Klimaenergy&Klimamobility 2012
Elettrico e ibrido per la mobilità del futuro
A partire dal 2005 i principali produttori automobilistici mondiali hanno iniziato a investire con decisione in queste tecnologie
Il crescere del costo dei carburanti tradizionali e le maggiori restrizioni sull’emissione delle sostanze inquinanti costringono i costruttori di autovetture e veicoli leggeri a un sempre maggiore sviluppo dei propulsori ibridi e dei veicoli elettrici.
Dopo decenni di studi e sviluppi nelle direzioni più disparate, dai propulsori a idrogeno, alle celle a combustibile a idrogeno, ai propulsori con alimentazione mista metano-idrogeno, oppure benzina-alcool, si è giunti alla conclusione che il miglior compromesso tecnico e produttivo su larga scala è rappresentato dai propulsori ibridi, ossia un motore a combustione interna accoppiato a un motore elettrico.
Come ci spiega Matteo Bernardi dell’Hybrid Synergy Forum, «Se fino al 2005 i maggiori costruttori europei snobbavano i primi veicoli ibridi proposti dai colossi del Sol Levante, contrapponendo motori diesel con filtri antiparticolato e iniezioni di Urea, oggi gli stessi si sono affrettati a copiare o a stringere alleanze con i colossi giapponesi e coreani per lo sviluppo delle future auto ibride ed elettriche».
I veicoli alternativi oggi presenti sul mercato (di cui la rassegna Klimamobility offrirà un’ampia panoramica) possono essere divisi in Bev (veicoli elettrici a batteria, proposti da Nissan Leaf, Tesla, Mitsubishi iMiev, Renault Fluence, Ford Focus), cioè veicoli la cui energia è fornita unicamente da accumulatori a batteria, che vengono ricaricati tramite spina domestica e parzialmente attraverso il sistema di recupero di energia in frenata.
L’evoluzione della tecnica nell’ultimo decennio ha permesso di incrementare la quantità di energia degli accumulatori. Diversamente le vetture Hev (Hybrid-Electric Vehicle) sono veicoli ibridi composti da un sistema di propulsione con motore a combustione interna (Ice) e un motore elettrico con accumulatori a batteria.
Altro fronte della mobilità sostenibile è quello dei combustibili alternativi, ossia nuovi carburanti che possano sostituire parzialmente o totalmente i tradizionali combustibili inquinanti. I biocarburanti di prima generazione si sono rivelati complessivamente dannosi, perchè ottenuti tramite terreni destinati a colture alimentari; inoltre il rendimento produttivo del prodotto di sintesi è risultato molto basso.
Per il futuro la ricerca si sta concentrando sul biodiesel di nuova generazione, meglio noto come hydrodiesel o greendiesel, ottenuto per idrogenazione catalitica di oli e grassi vegetali e animali.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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