rinnovabili
Il Comitato IFI sul Decreto V Conto Energia
La soglia del Registro a 12 KW penalizza l’80% delle installazioni e il premio Made in Europe non basta a contrastare il dumping cinese
Photo: flickr.com - asiandevelopmentbank
Non si legge un futuro raggiante nella firma del Decreto V Conto Energia da parte dell’oltre 80% dell’industria fotovoltaica italiana rappresentata dal Comitato IFI (Industrie Fotovoltaiche Italiane) che all’inizio della scorsa settimana aveva lanciato un ultimo appello al Ministro dell’Ambiente Corrado Clini per stringere i tempi di emanazione del Decreto.
“Da mesi ormai attendevamo l’accordo dei Ministeri Sviluppo e Ambiente sul V Conto Energia, attesa che aveva generato dinamiche perverse per l’industria fotovoltaica nazionale, commenta Alessandro Cremonesi, Presidente Comitato IFI. Quando già da fine marzo sono iniziate a circolare le prime bozze del V° Conto Energia – mai smentite dai Ministeri competenti – tutta l’industria e tutto il settore pensava che il Governo tenesse in conto il fatto che si trattasse del quinto stravolgimento normativo in meno di due anni e che quindi cercasse di accelerare i tempi tenendo conto, nelle disposizioni da emanare, delle vessazioni già subite in precedenza dal settore e dal comparto industriale in primis”.
“Ora che il Decreto è stato firmato, prosegue Cremonesi, possiamo solo dire che forse è troppo tardi. Le nostre imprese stanno soffrendo gravi e acuti problemi derivanti dalle reiterate turbative di mercato poste in essere dalle industrie cinesi e sono quindi arrivate ad uno stato di sfinimento economico e finanziario. Nel giro di due anni, due industrie nazionali sono state poste in liquidazione, una è stata acquisita da una joint venture russo – cinese, un’altra ancora ha stoppato la produzione. Il premio Made in Europe che abbiamo richiesto a gran voce e che ha trovato consenso tra i rappresentanti della Conferenza Unificata è stato rivisitato al ribasso dal Governo, con il reale pericolo che, ai livelli attuali, non sia neppure efficace per salvare l’industria italiana, il suo potenziale di sviluppo economico e occupazionale”.
Il Premio Made in Europe concesso, 20 €/MWh fino a fine 2013, 10 €/MWh per il 2014, 5 €/MWh per il 2015, non dimostra infatti l’incisività per contrastare un 35 – 40% di differenziale al ribasso del prezzo dei moduli cinesi.
“Riguardo il meccanismo del Registro, seppur non abbiamo mai mostrato contrarietà a tale provvedimento in un’ottica di repressione delle forme speculative nel settore fotovoltaico, riteniamo che mantenere la soglia di potenza per l’obbligo di iscrizione a 12 KW, seppur comprendendo marginali esenzioni, possa solo contribuire a generare una spaccatura del mercato a favore di impianti di taglia piccola oppure molto grande, già vicini ad una condizione di grid parity, penalizzando invece la stragrande maggioranza degli impianti di media potenza, che rappresentano l’80% delle installazioni”, conclude il Presidente del Comitato IFI.
Fonte: Ufficio Stampa Comitato IFI
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