Efficienza energetica
Certificati bianchi, c’è bisogno di qualche aggiustamento
Fire evidenzia il successo dei Titoli efficienza energetica, ma mette in luce anche alcune criticità legate ai cambiamenti normativi in atto
Con più di 33 milioni di titoli emessi dal 2005 a febbraio 2015, il meccanismo dei titoli di efficienza energetica (TEE, noti anche come certificati bianchi) rappresenta il principale strumento di incentivazione per lo sviluppo dell’efficienza energetica nel nostro paese. Secondo la notifica inviata dal nostro Governo alla Commissione europea, i certificati bianchi contribuiranno al 60% dell’obiettivo al 2020. Inoltre, negli ultimi anni hanno consentito di conseguire un miglioramento dell’efficienza energetica soprattutto nel settore industriale, generando un risparmio di 2,7 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio nel 2014 (ossia l’equivalente di circa 30.000 GWh). È quanto emerso dalla conferenza organizzata da Fire (Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia) “Certificati bianchi, titoli di efficienza a portata di mano”, che ha fatto il punto sul meccanismo. Dal momento di confronto è emerso che i Tee, pur avendo raggiunto gli obiettivi prefissati, stanno vivendo un momento di incertezza, legato a diversi fattori: tra questi la tanto attesa pubblicazione delle nuove linee guida, la necessità di revisione dello strumento del coefficiente di durabilità e, più in generale, il bisogno di un sistema di regole chiaro, capace di garantire a tutti gli attori la certezza del futuro normativo all’interno dei cui confini poter investire.
“Lo schema si trova di fronte a una prova di maturità – ha affermato il diretto FIRE Dario Di Santo – da un lato ha consentito di ottenere risultati eccellenti, dall’altro – in attesa delle linee guida di aggiornamento delle regole inizialmente previste nel 2013 – sta creando apprensioni fra gli operatori a causa di modifiche operative introdotte dal GSE nella gestione delle pratiche e nel processo di verifica”. Cambiamenti che la Fire valuta positivamente (garanzie sulla bontà dei progetti, opportunità di promuovere una qualificazione crescente degli operatori, necessità di aggiornare alcuni parametri tecnici) ma che, causa della mancanza delle linee guida, hanno creato dei problemi per gli operatori.
“Un’ulteriore conferma che la complessità del nostro sistema legislativo e i ritardi attuativi creano poi problemi operativi a chi gestisce gli schemi di incentivazione e dunque anche agli operatori – continua Di Santo – ma sono comunque problemi superabili ricorrendo a un maggiore dialogo fra Istituzioni e stakeholder: per questo FIRE avvierà in collaborazione con il GSE e le altre Istituzioni un osservatorio permanente nell’ambito del progetto europeo Enspol, al fine di facilitare lo scambio di informazioni fra le parti”.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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