Energia da biomasse
Biomasse, i produttori di mobili contestano gli usi energetici
Lo scorso venerdì gli impianti sono rimasti fermi per due ore per una iniziativa di sensibilizzazione. Gli operatori lamentano la difficoltà nel trovare legname
Cosa è meglio fare delle biomasse, ossia del legno? Utilizzarlo per la produzione di mobili e elementi di arredo, oppure impiegarlo come materia prima per la produzione energetica “rinnovabile”? Il quesito non è nuovo, come non nuova è la contrapposizione tra produttori di mobili e operatori delle rinnovabili per la materia prima biomassa. Qualche anno fa erano i secondi a lamentarsi della carenza di biomassa, oggi invece il problema sembra interessare soprattutto i primi, che venerdì scorso ha messo in atto un’iniziativa per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica sull’uso responsabile della risorsa legno.
Le aziende del settore hanno fermato gli impianti per due ore nell’ambito dell’iniziativa Action day, in Italia promossa da Assopannelli. «La produzione italiana di pannelli rappresenta un’eccellenza mondiale anche nel riciclo del legno, riportando a nuova vita ogni anno oltre 3.000.000 di tonnellate di legno riciclato, senza alcun incentivo statale» ha sottolineato il presidente di Assopannelli, Paolo Fantoni. Secondo l’associazione l’Italia è il primo importatore al mondo di pellet e legna da ardere, ma destina all’industria del legname solo il 20% della sua crescita boschiva. E, dunque, per le imprese del comparto è sempre più difficile trovare legname.
Assopannelli chiama in causa la Commissione Europea, che ha suggerito a tutti i Paesi membri l’inserimento del principio dell’uso a cascata del legno, indirizzando gli usi energetici del legno al materiale solo nel caso in cui non sia più utilizzabile dall’industria. “Non siamo aprioristicamente contro la realizzazione di centrali a biomasse sul territorio nazionale, ma giudichiamo negativamente la distorsione al mercato delle materie prime che nasce dal sussidio di contributi che alterano mercati storicamente ordinati dalle regole del libero scambio”, puntualizza Fantoni, che insomma se la prende con gli incentivi di cui godono gli impianti a biomasse. I quali, però, sono ormai sempre più orientati (per effetto dei cambiamenti normativi) all’utilizzo dei sottoprodotti e alla filiera corta. Inoltre, gli incentivi non sono certo destinati all’acquisto di materia prima (cioè il legno) , quanto piuttosto, alla fase successiva di produzione elettrica.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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