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Free: per far avanzare le rinnovabili serve un cambio nel mercato elettrico
L'attuale funzionamento del mercato elettrico sembra mettere a rischio i progressi futuri delle energie rinnovabili, lo ha messo in luce un’analisi pubblicata nei giorni scorsi dal Coordinamento Free
Il mercato elettrico italiano non sta funzionando al meglio: da tempo questa tesi è sostenuta dal mondo delle utility tradizionali, che ha sempre tuonato contro la diffusione delle rinnovabili “incentivate”. Da parte dei pro fonti pulite, invece, c’è stato sino a questo momento un sostanziale silenzio che è equivalso a una sostanziale accettazione dello status quo. Adesso però, le cose sembrano cambiate, anche perché l’attuale funzionamento del mercato elettrico sembra mettere a rischio i progressi futuri delle energie rinnovabili. Lo mette in luce un’analisi pubblicata nei giorni scorsi dal Coordinamento Free, secondo cui, a quindici anni dal varo della liberalizzazione del mercato elettrico italiano ed è giunto il momento di fargli un tagliando. L’oggetto del contendere riguarda la formazione del prezzo all’ingrosso del kWh, in buona parte dipendente dalle contrattazioni quotidiane sul mercato spot, a sua volta funzionante sul costo marginale. Che significa? Il prezzo si stabilisce di ora in ora in base alle dinamiche del mercato. Il costo varia in relazione alle fluttuazioni di domanda ed offerta che via via vanno a incontrarsi sul mercato elettrico (chiamato anche “borsa elettrica”). Il meccanismo attuale remunera i produttori corrispondendo a tutti il prezzo di equilibrio tra domanda e offerta, a sua volta pari al prezzo dell’offerta più onerosa tra quelle accettate per soddisfare la domanda. Il punto è che la significativa penetrazione delle rinnovabili, di cui due tecnologie rilevanti, eolico e fotovoltaico, che sono a costo marginale pressoché nullo, perché in presenza della disponibilità della fonte non costa nulla produrre un tot di elettricità in più. Questo ha già comportato situazioni, come quella del 16 giugno 2013, quando per due ore, fra le 13 e le 15, sul mercato MGP il kWh è stata scambiato a prezzo zero anche dal 25% circa di impianti a combustibili fossili partecipanti all’asta.
“Con l’attuale meccanismo di determinato dal prezzo marginale, la crescita della [penetrazione delle rinnovabili] finirebbe col moltiplicare situazioni come quella del 16 giugno 2013 in una qualsiasi delle 24 ore, mettendo a rischio non solo la sopravvivenza degli impianti a combustibili fossili, ma anche di quelli alimentati da biomasse. Dopo di che, rimasti soli, nelle ore (nei giorni) di domanda bassa impianti eolici e fotovoltaici rischieranno di eliminarsi a vicenda, sempre a colpi di offerte a prezzo zero … Il risultato finale sarebbe analogo a quello immaginato da Agatha Christie nei Dieci piccoli indiani”, scrive il Free.
Secondo cui, insomma, il rischio è che la remunerazione del kWh sia troppo bassa anche per le rinnovabili, disincentivando gli investitori a costruire nuovi impianti, cosa che in pratica si sta già verificando. La soluzione proposta dal Free ricalca quello che già tempo succede con successo negli Usa, consentendo lo sviluppo di contratti di compravendita a lungo termine (ordine di grandezza: una decina d’anni), che obbligano a offerte che, nel prezzo, includano tutte le voci del costo di produzione.
“Poiché gli obiettivi al 2020/2030 prefigurano una crescita della nuova potenza in larga misura basata su tecnologie di sfruttamento delle rinnovabili, tranne le bioenergie con costi in larghissima misura temporalmente invarianti, la fattibilità di contratti di lungo termine diventa non solo condizione necessaria per il loro sviluppo, ma anche strumento capace di far selezionare da meccanismi di mercato le tecnologie in grado di realizzare gli obiettivi di contrasto al cambiamento climatico in modo cost effective, così come richiesto a livello europeo”. Almeno in una prima fase, propone poi il Free, andrebbero quindi identificati strumenti per promuovere sul lato domanda controparti credibili delle utility e dei grandi trader.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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