Edilizia bio
Dieci edifici verdi dal design economico
Le costruzioni green non sono più a esclusiva firma delle archistar, ma anche le strutture destinate alla comunità possono essere sostenibili
Photo: Concessione the American Institute of Architects
Una bioedilizia sobria è il tratto che unisce i primi dieci progetti per il Green project 2012. Si tratta di costruzioni che per lo più partono da edifici abbandonati o dalla riqualificazioni di spazi già esistenti e hanno visto luce senza dei ricchi committenti.
C’è l’imbarazzo della scelta nel citare alcune tra le realizzazioni vincitrici che incarnano la nuova tendenza del green building. Al 1315 Peachtree Street gli architetti hanno trasformato un edificio dell’anno 1986 in una struttura eco-friendly perfettamente in sintonia con la luce solare.
Per ridurre la quantità dei rifiuti edili i progettisti hanno stabilito che il 75 % dei rifiuti prodotti sarebbe stato reimpiegato. Mentre tutto resto dei materiali utilizzati è privo di sostanze tossiche e una parte proviene da cicli di riciclo. Il sistema di illuminazione collegati a sensori di presenza è a led o con lampade fluorescenti t-5.
L’Asu Politecnico Academic District in Arizona è partito da un’area dismessa. È stato creato un nuovo campus con edifici collegati tra loro da portici e cortili verdi. Il progetto costruttivo sfrutta al massimo le zone d’ombra per limitare il ricorso all’aria condizionata e ottimizza l’esposizione alla luce solare per ridurre ai minimi termini il costo delle bollette elettriche. 14 gli ettari di asfalto preesistente rimosso per ripristinare il paesaggio tradizionale, mentre per i marciapiedi è stato utilizzato del granito per abbassare l’effetto isola di calore.
Il Merced 2009 Long Range Development Plan dell’Università della California dove nel 75 % delle stanze arriva la luce naturale diretta. Il campus è circondato da 30 mila ettari di prateria, genera elettricità necessaria al suo funzionamento con l’impianto fotovoltaico ed eolico e ha un sistema di recupero dei rifiuti. Rispetto a progetti simili, gli edifici consumano in meno il 50 % di energia e il 40% di acqua. Rappresenta il primo campus americano che entro il 2012 sarà a zero-net-energy, zero-waste e zero-net-emissions.
Il Bagley Classroom Building dell’Università del Minnesota, edificio che ha ottenuto la certificazione Leed. Il 35 % dei materiali utilizzati sono di provenienza locale, il 17% sono riciclati, mentre l’ 86% del legno proviene da foreste gestite in modo sostenibile e certificate Fsc. Il tetto è un giardino che insieme ad altri dispositivi di ombreggiatura riduce i costi del condizionatore. Ha un sistema di riscaldamento passivo, infatti la fonte principale di riscaldamento durante l’inverno è costituita dal sole con finestre rivolte a sud. Grazie alla produzione di energia da un impianto fotovoltaico (nel 2011 sono stati prodotti 4.050 kWh) è un edificio interamente elettrico che non utilizza gas naturale, petrolio o legno. Tutte le stanza affacciano all’esterno sui 55 ettari di riserva naturale.
Il Newberg Center del Portland Community College progettato per essere il primo net-zero-energy tra gli edifici di scuola superiore dell’Oregon. Per ridurre il carico di picco energetico sono state utilizzate delle strategie di raffescamento e riscaldamento passivo che ricorrono alla luce e alla ventilazione naturale,e a un ottimo coibendamento. L’uso dell’acqua è stato ridotto del 49,2% con dei rubinetti a basso flusso. Il sistema di vegetazione a goccia insieme alla vegetazione autoctona ha invece ridotto del 50 %2
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L'autore
Anna Simone
Anna Simone è una Sociologa Ambientale e si occupa di tematiche ambientali dal punto di vista sociale e culturale, contestualizzando quello che succede al posto in cui è successo per comprenderlo, analizzarlo e spiegarlo. È autrice del blog Ecospiragli.
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