Tekneco #13 – Eolico
Eolico: le fabbriche del vento non piacciono a tutti
L’infiltrazione della criminalità organizzata preoccupa l’opinione pubblica, mentre l’impatto su avifauna e paesaggio alimenta i dubbi degli ambientalisti
Le fonti rinnovabili sono generalmente ben accettate dall’opinione pubblica perché capaci di produrre energia verde. L’eccezione, però, è rappresentata dall’eolico, che spacca in due il fronte ambientalista tra favorevoli e contrari: nei mesi scorsi un gruppo di associazioni (tra cui Amici della Terra e Italia Nostra) ha persino presentato un appello dal netto messaggio “Ancora eolico? No grazie”, per chiedere lo stop al sostegno statale all’energia del vento. Più in generale, le accuse contro questa tecnologia sono svariate: quella più ricorrente, alle nostre latitudini, è che l’eolico sia un affare d’oro per la criminalità organizzata, soprattutto al Sud.
Numerose indagini giudiziarie, in effetti, hanno coinvolto il comparto: secondo quanto segnala un recente monitoraggio effettuato dal Cnel relativo al periodo gennaio 2007- aprile 2011, le inchieste relative ai parchi eolici sono state 17, con 14 Procure impegnate e 126 ordinanze di custodia cautelare emesse. Eppure, afferma il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, non esiste una relazione diretta e ineludibile tra Meridione, criminalità organizzata ed energia del vento, anche se si deve senza dubbio riflettere sul rischio, soprattutto alla luce del “controllo ambientale” esercitato dalla criminalità organizzata.
I problemi, avverte il Cnel, possono scaturire dalla concentrazione degli impianti in superfici relativamente ridotte, dall’elevato costo realizzativo, nonché dalla scarsa esperienza e limitata dotazione di personale degli uffici tecnici chiamati a dare i permessi. Altra polemica ricorrente è quella relativa all’impatto delle pale eoliche sull’avifauna: una parte degli ecologisti è convinta che le collisioni siano inevitabili e costituiscano una fonte di pericolo soprattutto per i grandi veleggiatori, i rapaci, le gru, le cicogne, che sarebbero anche disorientati dalla presenza degli impianti. Ovviamente è possibile rintracciare in rete moltissimi documenti che insistono sull’impatto minimo dell’eolico sul tasso di mortalità dell’avifauna, ma il dibattito sul tema è quantomeno aperto.
Altra nota dolente è quella relativa al paesaggio: in molti, a cominciare anche da alcuni presidenti di Regione e di Provincia, sono convinti che la presenza delle torri eoliche sia incompatibile con l’ambiente naturale e storico tipico del nostro Paese, tanto che si è assistito un po’ in tutta Italia a un proliferare di divieti e ordinanze. Infine, c’è il classico refrain che riguarda un po’ tutte le rinnovabili: il costo degli incentivi, considerato che lo sviluppo di questa fonte, sinora, è stato pagato dalla bolletta elettrica degli italiani (con circa 1,1 miliardi di euro l’anno).
La presenza di questi sussidi, anche se oggi meno costosi rispetto al passato, ha sicuramente comportato, in alcuni casi, l’avvio di progetti a soli fini speculativi, ossia in zone poco ventose, tanto che esistono impianti allacciati alla rete che nel corso di un anno solare hanno segnato zero ore di produzione energetica. La questione su cui i detrattori dell’eolico insistono maggiormente, ultimamente, è però un’altra: dati questi pericoli e aspetti problematici, il gioco vale davvero la candela? L’eolico nei primi sei mesi del 2013 ha coperto circa il 6,5% della produzione elettrica netta nazionale e, per quanti progressi possa ancora fare, è difficile immaginare che possa assicurare in tempi brevi un contributo determinante e maggioritario al fabbisogno nazionale.
Non solo: essendo una fonte intermittente e, dunque, producendo solo in presenza della disponibilità della risorsa stessa (così come il fotovoltaico), le centrali eoliche non permettono neppure di smantellare le centrali elettriche da fonti fossili che, anzi, devono restare in funzione per mantenere in equilibrio il sistema elettrico.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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