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Pmi: l’innovazione passa dalla Rete

I Contratti di Rete vengono sempre più adottati dalle imprese, in particolare da quelle della green economy. Ma quali sono le motivazioni che spingono le Pmi a "fare sistema"?

Scritto da il 23 marzo 2012 alle 8:10 | 0 commenti

Pmi: l’innovazione passa dalla Rete

Photo: Confindustria Fermo


Ricerca, efficienza energetica, ambiente. Queste soltanto alcune delle tipologie di Contratto di Rete oggi più diffuse. Tra le regioni prime ad adottare il nuovo strumento aggregativo fra imprese compare la Puglia che, con 11 Contratti in attivo, si piazza prima nel Mezzogiorno e quinta in Italia. Nel Bel Paese si contano 214 Reti stabili d’Impresa, per un totale di 1.063 realtà imprenditoriali interessate.

Di cosa si tratta

Il Contratto di Rete permette l’interazione tra imprese appartenenti a regioni diverse che vanno così a condividere progetti di sviluppo in merito a beni e processi produttivi. Disciplinate dalla legge 122/2010, le Reti vengono dotate di codice fiscale e possono iscriversi al Registro delle Imprese della Camera di Commercio. Se Consorzi e le Società Consortili prevedono un impegno di medio-lungo termine e la nascita di una nuova organizzazione, la Rete rappresenta una collaborazione circoscritta, finalizzata alla realizzazione di dati progetti.

Vantaggi

In un sistema di mercato sempre più competitivo la collaborazione tra imprese rappresenta una strategia in ascesa. Una ricerca dell’Unione Europea conferma come l’accesso a nuovi mercati e l’ampliamento della gamma di prodotti e servizi offerti siano tra le principali ragioni che spingono le aziende a mettersi insieme. Importanti poi, nella scelta della collaborazione, fattori quali la riduzione dei costi, l’accesso a nuove tecnologie e l’incremento della capacità produttiva.

«Visto il basso numero di investimenti diretti italiani all’estero – commenta Domenico Palmieri, presidente dell’Aip-Associazione Italiana Politiche Industriali – i Contratti di Rete possono davvero costituire uno strumento utilissimo per fare internazionalizzazione del sistema Italia oltre che una ottima occasione per uscire dalla crisi».

Più innovazione

É comprovato: “fare rete” favorisce l’innovazione. Già nel 1996 il professor Woody Powell, docente di sociologia all’Università di Stanford (California), in una ricerca dimostrava come le imprese biotecnologiche più attive nelle collaborazioni inter-aziendali fossero più propense ad innovarsi e a produrre un maggior numero di brevetti.

«La Rete è una delle strade percorribili, per le piccole imprese che sono oltre il 95% dell’intero sistema imprenditoriale italiano, per unirsi e diventare più concorrenziali – spiega Gianluca M. Esposito, direttore generale per le piccole e medie imprese e gli enti cooperativi del Ministero dello Sviluppo Economico -. Il competitor non ha più il volto dell’impresa dirimpettaia ma di quella straniera, che opera nello stesso campo e che si può fronteggiare, agendo indirettamente sulla leva dimensionale, proprio attraverso l’aggregazione, la condivisione di contenuti innovativi e lo scambio di informazioni».


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L'autore

Giovanna Lodato

Web editor. Formazione umanistica alle spalle, ha collaborato con diverse testate on line. Ha scritto di cultura, arte, musica ma anche di cronaca e politica, fino ad approdare all'ambiente. Da quasi due anni ecologia nonché i temi legati alla green economy e all'edilizia verde la fanno da padrone nella sua produzione giornalistica.


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