Riciclo
Rifiuti, così il settore evolve da problema in business
Secondo uno studio della Commissione europea a frenare il comparto è il mancato rispetto delle regole Ue
I rifiuti nell’Unione europea rappresentano un business da 42 miliardi di euro. Frenato, però, dal mancato rispetto delle regole Ue. Secondo uno studio della Commissione europea, infatti, se si desse pienamente attuazione alla normativa comunitaria sui rifiuti si potrebbero ottenere due benefici: un risparmio per le casse pubbliche di 72 miliardi di euro e un giro di fatturato aggiuntivo per le imprese del settore di 42 miliardi di euro. Basti pensare che secondo uno studio del gruppo Veolia ogni anno vengono prodotti nel mondo 4 miliardi di tonnellate di rifiuti, buona parte dei quali di provenienza industriale: le aziende presenti in Italia generano ogni anno 36,6 milioni di tonnellate di rifiuti, che affiancano a 32,4 milioni di tonnellate di quelli urbani (550 chilogrammi pro-capite) e a 52,3 milioni del settore edile.
Un business da implementare
Lo studio europeo delinea i risultati che si potrebbero ottenere se la legislazione venisse correttamente attuata, in particolare in paesi come Cipro, Germania, Irlanda, Italia e Paesi Bassi. Nel 2008 il fatturato del comparto gestione e riciclaggio ammontava in Europa a 145 miliardi di euro (circa l’1% del pil Ue), con due milioni di occupati. Ma, se la nuova legislazione venisse rispettata ovunque nell’Unione, si potrebbero avere in tutto circa 2,4 milioni di posti di lavoro, per un fatturato annuo complessivo di 187 miliardi di euro.
Gli ostacoli
Secondo Bruxelles, sono molteplici i problemi che hanno causato questa situazione. Ad esempio, il fatto che troppo spesso i prezzi non rispecchiano il costo reale di smaltimento dei rifiuti. Inoltre, molti stati europei non possono contare su infrastrutture adeguate per raccolta differenziata, riciclaggio e recupero. Infine, mancano controlli sistematici e meccanismi automatici di rispetto degli obblighi cui attenersi. Cosa che rende complicato lo sviluppo del business nella gestione dei rifiuti, i cui operatori non possono ancora contare su dati affidabili e certi.
Le soluzioni
Per quanto riguarda le azioni da intraprendere, lo studio Ue suggerisce in primo luogo di attuare al meglio il principio “chi inquina, paga”, con un aumento dei costi di smaltimento. Ma anche di rafforzare le ispezioni e di potenziare il ruolo dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea). I risultati dello studio passeranno ora nelle mani della Commissione, incaricata di stilare una tabella di marcia per risolvere al meglio la situazione.
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L'autore
Luigi Dell'Olio
Luigi dell'Olio, giornalista pugliese free-lance, vive a Milano, dove si occupa di temi legati all'economia, alla tecnologia e alle energie rinnovabili.
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