Dibattito
Cibo e bioenergie, un connubio possibile
Un convegno in Expo ha messo in luce come tra bioenergie e produzione alimentare non esistano vere contrapposizioni
In questi mesi di Expo, un tema, molto probabilmente, non è stato affrontato come avrebbe dovuto. Ovvero quello della relazione esistente tra cibo ed energia. Senza l’utilizzo dell’energia, infatti, né la moderna produzione alimentare, né tantomeno la successiva fase di conversazione e trasporto, sarebbero possibili. Il paradosso è che, in un momento in cui si sta cercando di rendere la produzione agroalimentare più sostenibile, le fonti di energia rinnovabili, in particolare le bioenergie, sono state spesso accusate di aver sottratto spazio alla produzione agricola. Dunque tra cibo ed energia c’è conflitto o integrazione?
È quello a cui ha cercato di rispondere un apposito convegno organizzato da Aiel proprio a Expo, intitolato, “Cibo ed energia: nuovi equilibri per l’agricoltura del futuro”, organizzato in collaborazione con la Confederazione Italiana degli Agricoltori. Le conclusioni sono abbastanza positive: è infatti possibile, nel rispetto di precisi presupposti, produrre per l’alimentazione in via principale e contestualmente contribuire alla produzione energetica rinnovabile; quest’ultima rappresenta una possibilità di crescita per lo sviluppo economico dei Paesi e delle comunità locali.
Come ha messo in luce Olivier Dubois, Senior natural resources officer & coordinator of FAO’s work on bioenergy, la sostenibilità delle bioenergie va sempre calata in un contesto specifico usando un approccio di nesso tra acqua, energia e cibo. D’altra parte i policy maker hanno gli strumenti, le tecnologie e il know how per operare in modo da ridurre i rischi e favorire le opportunità dello sviluppo delle bioenergie, che dovrebbero essere intese come un’opportunità di investimento responsabile nell’ambito dell’agricoltura sostenibile e dello sviluppo rurale.
«Il rapporto tra produzione di cibo e produzione energetica – ha dichiarato Marino Berton, direttore generale di AIEL – non può prescindere da alcune premesse: il diritto al cibo non è negoziabile, il cambiamento climatico generato soprattutto dalle fonti fossili di energia necessita di risposte urgenti, la necessità di coniugare crescita economica e approvvigionamento energetico sono fattori indispensabili per uscire dalla crisi in atto. Tra cibo ed energia, allora, si deve perseguire un percorso di integrazione e non di conflitto ma solo se si contestualizza: le rinnovabili sono uno strumento di democrazia energetica, perché ogni comunità deve avere il diritto di accesso all’energia, ma senza pregiudicare in alcun modo la produzione alimentare. Dobbiamo garantire l’alimentazione per tutti ma nel farlo non possiamo devastare le risorse naturali. Altresì dobbiamo assicurare l’accesso all’energia per tutti, ma se raggiungessimo questo obiettivo prevalentemente attraverso i combustibili fossili gli effetti negativi del cambiamento climatico si riverserebbero in primis sulle coltivazioni e sui territori agroforestali, effetti che già sono riscontrabili in modo oggettivo».
«Non ci può essere contrapposizione tra cibo ed energia – ha aggiunto Giuseppe Castiglione, sottosegretario del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali -. Al centro c’è l’impresa agricola sempre più competitiva. Oggi possiamo dire che l’investimento nella politica energetica è stato finalizzato proprio all’aumento della competitività delle imprese, coniugato nel pieno rispetto della sostenibilità e secondo la più recente innovazione tecnologica».
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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