intervista
Edifici pubblici in nZEB, i vantaggi della trasformazione
Il professor Giovanni Riva del CTI illustra le finalità del progetto europeo RePublic_ZEB che promuove la trasformazione degli edifici pubblici a “energia quasi zero”
Il tema degli edifici nZEB (a energia quasi zero) è quanto mai attuale in questi giorni in cui è partita la consultazione pubblica sul piano nazionale PANZEB (e STREPIN), lanciata dal ministero dello Sviluppo economico. Vale la pena ricordare che il concetto è stato introdotto da un articolo della Direttiva Europea sulla performance energetica degli edifici (EPBD): essa prevede che entro fine 2020, tutti i nuovi edifici saranno edifici a energia quasi zero; ma ricorda anche come dopo il 31 dicembre 2018, tutti gli edifici posseduti o occupati da enti pubblici saranno edifici a energia quasi zero.
Questo è il punto di partenza del progetto RePublic_ZEB che si concentra sulla ristrutturazione dagli edifici pubblici esistenti per raggiungere consumi ed emissioni di CO2 “quasi zero” nella consapevolezza che enormi risparmi di energia sono possibili. Il progetto RePublic_ZEB riguarda l’Europa sud orientale coinvolgendo 10 partner in tale area ed un partner esterno ad essa.
Il progetto è stato lanciato dal CTI (Comitato Termotecnico Italiano) che su questo tema promuoverà un convegno il prossimo 2 dicembre a Milano intitolato appunto “Trasformazione degli edifici pubblici in nZEB” (maggiori informazioni al sito web www.cti2000.it, nella sezione eventi). Per capire meglio quali sono le caratteristiche del progetto e le opportunità derivanti dalla sua attuazione, abbiamo incontrato Giovanni Riva, membro CTI e docente all’Università Politecnica delle Marche, che presenterà al convegno milanese il progetto.
Quali sono le principali caratteristiche di RePublic_ZEB ?
Il progetto RePublic_ZEB al quale partecipano 11 paesi è finalizzato a promuovere una serie di iniziative pensate per la promozione della trasformazione degli edifici pubblici in nZEB secondo le varie definizioni vigenti nei diversi paesi. È stata coniata anche una definizione di progetto: in termini sintetici dice che “una trasformazione a nZEB implica il raggiungimento di una prestazione energetica migliore della trasformazione ottimale e un certo target di impiego di energie rinnovabili”. Si noti la filosofia di fondo: la trasformazione “ottimale” è quella che massimizza il rapporto costi/benefici, che la legislazione nazionale esprime come “requisiti minimi” (definiti sia per gli edifici nuovi che per le ristrutturazioni dal DM 26/6/2015). Fare un nZEB significa raggiungere prestazioni energetiche ancora migliori di quelle derivanti dall’applicazione dei “requisiti minimi” e quindi occorre investire di più. Come progetto aggiungiamo che un nZEB deve essere comunque “conveniente”, cioè capace di generare un risparmio economico che giustifichi i capitali richiesti.
Su cosa interviene in particolare?
Il progetto si concentra sulla definizione di “pacchetti di misure” standard per la trasformazione degli edifici in nZEB, ovvero proposte concrete per la ristrutturazione sia dell’involucro edilizio che degli impianti tecnologici, idonei a soddisfare i requisiti previsti per i nZEB. In Italia questi requisiti sono definiti sempre dal DM 26 giugno 2015.
Inoltre, si concentra sul necessario incremento di “confidenza” tra i proprietari/amministratori degli edifici pubblici e le imprese che offrono i servizi di ristrutturazione. Un ruolo particolare può essere svolto dalle ESCO con competenze nel settore edile.
Quali opportunità offre e, soprattutto, quali i risparmi previsti dalla trasformazione in NZEB degli edifici pubblici?
Probabilmente la principale opportunità è quella di creare delle occasioni di colloquio tra i soggetti maggiormente interessati e che possono dare il via a concreti progetti di ristrutturazione a nZEB.
La trasformazione in nZEB si pone come stimolo per lo sviluppo di un mercato legato alla riqualificazione del parco edilizio esistente che, come tutti sappiamo, è la nuova frontiera dove indirizzare il settore delle costruzioni e dell’impiantistica.
In linea molto indicativa, se un edificio pubblico è caratterizzato al centro-nord Italia da consumi energetici dell’ordine dei 150-250 kWh/m2, la trasformazione in nZEB equivale a ridurli a livelli dell’ordine dei 100 kWh/m2 dei quali circa il 50% coperti da energie rinnovabili o dal servizio di teleriscaldamento.
Come si innesta nel percorso nazionale?
Sul progetto si sta lavorando da circa due anni. In questo periodo è stato svolta una intensa opera di sensibilizzazione dei Ministeri (MiSE in particolare) e organizzazioni (GSE) preposte. Ciò ha portato all’inserimento nella bozza del nuovo “Conto Termico” (che andrà all’approvazione della Conferenza Unificata delle Regioni prima delle prossime Festività) di una misura specifica riservata alla pubblica amministrazione di “trasformazione di edifici in nZEB”. Questo lo consideriamo un grande risultato del progetto e speriamo che, accanto all’opera di informazione tecnica intrapresa, possa portare a dei risultati concreti.
Il livello di incentivi previsti sono dell’ordine dei 325-373 €/m2, rispettivamente per edifici post e ante legge 10/91 a fronte di investimenti che possono raggiungere i 500-575 €/m2. In termini assoluti ammessi incentivi fino a 1,5 – 1,75 M€. I livelli di investimento di 500-575 €/m2 necessari per la trasformazione sono stati evidenziati da appositi studi, svolti in particolare dal RSE.
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Tag
- edifici NZEB
- edificio ad energia quasi zero
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- riqualificazione energetica
- risparmio energetico
L'autore
Andrea Ballocchi
Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
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