Riqualificazione urbana
Nuova mobilità, nuove idee: le rotonde sostenibili
Intervista all'Arch. Todisco sul progetto di sostenibilità energetica ed ambientale delle "rotonde stradali"
Sempre più spesso sulle strade europee in particolari incroci stradali vedremo la realizzazione delle cosiddette “rotonde” o “rondò”, come soluzioni viarie atte a “fluidificare” la mobilità, normate in Italia dal D.Lgs 19 Aprile 2006, “Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle intersezioni stradali”.
Chi da tempo si sta occupando di questi e di altri progetti innovativi è l’Arch. Giuseppe Todisco, dello Studio Associato Architettura Sostenibile che da anni è impegnato nella ricerca per rendere sostenibile la costruzione e la gestione di importanti opere urbane ed autore con il suo studio del Manuale di Architettura Sostenibile Residenziale (M.A.R.S.) presentato a Fiera Bolzano a fine gennaio scorso.
Arch. Todisco, da cosa nasce l’idea di intervenire sulle rotonde stradali?
Essenzialmente dall’occasione di poter intervenire su di un sistema diffuso e territoriale come il comparto stradale italiano che dovendosi rinnovare profondamente rispetto alla situazione europea, offriva ed offre ancora una possibilità di integrazione energetica diffusa.
Infatti applicando tre criteri di sostenibilità a questi elementi urbani, si offre la possibilità di poter realizzare impianti diffusi su tutto il territorio con risultati molto interessanti dal punto di vista dei bilanci economici comunali, troppo spesso vittime del Patto di Stabilità Nazionale.
In cosa consiste esattamente il vostro progetto?
Come Direttore dell’Area Architettura Sostenibile della ex Igeam S.r.l., già dal 2008 con alcuni comuni interessati abbiamo prodotto i primi studi di fattibilità perimetrando le fasce esterne dei paesi coinvolti con la realizzazione di rotonde sostenibili. Esse furono pensate formalmente come normali rotatorie che all’interno presentano però un impianto fotovoltaico ad alta efficienza realizzato con il sistema ad inseguimento solare, in modo da migliorare la resa dei pannelli installati anche del 40% rispetto ad un normale impianto FV; essi sono progettati con taglie tra gli 8 ed i 30 KWp a seconda delle dimensioni delle rotonde. La prerogativa di questi inseguitori è stata la modifica della loro forma per renderli elementi di arredo urbano (sfere rotanti piuttosto che cilindri), portando l’impianto alla sua definitiva forma ellittica. All’interno vi è poi un sistema per il recupero delle acque meteoriche, realizzando delle cisterne interrate di accumulo per permettere l’irrigazione delle aree a verde presenti nella rotatoria ed un sistema di depurazione dell’aria e di sua pulizia in prossimità delle stesse, prevedendo pavimentazioni foto catalitiche, che sono in grado di catturare la CO2 trasformandola in ossigeno, di fatto purificando l’ambiente circostante.
Quali sono i punti di forza per la loro diffusione ed approvazione a livello comunale ?
Chiaramente per un comune il guadagno sarebbe stato doppio: sia dal punto di vista viario, sia dal punto di vista meramente economico per gli incentivi statal. Inoltre lo sfruttamento dell’energia solare, da destinare magari all’illuminazione pubblica con un concreto ed immediato guadagno per la città, a fronte di un investimento iniziale pari a zero, avrebbe visto scendere i costi di gestione per un elevato standard ambientale utile anche per le generazioni future.
In questa direzione spinge anche l’ Unione Europea la quale con i Patti dei Sindaci ed i relativi PAES (Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile), prevedendo l’impegno diretto dei sindaci delle amministrazioni locali per la riduzione delle quote di emissioni di CO2 ( il famoso obiettivo 3 volte 20 per il 2020) e che più in generale mira alla diffusione di queste buone pratiche in modo che diventino uno standard.
Certo al momento i tagli prodotti dovuti alla situazione economica contingente hanno frenato gli investimenti sul progetto ma volendo citare le parole Jeremy Rifkin (economista americano autore de “La terza rivoluzione industriale”) “la crisi non si supera con la sola austerity. Il rigore da solo non basterà se non sarà accompagnato da uno sviluppo che percorra vie più audaci. Occorre un nuovo modello […] la terza rivoluzione industriale poggia sulle nuove forme di energia rinnovabile”
Tutto ciò anche perché dobbiamo entrare nell’ottica che non è più rinviabile la questione “della qualità ambientale del pianeta” che lasceremo ai nostri figli. Un intervento del genere, il quale unisce al decoro urbano l’efficientamento energetico, viaggia chiaramente in questa direzione.
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