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Patrimonio edilizio

Il risultato dei condoni

Il territorio è devastato da abusi edilizi condonati. L'efficienza energetica potrebbe essere una delle leve per la riqualificazione urbanistica

Scritto da il 08 novembre 2012 alle 8:30 | 0 commenti

Il risultato dei condoni

Il recente tentativo di reintrodurre l’ennesimo condono edilizio, per fortuna evitato in extremis, ha sollevato un’ondata di opposizioni, ma ha anche consentito anche una riflessione sul bilancio dei provvedimenti passati che non è di sicuro positivo. Secondo la Banca mondiale, per esempio, la tenaglia dei cambiamenti climatici e della politica del lasciar fare sul territorio “darà luogo in ultima istanza, a danni maggiori che possono penalizzare le prospettive di crescita”.

I condoni edilizi in Italia dal 1980 a oggi si sono susseguiti ogni nove anni, 1983, 1994, 2003 e quello più grave, dal punto di vista delle sanatorie è stato il primo con ben quattro milioni di domande che hanno riguardato quattro tipologie di abusi: i piccoli abusi edilizi, come quelli per aggiungere una o due stanze o per chiudere terrazzi e balconi, infrazione tipica del Centro-Nord, le sopraelevazioni, diffuse ovunque e spesso pericolose sul fronte antisismico, la realizzazione di intere lottizzazioni ed edifici residenziali o produttivi, che ha riguardato il Sud e Roma e la realizzazione di immobili in località turistiche, cosa che ha riguardato sopratutto le coste.

“In ciascuno dei 35 anni considerati oggetto del primo condono, 1948 -1983, – riporta il dossier 2012 Terra rubata. Viaggio nell’Italia che scompare realizzato dal Fai e dal Wwf - si sono verificati 111.500 abusi l’anno, 305 al giorno. In cinque regioni, Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Lazio, si concentrano i due terzi del fenomeno, anche se la loro popolazione raggiunge complessivamente il 38% del totale nazionale”.

Se consideriamo l’intero periodo dal dopoguerra a oggi, invece, si sono verificati 4.600.000 abusi in totale, più di 75.000 ogni anno, ossia 207 al giorno. Ma la vera sorpresa arriva dagli edifici interi. Sono oltre 450 mila interi edifici 7.434 l’anno, 20 al giorno, per un totale di 1.700.000 alloggi abusivi realizzati dal 1948 a oggi, per un totale di sei milioni di persone che vivono in aree urbane d’origine abusiva, con tutti i problemi legati ai servizi e al territorio che queste aree hanno in maniera praticamente permanente e che contribuiscono all’abbassamento della qualità della vita.

E a tutto ciò bisogna aggiuntare anche gli abusi minori, quelli tanto cari ai vari estensori dei Piani casa regionali che li vorrebbero istituzionalizzare, ossia ampliamenti e sopraelevazioni. Una ricerca del Censis, realizzata per il ministero dei Lavori pubblici, ha rilevato nei quindici anni compresi tra il 1971 e il 1984, la costruzione di 2,7 milioni di alloggi abusivi, per un totale di 800 milioni di metri cubi.

La soluzione a tutto ciò non è di sicuro un’altro condono ma la messa in moto di meccanismi generali che consentano almeno il contenimento degli effetti negativi di quanto già fatto. Per esempio la demolizione-ricostruzione sostenibile di parte del patrimonio edilizio pubblico, la concessione di cubature aggiuntive solo ed esclusivamente in direzione verticale e la creazione di un quadro chiaro rispetto all’efficienza energetica e alle rinnovabili che consenta alle imprese di costruzione di operare come Esco e viceversa.

La partita dell’efficienza energetica e della rinnovabili può aiutare molto il processo di ristrutturazione urbana. E si tratterebbe di provvedimenti a costo zero per lo Stato.


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L'autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.


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