osservatorio clima
Il clima è malato
Un report dell'American Meteorological Society ha messo in fila i sintomi del riscaldamento globale. Per il clima la prognosi è riservata
«Clima: la Terra è calda e continua a scaldarsi». Questa la sintesi secca e lucida del rapporto “State of the Climate in 2015″ redatto dall’American Meteorological Society (Ams). Il 2015, infatti, ha superato il 2014 come temperature ed è ufficialmente l’anno più caldo dalla fine XIX secolo e il 2016 si appresta a superare questo record.
«Un caldo record – si legge sul sito dell’agenzia federale statunitense di meteorologia Noaa – che è stato determinato dall’influenza combinata del riscaldamento globale a lungo termine e di El Niño», ma che prosegue nonostante ora l’effetto del El Niño sia finito.
Il report dell’Ams rileva come la maggior parte degli indicatori sul clima abbia continuato a confermare la tendenza costante verso un riscaldamento del Pianeta.
Parecchi dati come la temperatura della terra e degli oceani, il livello del mare e i gas a effetto serra hanno infranto il record dell’anno precedente.
Questi i risultati principali del rapporto ‘che è di 300 pagine, ed è stato redatto in primo luogo dalla Noaa, con il contributo di più di 450 scienziati provenienti da 62 Paesi del Mondo e su decine di migliaia di misurazioni da molteplici database indipendenti.
Ecco i record che sono stati registrati nel 2015.
Le concentrazioni di gas serra più importanti, tra cui biossido di carbonio (CO2), metano e protossido di azoto, sono saliti a livelli non toccati prima. La temperatura superficiale globale, per via di El Niño, ha portato un caldo intenso per il secondo anno consecutivo, superando il precedente record del 2014 di un più 0,1° C.
Ciò ha portato per la prima volta a superare la media della fine del XIX secolo, quella relativa alle condizioni preindustriali, di oltre1°C.
Anche la temperatura superficiale del mare è stata la più alta mai registrata e il contenuto di calore degli oceani ha superato il record stabilito nel 2014, dato che riflette il continuo accumulo di energia termica nello strato superiore delle acque marine.
La Noaa sottolinea, a proposito di ciò, il ruolo degli oceani nell’assorbire oltre il 90% del calore in eccesso della terra. Sempre nel 2015, il livello del mare globale è salito a un nuovo record di circa 70 millimetri in più rispetto alla media del 1993, anno nel quale si sono cominciate a usare le misurazioni satellitari.
Una serie d’eventi estremi si sono visti all’interno del ciclo dell’acqua, con una stagione delle piogge superiore alla norma che ha portato gravi inondazioni in molte parti del Pianeta, mentre a livello globale, le aree affette dalla siccità grave sono aumentate dall’8% del 2014 al 14% del 2015. Quasi un raddoppio nel giro di dodici mesi.
L’Artico continua a riscaldarsi e le temperature in aumento hanno portato alla diminuzione nello spessore e nell’estensione del ghiaccio marino artico, mentre sono state segnalate fioriture massicce di alghe nocive nell’Oceano Pacifico nordorientale.
E si è rilevato anche il drastico declino mondiale della copertura di ghiaccio e neve, con i dati che indicano che il 2015 è stato il 36° anno consecutivo di ritiro dei ghiacciai sulle montagne di tutto il globo.
Ggli eventi climatici, come i cicloni tropicali sono stati ben al di sopra della media complessiva. Nel 2015 si sono contati 101 cicloni tropicali in tutti i bacini oceanici, molto al di sopra della media del periodo compreso tra il 1981 e il 2010 che è di 82 cicloni tropicali. Un 20% in più secco nel giro di trenta anni.
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L'autore
Sergio Ferraris
Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.
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mario tosini
scrive il 06 agosto 2016 alle ore 10:22
finitela con questa storiella dei cambiamenti climatici! ciò che dite NON ha nessun senso perché continuate a raffrontare parametri scelti in modo arbitrario con medie di scopo determinate apposta per creare illusioni di scostamenti catastrofici che NON hanno NESSUN SIGNIFICATO per nessuno salvo ( forse ) per il libro dei G U IN N ES . Smettetela di proporre l'imbroglio dialettico di invertire il significato degli eventi, insomma finitela di proporre la "causa" come se fosse l' "effetto" e l'"effetto " come se fosse la "causa" . Lo tsunami del 2012 ha dimostrato che gli eventi naturali esistono.. sono catastrofici in quanto colpiscono aree ad alta concentrazione abitativa ...ma non fu l'alta concentrazione abitativa a causare lo tsunami .Viceversa l'alta concentrazione abitativa è in media un fattore positivo perché è in grado di riparare i danni delle catastrofi e non crea nessuna catastrofe...
Ugo
scrive il 08 agosto 2016 alle ore 11:41
Mi scusi ma mi sembra un po' confuso... Certo che gli eventi naturali esistono, ma se l'uomo pensasse di più a quello che comporta la modifica del territorio, in generale sulla natura e quindi anche sul clima, le catastrofi sarebbero minori. Altrimenti si potrebbe dire che anche il Vajont è stata una catastrofe naturale e non la costruzione di una diga sotto un monte chiamato "sbriciolone". Mi sembra che gli unici parametri oggettivi siano i rilievi e questi dicono che dalla seconda guerra mondiale la temperatura è in costante crescita, basta vedere come si riducono i ghiacciai.