Pneumatici a fine vita, il nodo dei controlli
I buchi neri del sistema
Photo: Air Force
Con questo articolo Si completa l’inchiesta avviata ieri
Per quanto riguarda le società consortili a cui, come previsto dall’art. 228 del D.Lgs 152 del 2006, i produttori e gli importatori possono aderire per adempiere agli obblighi imposti dal D.Lgs in questione, nel 2009 è stata istituita Ecopneus scpa. Società senza scopo di lucro creata dai sei principali produttori e importatori di pneumatici che sarà uno dei principali responsabili della gestione di un Sistema Nazionale integrato per la raccolta, il trattamento e il recupero degli pneumatici fuori uso su tutto il territorio italiano.
Ecopneus, però, non si occuperà in prima persona delle attività inerenti la raccolta, il trattamento e il recupero degli Pfu, ma privilegerà un’ottica di collaborazione con le aziende già attive e operanti sul territorio.
Abbiamo chiesto a Giovanni Corbetta, direttore generale di Ecopneus quale specifico aspetto dovrebbe regolamentare, una nuova normativa sugli pneumatici che invece l’attuale (TU art. 228) non regolamenta «Eventuali miglioramenti del decreto saranno visibili solo con l’avvio a regime di tutte gli aspetti del Sistema e dopo un periodo di rodaggio delle varie componenti della filiera. Con la sua struttura attuale, l’impostazione data dal Legislatore risponde adeguatamente a tutti gli aspetti della gestione a livello nazionale dei pneumatici fuori uso», spiega.
I controlli sono pochi
Ci è sembrato rilevante capire come fosse tecnicamente possibile far perdere traccia degli pneumatici fuori uso. In quanto rifiuti, devono essere accompagnati da un formulario di identificazione del rifiuto, appunto, in cui tra le varie voci viene anche specificato il codice Cer (codice europeo di identificazione del rifiuto) che per gli pneumatici è il 16.01.03.
Un gommista, che preferisce non essere citato, ci confessa che se si vuol imbrogliare i modi ci sono. Uno di questi consiste nel far uscire dal negozio gli pneumatici fuori uso come pneumatici usati (i quali non sono considerati rifiuti perché possono essere riutilizzati) con una bolla di accompagnamento in cui viene riportata la dicitura di “Pneumatici da ricostruzione scarto da negozio”. I controlli sono quasi inesistenti, anche se basterebbe incrociare i dati di fatture di acquisto con i formulari di trasporto.
Non soddisfatti abbiamo chiesto conferma a Francesco Servino, reporter esperto del settore rifiuti, come si possono far sparire gli pneumatici fuori uso, mandandoli in discarica invece che nei centri di recupero. Lui ha risposto «dalle mie parti questo compito è premura delle ditte in odore di camorra, che passano con i furgoncini dai gommisti, fanno il carico di pneumatici e li vanno a sversare in una delle tante cave o nelle case abusive non più edificabili adibite a deposito illegale di rifiuti pericolosi. O vengono sotterrati o bruciati dai rom (che vengono pagati per farlo). Il come finiscano nelle discariche a norma è spiegabile col fatto che i gommisti, così come altre categorie di lavoratori, si limitano semplicemente a stringere accordi con le ditte che si occupano dello smaltimento dei rifiuti speciali, ma molte di queste ditte sono colluse con la criminalità, che detiene in massima parte la gestione del ciclo di raccolta urbano dei rifiuti (come confermato tra l’altro dal Cda dell’Asìa in più di un’occasione)». Conclude sottolineando che: «tra i vari camion che vanno a sversare nelle discariche, si nascondono spesso anche quelli pieni di rifiuti speciali come i copertoni delle auto: per mascherarne il contenuto vengono ricoperti da normali rifiuti urbani non pericolosi. A Terzigno scoprimmo questo giochetto “sondando”, letteralmente, il contenuto dei camion con dei bastoni. Senza contare che alcuni camion erano privi di assicurazione (in alcuni casi era addirittura contraffatta)».
Corbetta spiega che la dispersione delle informazioni nella catena produttore- gommista- consumatore finale- recupero «può avvenire in qualsiasi punto della filiera, ed è per questo che il Sistema di gestione integrato a livello nazionale di Ecopneus prevede l’individuazione di tutti i punti di generazione del pneumatico rifiuto e un puntuale sistema di rendicontazione e monitoraggio in tutti i passaggi per la filiera, per assicurare un corretto incanalamento del materiale all’interno dei flussi di recupero». Per poi aggiungere: «La tentazione, da parte di soggetti che non operano nella legalità, di disfarsi degli Pneumatici Fuori Uso in loro possesso deriva in prima istanza da una questione economica. Come per qualunque altra tipologia di rifiuto, la loro corretta gestione ha dei costi, il che porta ad occultare questi materiali senza preoccuparsi delle conseguenze ambientali ed economiche che da questi comportamenti illegali derivano».
L’importanza del riciclo
In Italia sebbene sembri sottovalutata l’importanza di un corretto riciclo, in realtà è essenziale. Quando chiediamo a Gemma Salvatori, del Consorzio Argo, di spiegarci il riutilizzo delle materie prime seconde che vengono fuori dagli pneumatici fuori uso, lei afferma che: «è possibile recuperare sia materia prima che energia. Dal loro riciclo non si ottengono altri pneumatici ma fibre tessili, acciaio, granulato e polverino di gomma che possono essere utilizzati per la realizzazione di prati sintetici a uso sportivo, per creare pavimenti che attutiscono i colpi di caduta (da utilizzare nelle scuole e nei parchi giochi), con impieghi nelle piste di atletica, nei campi da tennis, nell’arredo urbano attraverso la realizzazione di cordoli stradali e antivibranti ferroviari, nei pavimenti in gomma delle scuderie, negli asfalti, nei pigmenti per gli inchiostri, nelle opere di isolamento in edilizia, per le passerelle pedonali da spiaggia, risparmiando, così, una notevole quantità di risorse naturali con una riduzione dell’impatto ambientale davvero incredibile».
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L'autore
Anna Simone
Anna Simone è una Sociologa Ambientale e si occupa di tematiche ambientali dal punto di vista sociale e culturale, contestualizzando quello che succede al posto in cui è successo per comprenderlo, analizzarlo e spiegarlo. È autrice del blog Ecospiragli.
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