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La giovane industria 
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La giovane industria 
del minieolico

Nonostante una normativa frammentaria e una rete elettrica non sempre all’altezza, l’energia del vento in formato mini cresce 
al ritmo del 20% l’anno.

Scritto da il 17 gennaio 2012 alle 8:45 | 4 Commenti

La giovane industria 
del minieolico

Photo: Turbina eolica ad asse verticale della canadese Vbine Energy


La strada per l’energia minieolica italiana non è in discesa anche se la tecnologia è molto promettente. E tutto sommato il mercato può definirsi di nuova generazione. Esso è costituito per lo più da piccole aziende, sia nostrane che straniere, che operano nella produzione dei componenti, nella realizzazione e nell’installazione di impianti minieolici fino a una potenza di 60 kW. Secondo un recente monitoraggio del Campo eolico sperimentale di Trento, nel nostro Paese ci sono mini impianti installati per circa due megawatt, mentre la crescita anno su anno è circa del 20%. A livello mondiale, invece, basandosi su una ricerca che ha preso in esame turbine di capacità inferiore ai 100 kW, l’agenzia di business information Global Data, prevede che il settore toccherà i 3,7 Gw entro il 2020.

La rete elettrica ci mette lo zampino

«C’è carenza di reti elettriche nazionali intelligenti ossia capaci non solo di fornire energia, ma anche di riceverne l’immissione da parte dei piccoli impianti come quelli del minieolico da 60 kw. A volte i costi di connessione sono così alti da renderla di fatto impossibile». Sottolinea Vito Tripaldi, amministratore unico di New Tech Service, azienda che si occupa di consulenza nel settore dell’energia da fonti rinnovabili. Sulla stessa scia si pone Salvatore La Grassa, amministratore di T.r. Energia: «L’adeguamento della rete Enel è un problema. Sovente quando si deve realizzare una connessione elettrica perché si sta installando un impianto mini eolico in un azienda agricola che non ha l’allaccio alla rete elettrica tradizionale, i tempi diventano talmente lunghi da sfinire lo stesso imprenditore. Se la rete Enel è distante un centinaio di metri si può aspettare fino a 7 mesi». Antonio Palombella, project manager di Jonica Impianti, spiega che «la rete elettrica Enel spesso va in saturazione e non riesce a dare disponibilità per l’allaccio. In alcune zone del paese non sempre il gestore accetta di allacciare anche pochi kW, sia per difficoltà tecniche di rete, sia per gli scarsi investimenti che si fanno per rinnovare la rete». Fabio Capezzuto, direttore tecnico di Geatecno, non riscontra, invece, queste difficoltà «L’allaccio alla rete Enel può esser satura per le grandi installazioni ma per la nostra macchina, che ha una potenza di 5 kw,  non ci sono difficoltà».

Normativa frammentaria

A livello nazionale ci sono linee guida ma spesso le regioni hanno emesso normative diversificate che non tengono conto della realtà tecnologica o della stessa normativa nazionale. «In alcune regioni abbiamo tipologie, molto differenti rispetto a quelle confinanti – commenta La Grassa- .  Per esempio in Sicilia c’è il limite di 15 metri di altezza dal suolo. Con questo vincolo possiamo installare un impianto per alimentare un’abitazione privata, ma per un’azienda agricola sarebbe insufficiente. Basterebbe poter arrivare a 20 metri per risolvere il problema». Vito Tripaldi cita il caso della Puglia che «ha fissato il limite dell’altezza della macchina a 30 metri, ma spesso i produttori italiani hanno bisogno di 36 metri. La normativa di riferimento non è chiara perché ogni regione ha le sue regole che non tengono conto di quello che c’è sul mercato». Per Fabio Capezzuto, invece, «Quando si parla di piccole macchine non si hanno difficoltà a rispettare le linee guida. Il nostro rotore è di 3,74 m e può essere installato su pali di varie altezze (normalmente di circa 11 metri) quindi si arriva a 15 metri totali». Per l’ingegner Palombella «Le linee guida nazionali sono abbastanza chiare, anche se poi si scontrano con gli specifici orientamenti regionali. Tra le regioni che presentano più vincoli ci sono Sicilia, Umbria e Sardegna. La più dinamica al momento è stata la Puglia, anche se ha commesso qualche errore».

Le macchine del mini eolico

Secondo Tripaldi l’investitore appare un po’ bloccato dal fatto che «I produttori di mini eolico sono solo all’inizio, dunque pochi hanno una storia così importante da poter documentare il comportamento delle macchine nell’arco di 20 anni. Quelli con una tradizione sono tutti esteri, principalmente canadesi oppure nord europei, invece gi italiani hanno macchine istallate di recente e di cui non si può garantire l’affidabilità a lungo termine». Tuttavia la situazione è in evoluzione, grazie anche all’innovazione tecnologica: «I nostri impianti sono sostenibili soprattutto da un punto di vista economico – spiega Capezzuto  – perché hanno caratteristiche tecniche innovative. La nostra azienda installa turbine ad asse verticale, in grado di avviarsi anche con venti molto bassi. A questo bisogna aggiungere il meccanismo di incentivazione che dura 15 anni e riconosce 30 centesimi di euro per ogni kW ora. Se consideriamo il costo della macchina e gli incentivi, il ritorno dell’investimento è molto veloce, nella peggiore delle ipotesi sono sei anni».

Che il minieolico abbia, rispetto al fratello maggiore, un basso impatto visivo è una realtà su cui concordano tutti. Sono macchine che possono essere nascoste dall’altezza degli alberi o dai casolari, risolvendo molte problematiche. Per installare un impianto di questo tipo è necessario presentare la Scia (segnalazione che certifica l’inizio attività) al Comune di competenza. I costi sono accattivanti: si parte dai 23 mila euro in su, in base al tipo di turbine installate.

L’inquinamento acustico appare ridotto negli impianti di ultima generazione, per esempio nel caso della Geatecno, a soli 5 metri di distanza dall’impianto, si percepisce rumore pari a 66 db, equivalente al suono di una conversazione tra due persone. Di conseguenza ci  sono meno problematiche per l’avifauna sia perché le pale prendono meno spazio, sia perché  generano meno frastuono acustico rispetto all’eolico tradizionale.

Nasce il Consorzio dei produttori di energia 
dal minieolico

Il Cpem si è costituito la scorsa estate per iniziativa di una ventina di aziende agricole del foggiano. Nicola Danza, vicepresidente del Consorzio, spiega che le finalità sono: «Tutelare gli interessi dei produttori di energia da impianti minieolici e, in generale, di tutti i produttori di energia nella forma di generazione distribuita, in quanto modello di produzione da privilegiare; promuovere la conoscenza e la diffusione delle fonti energetiche rinnovabili; tutelare e valorizzare la natura e l’ambiente». A Foggia è stata aperta la sede principale, mentre a Torino quella secondaria. Il presidente del Consorzio è Carlo Buonfrate. «Nei prossimi mesi – spiega Danza – si conta di raggiungere il centinaio di iscritti. Le aziende, interessate a entrare nel Consorzio, devono fare specifica richiesta. L’iscrizione, la partecipazione alle attività, ai forum, ai convegni e così via, saranno facilitati dall’imminente presenza online del sito www.cpem.eu». Il Cpem da poco ha anche aderito all’Aper (Associazione produttori energia da fonti rinnovabili) per farsi portavoce dei piccoli produttori, eliminando la disparità di trattamento fiscale delle imprese agricole rispetto al fotovoltaico, facilitando l’iter autorizzativo e di connessione alla rete e semplificando l’accesso al credito.


Commenti

Ci sono 4 commenti.

  • Elio
    scrive il 24 gennaio 2012 alle ore 10:00

    sono interessato ma non trovo notizie utili per istallare un minieolico per casa privata

  • Armando
    scrive il 24 gennaio 2012 alle ore 13:34

    Ciao Elio, ho trovato informazioni sul prodotto Geatecno.
    http://old.tekneco.it/comunicato-stampa/minieolico-geatecno-investe-in-uninnovativa-turbina-ad-asse-verticale/
    L'azienda si può contattare dalla stessa pagina.

  • Anna Simone
    scrive il 29 gennaio 2012 alle ore 18:03

    Salve Elio, dovrebbe contattare le aziende che si occupano di mini-eolico per avere tutte le delucidazioni tecniche di cui ha bisogno. Nel mentre le segnalo i siti internet delle aziende citate nell'articolo: Geatecno http://www.geatecno.it/ita/home T.r. Energia http://www.gaiawind.it/ Jonica Impianti http://www.jimp.it/ Buona serata Anna Simone

  • Michele
    scrive il 23 settembre 2014 alle ore 20:58

    Il futuro è dell'eolico, ed in particolare dell'eolico verticale di qualunque potenza. Il caso mi ha incuriosito ed interessato, tanto che sono fino nella tormentosa avventura di realizzare un minieolico verticale che prevede, a costi ridottissimi, la installazione di più generatori sotto un unica macchina eolica. Non ho la possibilità di poter andare avanti da solo per realizzare qualcosa di grosso e di interesse collettivo. Ho bisogno di essere sostenuto in tutti i sensi. Tali collaborazioni potranno dare esisti interessanti, in quanto l'impianto si realizza a costi bassissimi. Non so come far pervenire la dimostrazione di quanto ho realizzato. Confido nella volontà di chi lo può fare ed abbia intenzione di collaborare. Cordiali saluti Geom. michele Micciantuono.

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L'autore

Anna Simone

Anna Simone è una Sociologa Ambientale e si occupa di tematiche ambientali dal punto di vista sociale e culturale, contestualizzando quello che succede al posto in cui è successo per comprenderlo, analizzarlo e spiegarlo. È autrice del blog Ecospiragli.


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