trivelle
Referendum trivelle: è polemica sulla scelta della data
Il 17 aprile la data del referendum sulle trivelle ma, per la società civile, è uno spreco di denaro non accorpare tutto nelle amministrative
Istituire un election-day unico e dare più tempo a chi voterà di informarsi per bene sulla questione trivelle. Questa è, in sintesi, la richiesta fatta al presidente della Repubblica Mattarella da associazioni ambientaliste, sociali e studentesche, organizzazioni sindacali, comitati e testate giornalistiche rispetto alla decisione del governo di convocare il referendum sulle trivelle il 17 aprile e non in un un’unica data insieme alle elezioni amministrative. La voce è unica a partire da Legambiente, Wwf, Greenpeace fino ad arrivare ai vari comitati del popolo ‘No-Triv’, Adusbef, Arci, Federazione italiana media ambientali, Filt-Cgil Roma e Lazio, Fiom-Cgil, Giornalisti nell’Erba, Green Cross Italia, Slow Food Italia, Touring Club Italiano, Unione degli Studenti, Unione degli Universitari. “Il motivo primo per cui avanziamo tale richiesta – si legge nella lettera al Presidente della Repubblica – è per favorire e salvaguardare la democrazia e la partecipazione, che dovrebbero caratterizzare un voto popolare, quale quello di un referendum abrogativo, per di più su un tema così importante che riguarda la tutela dell’ambiente e lo sviluppo energetico ed economico del nostro Paese”.
Istituire un’unica giornata di voto significherebbe risparmiare tra i 350 e i 400 milioni di euro, un quantitativo di denaro pubblico enorme, che potrebbe essere impiegato per meglio garantire diritti essenziali alla popolazione italiana, inoltre la presidente di Legambiente Rossella Muroni fa notare come “sulle trivelle, dinanzi alla Corte costituzionale pendono ancora due conflitti di attribuzione, la cui ammissibilità verrà decisa a breve. Qualora il giudizio della Corte dovesse essere positivo, il referendum potrebbe svolgersi su tre quesiti e non solo su uno. Questo elemento però il Governo non lo ha proprio considerato e adesso si rischia anche il paradosso che gli italiani, dopo il 17 aprile, potrebbero essere nuovamente chiamati a votare, sullo stesso tema, in una terza data, con ulteriore spreco di risorse”. Secondo Andrea Boraschi, responsabile della campagna Clima ed Energia di Greenpeace, la decisione di fissare il referendum il 17 aprile sarebbe anti democratica e attacca Renzi scrivendo “È chiarissima la sua volontà di scongiurare il quorum referendario, non importa se così si sprecano centinaia di milioni degli italiani per privilegiare i petrolieri”
Stabilire di andare al voto in tempi così ravvicinati non permetterebbe di condurre un’adeguata campagna referendaria e di conseguenza non consentirebbe agli elettori l’adeguata informazione sul referendum. Nei giorni scorsi Greenpeace ha lanciato una petizione per chiedere a Renzi e Alfano un unico “election day”, che ha raccolto in brevissimo tempo oltre 70 mila firme. Greenpeace auspica ora che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, cui spetta l’atto ultimo di indizione del referendum, respinga la data proposta dal governo per consentire una votazione effettivamente democratica. Clicca per firmare la petizione.
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L'autore
Eleonora L. Moscara
Eleonora L. Moscara, freelance leccese. Inizia a lavorare come giornalista nel 2008 nella redazione tg di un'emittente televisiva locale. Fino ad oggi ha collaborato con diverse testate: dalla carta stampata al web e uffici stampa di vario genere. Si occupa prevalentemente di ambiente e cultura. Scrive sul Nuovo Quotidiano di Puglia e sulla rivista Salento Review. Per Tekneco coordina la redazione web e si occupa della gestione del social media management.
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