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Troppo metano e le città boccheggiano

Numerosi studi lo confermano: il metano contribuisce all'effetto-serra. L'efficientamento energetico è la chiave di volta per città più sostenibili

Scritto da il 16 aprile 2012 alle 8:15 | 4 Commenti

Troppo metano e le città boccheggiano

Un eccellente combustibile che però costa caro al nostro pianeta in termini di emissioni di gas serra. Si tratta del metano, comunemente impiegato nel settore domestico, nel terziario, nell’industria, per la produzione di energia elettrica e ancora per autotrazione. Vero è che a parità di energia prodotta questo gas naturale produce meno anidride carbonica (in media dal 25 al 40%) rispetto ad altri combustibili o carburanti di origine fossile. Un vantaggio che tuttavia non basta a considerarlo una fonte di approvvigionamento energetico “verde”.

«Se l’anidride carbonica è il gas serra più importante, a causa delle grandi quantità presenti in atmosfera, il metano, anche se presente in concentrazioni molto più basse, induce un effetto serra 25 volte maggiore – spiega Beniamino Gioli, ricercatore dell’Ibimet-Cnr -. Nei nostri dati, le emissioni di questo gas sono circa lo 0.6% di quelle di CO2, ma in virtù del maggiore Gwp (Global Warming Potential) che quantifica la capacità di un gas di creare effetto serra, il suo contributo arriva a pesare sul totale per il 15% rispetto all’anidride carbonica».

Piccole misure di immediata applicabilità possono però rallentare il riscaldamento globale, su cui il metano incide. Alcune indicazioni arrivano dallo studio pubblicato di recente su Science e coordinato da Drew Shindell, scienziato del Nasa Goddard Institute for Space Studies (Giss) di New York. Tra le strategie più utili gli scienziati includono il recupero delle fughe di metano dalle miniere di carbone, dagli impianti petroliferi e di gas naturale, l’ottimizzazione degli impianti per il trattamento delle acque reflue, una maggiore aerazione nelle risaie e la riduzione delle emissioni provenienti dal letame nelle aziende agricole e negli allevamenti. E ancora: la riduzione delle emissioni dalle discariche delle città e delle perdite lungo le condotte di gas.

Infatti se è vero che la fonte principale di inquinamento da metano proviene dal settore agricolo, oggi anche la qualità dell’ambiente urbano è a rischio a causa di questo gas serra. Conferme in tal senso arrivano da uno studio realizzato a Firenze e guidato proprio dal prof. Gioli con l’Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibimet-Cnr). A partire dal 2005, l’équipe di ricercatori ha monitorato i flussi di gas serra prodotti in città, pubblicandone di recente i risultati sulla rivista Environmental Pollution.

«L’impatto ambientale di questo gas, che in Italia rappresenta il principale combustibile da riscaldamento, si sviluppa attraverso due canali differenti- illustra Gioli -. In primo luogo, il metano che scorre nelle nostre condotte, arrivando nelle caldaie domestiche, viene trasformato, con la combustione, in CO2. Ma lo studio dimostra come le piccole perdite di metano, che avvengono nelle reti di distribuzione cittadina o nelle caldaie domestiche, generino un flusso diretto nell’atmosfera, che a sua volta crea un effetto serra addizionale».

Una situazione che diventa insostenibile soprattutto nei mesi invernali, con picchi di gelo sempre più frequenti anche nel nostro Paese. Allora è il riscaldamento domestico a diventare il maggiore responsabile dei gas serra «con un contributo che a Firenze raggiunge l’80% contro il 20% del traffico veicolare», sottolinea Gioli. Ben chiara la soluzione da adottare secondo l’esperto: «Di fronte a questi eventi climatici estremi gli investimenti in maggiore efficienza energetica degli edifici e delle reti sono quindi prioritari».


Commenti

Ci sono 4 commenti.

  • Renato Cappellari
    scrive il 01 gennaio 2016 alle ore 17:40

    Nella città di Udine gli autobus (9/10 linee) portano sulle fiancate la scritta :"NON INQUINARE.,.... USA L'AUTOBUS ECOLOGICO". Significa che gli autobus usano il metano come anche ,probabilmente quelli che trasportano i cittadini in tutta la vastissima provincia di Udine .Gli uni e gli altri sono gestiti da un'unica società ,( la SAF )ed il loro numero riguarda molte decine di vettori. Il servizio è paragonabile a quello della Svizzera per efficienza e puntualità. Il nostro condominio (15 piani) ha sostituito l'impianto ,da gasolio a metano, con il beneficio per i proprietari dello sconto del 65% da parte dello Stato ,quota rimborsabile in 10 anni. Immagino che anche le migliaia di nuovi SUV ,con potenze molto superiori alle auto sostituite , vadano a gasolio e/o metano. Sarà pure un risparmio energetico ma a quale prezzo se siamo caduti dalla padella nella brace ? Renato Cappellari-Udine

  • Max
    scrive il 21 gennaio 2016 alle ore 01:10

    La risposta tecnologica oggi c'e' e si chiama turbina con ossidatore, ovvero si puo' utilizzare un GAS anche senza bruciarlo, ossidandolo SENZA fiamma: vedi www.mec-system-eu.com

  • Stefano M.
    scrive il 29 gennaio 2016 alle ore 19:08

    E' vero, il metano in quanto tale è un gas serra e genera CO2 che è un altro gas serra ma penso che vadano aggiunte alcune considerazioni per evitare di fare di tutte le erbe un fascio e di fare paragoni che non rendono giustizia al nostro caro metano. Partiamo dalla convinzione ormai comune (spero!) che l'unica energia che abbiamo a disposizione è quella che deriva dalla nostra stella (Il sole), o quotidianamente o immagazzinata nei combustibili fossili, e' sempre la medesima fonte. Quindi il problema da porre è: quali sono i modi migliori per immagazzinare tale energia e renderla disponibile all'uomo per poi rigenerare il combustibile o il vettore di tale energia? Chiaro che usando i combustibili fossili con molecole complesse (quindi non metano o idrogeno) difficilmente riusciremo a rigenerare il combustibile e verranno nel tempo probabilmente abbandonati. In tale ottica invece il metano e l'idrogeno possono essere utilizzati e poi rigenerati attraverso reazioni chimiche piuttosto semplici (si vedano gli studi dell'ENEA). Questo rende il metano non più un combustibile fossile ma una fonte rinnovabile che può essere prodotta, ossidata, rigenerata sottraendo CO2 nuovamente all'ambiente in un cerchio continuo, fungendo anche da accumulatore di energia quando opportunamente stoccato. A differenza dell'idrogeno poi il metano ha meno problematiche di trasporto, i metanodotti sono già una realtà, mentre gli idrogenodotti no. Il confronto con il panorama completamente elettrico diventa una bella sfida. Ad oggi l'immagazzinamento avviene con batterie che devono poi essere a loro volta rigenerate non a costo zero. In definitiva penso che in prospettiva sia ormai obsoleto il confronto metano con gli altri combustibili fossili ma che diventerà invece una sfida quella fra il metano e le batterie elettriche come accumulatori di energia.

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L'autore

Giovanna Lodato

Web editor. Formazione umanistica alle spalle, ha collaborato con diverse testate on line. Ha scritto di cultura, arte, musica ma anche di cronaca e politica, fino ad approdare all'ambiente. Da quasi due anni ecologia nonché i temi legati alla green economy e all'edilizia verde la fanno da padrone nella sua produzione giornalistica.


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