Dibattito
L’Italia deve scommettere sull’economia circolare
La filiera del riciclo e del riuso si è fatta sentire in occasione del recente Forum Rifiuti. Ribadendo il no alla costruzione di nuovi inceneritori
In un momento in cui si torna a parlare prepotentemente di inceneritori, per via della proposta del Governo, il mondo del riciclo e del riuso torna a farsi sentire. Il Forum Rifiuti, la due giorni promossa da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club è stata infatti l’occasione per ribadire l’importanza di una piena attuazione dell’economia circolare. Che al momento è ancora lontana: nel nostro Paese la gestione dei rifiuti urbani è ancora molto legata all’uso della discarica, nel centro sud mancano ancora gli impianti per trattare e avviare a riciclo i rifiuti, le politiche nazionale di prevenzione latitano e i rifiuti speciali, anche pericolosi, continuano a finire troppo spesso nelle maglie delle ecomafie e della criminalità ambientale.
Eppure l’Italia ha oggi tutte le carte in regola per fare da capofila nell’economia circolare europea grazie alle sempre più numerose esperienze di gestione sostenibile dei rifiuti fondate su riciclaggio, raccolte differenziate domiciliari, sistemi di tariffazione puntuale, politiche di riuso e prevenzione. Con vantaggi non solo da un punto di vista ambientale ma anche economico. Un confronto effettuato dall’istituto di ricerca Meriam Research su due imprese del ciclo dei rifiuti (una che gestisce un impianto di termovalorizzazione di nuova costruzione e una che cura un impianto di compostaggio e digestione anaerobica) evidenzia infatti come a ogni occupato nell’impianto di incenerimento corrispondono tre occupati in quello di compostaggio.
Non solo: gli oneri finanziari al servizio dell’investimento per la costruzione del termovalorizzatore (400 milioni di euro) e la sua gestione (15 milioni di euro annui) sono molto rilevanti e assorbono metà del risultato economico lordo. In definitiva il costo di conferimento sopportato dalle amministrazioni locali per tonnellata conferita è mediamente di 103 euro per l’incenerimento (e senza il contributo dei certificati verdi sarebbe almeno sino a 115 euro), e di 83 euro per il compostaggio.
“Nonostante tante buone pratiche ed esperienze di successo l’Italia non riesce a superare completamente l’emergenza rifiuti, perché purtroppo non esiste una politica nazionale che punti con decisione sull’economia circolare – ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Stefano Ciafani -. Questo settore oggi non viene considerato nelle politiche governative, e lo dimostra anche la recente pubblicazione della bozza di decreto sull’incenerimento dei rifiuti in attuazione dell’articolo 35 del decreto Sblocca Italia che prevede 12 nuovi inceneritori in Italia e che andrebbe sostituito con un nuovo testo per promuovere l’economia circolare sul territorio nazionale. L’Italia ha invece un gran bisogno di politiche e impianti per il riuso e il riciclaggio e di un nuovo sistema di incentivi e disincentivi che rendano la prevenzione e il riciclo più convenienti, anche economicamente, rispetto al recupero energetico e allo smaltimento in discarica”.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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