Il cemento trasparente italiano debutta in Cina
Grazie ai mix di materiali ecosostenibili e al nuovo cemento trasparente i.light® il padiglione italiano è stato giudicato uno dei migliori tra quelli presenti all’Expo 2010 di Shangai. Peccato che siano tecnologie trascurate in patria
3.774, 189 e 1.887: sono i numeri che hanno permesso all’Italia di conquistare la Cina all’ Expo di Shangai apertosi all’inizio di maggio.
Sono 3.774 i pannelli di cemento trasparente – 189 tonnellate totali – che ricoprono il 40% della superficie del padiglione italiano (1.887 metri quadri) rendendolo il più visto dell’Expo tanto che, nei giorni scorsi, il governo cinese ha mandato i militari a regolare il traffico dei visitatori, stimato in decina di migliaia al giorno.
Definito “una macchina bioclimatica ideale” dall’architetto Giampaolo Imbrighi - docente di Tecnologia dell’Architettura alla Sapienza di Roma e capo del progetto vincente tra 65 proposte – il padiglione Italiano risponde perfettamente al tema dell’Expo “better city, better life” grazie soprattutto all’impiego di materiali ecocompatibili, come il cemento trasparente.
Beninteso, cementi trasparenti non sono una novità: esistono da tempo con tecnologia e brevetti balcanici e del Nord Europa. Sono un conglomerato cementizio che ingloba fibre ottiche in percentuale variabile: in pratica mattoni che, se posti contro luce, lasciano filtrare la luce naturale o artificiale indipendentemente dallo spessore, grazie alle fibre ottiche che trasmettono le ombre delineando sulla superficie il profilo di ciò che si trova sul lato esterno. Una tecnologia con punti deboli, come il costo di produzione molto alto e la possibilità di riflettere la luce solo se perpendicolare alla superficie. Fino ad oggi, quindi, per caratteristiche e costi, questi materiali sono stati usati in modo limitato e prevalentemente per l’interior design.
Fino ad oggi appunto, quando la tecnologia italiana – che qui ha il nome di Italcementi Group e il volto di Stefano Cangiano, l’ingegnere del Centro Ricerca e Innovazione della multinazionale - ha creato un cemento trasparente utilizzando le resine plastiche.
Il cemento “di Shangai” basa le sue proprietà trasparenti su un composto di calcestruzzo e speciali resine plastiche inserite nel materiale cementizio, senza creare fessure o comprometterne la struttura. Le resine, di differenti colorazioni, interagendo con la luce artificiale e naturale, creano una luce calda e morbida all’interno del padiglione e un’immagine chiara e nitida all’esterno. Il nuovo materiale – che ha il nome d’arte di i.light® – è innovativo perché assicura il trasporto ottico di luce e immagini senza contenere fibre ottiche, ma “giocando” con una vasta serie di raggi di luce: le resine sono, infatti, in grado di sfruttare angolazioni di incidenza della luce superiori a quelle delle fibre ottiche. “Le resine inserite in questo impasto – spiega l’Ingegner Cangiano, “papà” di i.light® – hanno prestazioni di trasparenza migliori delle fibre ottiche, costano molto meno e consentono applicazioni su larga scala. Inoltre, il connubio tra cemento, additivi e resine favorisce l’isolamento termico e il risparmio energetico”.
Altri pregi di questo materiale sono, quindi, il basso costo – circa 10 volte meno del “tradizionale” cemento trasparente – e la lavorazione. Nonostante la complessità del materiale, infatti, questo cemento può essere gettato “in forme” direttamente in cantiere, riducendo ulteriormente i costi di gestione. Il punto debole? E’ anche questo tutto italiano: consiste nel coraggio di architetti e costruttori nazionali di sceglierlo per le applicazioni di tipo industriale, diventando così sperimentatori, oltre che innovatori. Un coraggio che nel nostro Paese latita un po’. Ma questa è un’altra storia, per oggi godiamoci il primato della tecnologia italiana, aspettando l’Expo 2015 di Milano.
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L'autore
Liliana Bossi
Liliana è giornalista pubblicista alla fine degli anni 90. Dal 2002 è iscritta all’Albo dei Giornalisti della Lombardia e collaboratrice de Il Sole24ore.com/job24. Si interessa di problematiche legate all’ambiente sociale e lavorativo oltre ad avere una passione per la tecnologia industriale e i suoi sviluppi ecocompatibili.
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