Tre soluzioni al vaglio per risolvere il problema delle ecoballe
La questione dei rifiuti stoccati accumulati durante la crisi in Campania deve essere risolta per non provocare conseguenze economiche e sociali
Sei o sette anni fa una parola, in realtà non proprio felice nella sua etimologia, rimbalzava di frequente nelle pagine dei giornali e nei discorsi della gente. Poi, come spesso capita in Italia, tanto silenzio. La domanda è ora quindi: dove sono finite le famose ecoballe, ossia le milioni di tonnellate di rifiuti tritovagliati che si sono accumulati nel corso del periodo più nero dell’emergenza in Campania di alcuni anni fa? La risposta che è arrivata direttamente dal ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, è che le ecoballe sono ancora là dove erano ancora anni fa e andrebbero portate via al più presto, per evitare pesanti conseguenze (anche economiche).
Il ministro ha infatti messo in luce come, a seguito dell’emergenza rifiuti che ha interessato la regione Campania, tra il 2000 e il 2009 sono state accumulate circa 5 milioni di tonnellate di rifiuti, suddivisi in circa 4 milioni di ecoballe, stoccate in 22 siti la cui gestione è affidata a società provinciali che provvedono anche a corrispondere i canoni di locazione per gli 11 siti di proprietà privata. Il problema più urgente, al momento è che, la mancata rimozione delle ecoballe espone, oltre a un impatto sull’ambiente e sulla salute, al possibile pagamento di una sanzione che potrà essere irrogata all’Italia dalla Corte di giustizia dell’Unione europea per inadempimento degli articoli 4 e 5 della direttiva 2006/12/CE relativa alla gestione dei rifiuti nella regione Campania.
Secondo gli uffici del Ministero sono tre le ipotesi in ballo: la prima, che non piacerà sicuramente agli ambientalisti, prevede la realizzazione di un impianto di termovalorizzazione dedicato nel Comune di Giugliano (NA). Ma lo stesso Galletti si dimostra scettico a proposito: la soluzione richiede 3 anni per la costruzione dell’impianto e ben 14 anni, cioè entro il 2033, per il completo smaltimento delle ecoballe e sconta le perplessità della popolazione residente.
La seconda ipotesi, cambia notevolmente le carte in tavola, perché ne prevede lo smaltimento presso impianti di termovalorizzazione esistenti in Italia e all’estero, con un costo di circa 800 milioni di euro e una durata di circa 10 anni. Infine l’ultima ipotesi in campo è probabilmente la più probabile, perché si basa un approccio diversificato in rapporto alla dimensione dei siti dove sono attualmente detenute le ecoballe. Per quello più grande (Taverna del Re-Villa Literno) si prevede la messa in sicurezza permanente dei rifiuti così come già avviene in altri paesi d’Europa (per esempio in Germania, a Karlsruhe). Il sito di stoccaggio sarebbe trasformato in una discarica a norma con impermeabilizzazione della falda, captazione del biogas prodotto e copertura delle ecoballe con strutture definitive. Contestualmente, per le rimanenti, dovrebbe avviarsi la tanto contestata termovalorizzazione. Questa soluzione integrata avrebbe un costo di circa 280 milioni di euro e un tempo di realizzazione piuttosto contenuto, di circa 3 anni, dunque probabilmente in tempo utile per evitare o quantomeno limitare le multe di Bruxelles.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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