza un numero, senza un dato, senza un caso di studio, affermazioni che contraddicono la profondità dei pozzi richiesti per delle centrali a ciclo binario, “l’acqua che sale e scende” le allusioni alla “sofisticata operazione”. Jacopo Fo, non si capisce se intenzionalmente o meno, infligge un duro colpo alla credibilità della nuova geotermia. Molto più di quanto avrebbero potuto fare gli uomini “dislocati nelle organizzazioni politiche o sindacali”. Non sarebbe stato meglio intervistare un tecnico? Resta il fatto che se questo è il modo di fare scienza e tecnologia in Italia, allora era molto meglio il messianismo medievale. Almeno il pensiero di Maimonide o di Bernardino Morliacense possedeva un rigore logico e un’eleganza nelle argomentazioni che, con tutta la buona volontà, è impossibile trovare nell’intervista allo scrittore. Casolenostra e Comitato Difensori della Toscana
Gianluigi Torchiani
scrive il 19 febbraio 2015 alle ore 10:12
Buongiorno, rispondo in quanto autore della suddetta intervista. Per me, che seguo quotidianamente il settore delle energie rinnovabili da un'ottica nazionale, questa moratoria è stata inattesa, perchè conoscevo l'esistenza di un dibattito sulla geotermia in Toscana ma non pensavo che ci sarebbe stata una "sponda" del Governo regionale, che più volte aveva ribadito il suo sostegno verso questa fonte. In secondo luogo sull'intervista in sè: il Comitato sostiene che avremmo fatto meglio a intervistare un tecnico. Invece io dico che, sulle questioni ambientali/energetiche, a meno che si parli del dettaglio di progetti_soluzioni, è utile invece sentire anche l'opinione di "non tecnici", altrimenti non si produce altro che un complicato dibattito per addetti ai lavori, abbastanza incomprensibile per i lettori della nostra rivista. Ultimo ma non meno importante; un'intervista è giocoforza una sintesi di quanto detto in una chiacchierata orale più o meno lunga, dunque è un esercizio abbastanza inutile soppesare ogni singola parola del testo. Ad esempio Fo nel testo parla di molte attività produttive, ma ricordo benissimo che nella nostra chiacchierata faceva esplicitamente riferimento a una serie di attività di tipo industriale. La necessità di sintesi mi ha spinto a usare la formula "molte attività produttive", che chiaramente non si riferiva a una biblioteca...Un cordiale saluto GT
Carlo Innocenti
scrive il 22 febbraio 2015 alle ore 23:39
Dimenticavo: Fabio Roggiolani 60 anni, consigliere in Regione Toscana per due legislature, vitalizio di 2.852 euro al mese https://www.youtube.com/watch?v=u71UgdnRJ3Y&feature=player_detailpage#t=22