La casa ecologica protagonista alla Biennale dell’Architettura

La casa sostenibile è la grande protagonista della Biennale di Architettura in corso di svolgimento – fino al 21 novembre – a Venezia. Tramontata la stagione delle grandi trasformazioni urbane, accantonata almeno per ora la passione per le archistar, la crisi economica porta in prima piano un modo di progettare al servizio della comunità e del territorio. Che si ritrova, pur con diversi accenti, in buona parte dei 48 partecipanti tra studi, architetti, ingegneri e artisti provenienti dai cinque continenti. Con opere capaci al tempo stesso di soddisfare la crescente attenzione dei consumatori verso le tematiche ambientali e la necessità di ridurre i consumi energetici. Lo stesso slogan scelto per la 12esima edizione della manifestazione è indicativo dell’approccio prevalente: “People meet in architecture” punta l’attenzione sulle ricadute concrete della progettazione,  uno spirito lontano anni luce dagli eccessi del recente passato.

Un impianto di cogenerazione su cui sfrecciare a bordo degli skate

Tra le opere presenti al Padiglione Italia fa bella mostra la centrale di cogenerazione di Bressanone (a firma di Modus Architects), che consente di produrre energia elettrica, con il contestuale recupero dell’energia termica di scarto per finalità di teleriscaldamento. L’edificio è stato progettato per proporsi non come un semplice manufatto architettonico, ma come un nuovo luogo urbano fruibile da tutti: attraverso una rampa esterna, è possibile salire sulla copertura ed utilizzare questo spazio come campo da gioco, pista da skate o luogo di incontro. La rampa è stata costruita per porsi come il naturale prolungamento della passeggiata lungo il fiume Isarco. Il corpo principale, realizzato in cemento armato, contiene gli impianti per la generazione combinata di energia elettrica e calore che vengono immesse nella rete per l’alimentazione delle utenze.  Esternamente il volume presenta una doppia cortina di reti a maglie metalliche dai profili irregolari che avvolge l’involucro di cemento, trasformando l’edificio in una gabbia trasparente. Di sera la centrale si illumina, proponendosi come una sorta di scultura urbana. L’impronta ecologica della costruzione è confermata dalla presenza di un sistema perimetrale di luci led a tricromia, che consente all’impianto di cambiare colore secondo la produzione di energia elettrica dei motori: rosso, verde, giallo e blu.

Il legno sposa l’ambiente

Nel padiglione riservato alla Repubblica Cerca e a quella slovacca spicca l’allestimento interamente in legno realizzato dal designer Martin Rajnis, che mostra la straordinaria adattabilità di questo materiale all’ambiente circostante. Un invito a progettare in accordo con la natura, senza dare per scontato l’impiego di moderne tecnologie. L’allestimento è anche l’autobiografia di un designer tra i più prolifici degli ultimi decenni e che nel 1996 ha deciso di chiudere il suo Studio D.A. (autore di grandi progetti espositivi multimediali, come il padiglione dei trasporti per l’Expo del 1986) per puntare sulla strada dell’architettura sostenibile.

Tra gli eventi collaterali, la Fondazione Mudima propone “La sostenibile leggerezza dell’essere. La metafora dello spazio 2”, un percorso tra i lavori di 22 artisti presenti in mostra, impegnati a sviluppare connessioni artistiche speciali che interpretano la funzionalità dello spazio nelle sue connessioni antropologiche e culturali.