tecnologia CCS
CCS, lo sviluppo in Europa e in Italia
Il continente dimostra di credere nelle potenzialità dei sistemi di cattura e stoccaggio della CO2. Le novità e lo stato dell’arte in Ue e in Italia
Nella lotta contro i cambiamenti climatici avviata dall’Unione europea, il ruolo giocato dai sistemi CCS non è certo marginale. Tutt’altro. L’Ue, infatti, dimostra di credere nelle potenzialità offerte dalla tecnologia di stoccaggio e cattura della CO2: per questo l’ha fatta entrare tra quelle individuate come prioritarie dallo Strategic Energy Technology (SET) Plan della Commissione europea, per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica del Programma EU 2020.
Per portare avanti lo sviluppo del comparto è inoltre attiva dal 2005 Zero emission platform, una coalizione unica di soggetti uniti in sostegno alla CCS, che ha assunto il ruolo di consulente della Commissione europea sulla ricerca, dimostrazione e diffusione delle tecnologie specifiche.
A livello di progetti, l’Ue ha anche avviato nel 2011 Ner 300 è uno dei programmi più importante al mondo per la dimostrazione di tecnologie innovative riguardo l’energia rinnovabile e la CCS. Il programma NER 300 è stato creato per finanziare almeno otto progetti per CCS, oltre a 34 dedicati alle energie rinnovabili, stanziando 4,5 miliardi di euro.
Venendo al continente europeo extra Ue, il Paese più avanzato in questo settore è certamente la Norvegia. Almeno due degli otto più importanti impianti attivi nel mondo è qui presente e da pochi giorni è stato appena inaugurato l’impianto sperimentale più grande del mondo. La struttura è in parte basata sulla tecnologia ad ammoniaca refrigerata, applicabile ai gas provenienti sia da centrali a gas sia dalla raffineria vicina all’impianto di Bergen, sulla costa occidentale. Tra le aziende selezionate nel progetto c’è Alstom, a sua volta impegnata in 16 progetti pilota CCS in tutto il mondo.
E l’Italia? Il nostro Paese figura tra i Paesi Ue che hanno già realizzato impianti pilota CCS, che ha sede a Brindisi. La prima applicazione della CCS in Italia a scala industriale su una nuova centrale a carbone è prevista nel progetto della centrale Enel di Porto Tolle, che ha vissuto una storia molto travagliata e che da pochi giorni ha visto il riavvio dell’iter autorizzativo per la conversione a carbone della centrale. Nel frattempo Enel, che di fatto ha avviato gli impianti Brindisi e il progetto di Porto Tolle, è attiva a esportare la tecnologia CCS “made in Italy” in Paesi quali Cina e Corea del Sud.
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L'autore
Andrea Ballocchi
Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
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