Studi
Biogas, in Lombardia è sostenibile
Uno studio della Regione mette in evidenza come il settore sia profondamente legato al comparto agricolo, nonostante le dimensioni degli impianti
Di biogas se ne parla tantissimo e lo stesso fronte ambientalista è spaccato tra favorevoli e contrari ma, al contrario di altre fonti rinnovabili, sono pochi gli studi che permettono di trarre conclusioni certe. Uno di questi è il progetto scientifico Eco-Biogas, finanziato da Regione Lombardia e finalizzato all’analisi dello sviluppo del settore nella Regione.
I risultati della ricerca hanno innanzitutto messo in evidenza la presenza sul territorio lombardo di 360 impianti di biogas funzionanti, per un totale di potenza installata di 288 MW elettrici, dato che fa della Lombardia la prima regione in Italia. La taglia degli impianti ha risentito della modalità di incentivazione in vigore sino a fine 2012, che ha favorito , soprattutto, la presenza di impianti da 999 kW, anche se gli impianti di minore potenza sono ben rappresentati. Gli impianti sono alimentati prevalentemente con effluenti di allevamento (50%), seguiti da mais (26%), cereali vernini (5%) e sottoprodotti (20%). Insomma, il biogas in Lombardia sembra essersi sviluppato in un contesto agricolo già presente, tanto che il ricorso alla colture energetiche (dedicate cioè al biogas), in termini di superficie agricola utilizzata, non supera il 4% nella Regione.
Il ricorso ai sottoprodotti è abbastanza elevato a riprova che, laddove possibile, l´utilizzo di biomasse di scarto rispetto alle colture energetiche può garantire dei vantaggi. Insomma, il biogas, perlomeno in Lombardia, non appare essere stato una speculazione di soggetti esterni al comparto agricolo, ma un vero e proprio investimento “interno”. Lo studio, inoltre, attraverso un’analisi della sostenibilità economica, ha messo in luce come il biogas in Lombardia non sia entrato in conflitto con le produzioni di latte e carne.
I miglioramenti, naturalmente, sono sempre possibili: in particolare, ci potrebbe essere un abbattimento degli impatti ambientali attraverso una gestione virtuosa del digestato (sottoprodotto del biogas), che può essere reimpiegato come fertilizzante. Non meno importante è la sostituzione della tradizionale coltura energetica, il mais, con colture “no food” perenni a basso input energetico, economico e chimico, con conseguente riduzione delle superfici necessarie.
In ogni caso, la notizia è che – nonostante il primato nazionale – c’è ancora spazio nel territorio lombardo per il biogas, anche se, occorre prestare maggiore attenzione rispetto al passato, considerato che il sistema di incentivazione rende economicamente più sostenibili gli impianti piccoli (<250kW), alimentati prevalentemente a reflui zootecnici.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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