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Le applicazioni industriali delle alghe/seconda parte | Tekneco

Le applicazioni industriali delle alghe/seconda parte

Come si usano e con quali rischi le alghe nelle applicazioni di tipo industriale. Prosegue l'inchiesta di Tekneco.

Scritto da il 22 aprile 2011 alle 9:54 | 2 Commenti

Le applicazioni industriali delle alghe/seconda parte

Photo: Loriz


Si conclude l’approfondimento avviato con l’articolo di ieri

L’effetto benefico sulla salute umana deriva dalla presenza nelle alghe di fibre, proteine​​, sali minerali, acidi grassi polinsaturi, sostanze con proprietà antiossidanti, tra cui carotenoidi, polifenoli, vitamine. Partendo da questo assunto le industrie del settore, farmaceutico, alimentare, mangimistico, cosmetico, erboristico, nutraceutico, stanno investendo molto.

Come si legge da uno studio del Dipartimento Seameg, dell’Università di Foggia, per l’industria mangimistica le produzioni di ceppi microalgali, rivestono particolare importanza per l’avannotteria, i molluschi bivalvi, gli alimenti per il bestiame ricchi di omega3 e omega6, e gli integratori a uso mangimistico. Per l’industria alimentare la presenza, nelle alghe, di sostanze come il b-carotene, viene utilizzato come colorante alimentare e integratore dietetico; il glicerolo è usato negli alimenti, nei cibi e nelle bevande. Per l’industria farmaceutica le alghe rivestono interesse per gli acidi grassi polinsaturi ad elevato valore fisiologico come ad esempio l’Epa (acido eicosapentaenoico) e il Dha (acido docosaesaenoico) per i loro potenziali effetti antitumorali e per la produzione di diagnostici avanzati come le ficobiliproteine per la realizzazione di biosensori.

Come ci conferma Barbara Pacchetti, managing director della Sochim (azienda di ricerca e commercializzazione di materie prime di origine naturale, per il settore nutrizionale, dietetico, alimentare, farmaceutico e cosmetico) «trattiamo alghe per il settore nutraceutico, con applicazione appunto nella formulazione di integratori alimentari e alimenti funzionali lo scopo infatti è ottenere dalle “alghe”, selezionate dalle diverse specie e dai diversi mari di provenienza, degli estratti concentrati, titolati e standardizzati per gli usi funzionali». Gli alimenti funzionali producono effetti vantaggiosi sulla salute, superiori a quelli degli alimenti tradizionali sia per il mantenimento dello stato di salute, sia per la riduzione di eventuali patologie.  Barbara Pacchetti precisa che, « a seconda della specie di alghe (alghe brune, tipo fucus o alscoplyllus ma anche laminarie) si possono avere profili di fitocomplesso e attivi molto diversi. Al momento le più interessanti sono Ascophyllum per il contenuto in iodio, fucoidani, polifenoli e alginati; Laminaria per il contenuto in polisaccardi e potassio; Fucus per il contenuto in iodio». Prosegue affermando che:«prevalentemente i target di applicazione funzionale sono il controllo del peso (per l’attività termogenica); l’immuno-stimolazione ed effetti antinfiammatori per le articolazioni; l’integrazione specifica di iodio ed altri minerali; l’integrazione di fibre e polisaccaridi a cui si affianca un’applicazione specifica nella “riduzione del contenuto in sale” come esaltatori di sapidità».

I tempi per le applicazioni industriali

Al  Mario Tredici, docente dell’Università degli Studi di Firenze e uno dei più importanti ricercatori europei sul tema, abbiamo domandato in quale settore industriale le microalghe avranno un’applicazione maggiore nei prossimi 5/10 anni, e lui ha risposto che: «per primi cosmesi, acquacoltura e integratori alimentari (perché sono già settori attivi), poi quello della mangimistica (tra 5-10 anni) e infine alimenti e biocombustibili (ma non prima di dieci anni)». Prosegue precisando che si possono fare solo delle previsioni basandosi sullo « sviluppo della tecnologia in funzione di quelli che so essere i suoi limiti, l’interesse commerciale che le alghe hanno sollevato e la capacità della scienza di grandi balzi in avanti quando vi si dedicano risorse umane e di capitali».

Relativamente all’ottimismo per la diffusione delle applicazioni industriali delle microalghe nel settore Paolo Bombelli sintetizza che: «nel breve termine, sono sicuramente ottimista sulla diffusione delle applicazioni industriali delle microalghe relativamente ad applicazioni ad alto valore (per esempio le microalghe come integratori alimentari, fonte di pigmenti e foraggi). Nel lungo termine, sono altrettanto ottimista nel vedere applicazioni industriali delle microalghe alle energie alternative ma questo deve coincidere con un uso più consapevole delle nostre risorse energetiche[…]direi che renewable energies can not power consumable societies».

L’effetto benefico sulla salute umana deriva dalla presenza nelle alghe di fibre, proteine​​, sali minerali, acidi grassi polinsaturi, sostanze con proprietà antiossidanti, tra cui carotenoidi, polifenoli, vitamine. Partendo da questo assunto le industrie del settore, farmaceutico, alimentare, mangimistico, cosmetico, erboristico, nutraceutico, stanno investendo molto.

Come si legge da uno studio del Dipartimento Seameg, dell’Università di Foggia, per l’industria mangimistica le produzioni di ceppi microalgali, rivestono particolare importanza per l’avannotteria, i molluschi bivalvi, gli alimenti per il bestiame ricchi di omega3 e omega6, e gli integratori a uso mangimistico. Per l’industria alimentare la presenza, nelle alghe, di sostanze come il b-carotene, viene utilizzato come colorante alimentare e integratore dietetico; il glicerolo è usato negli alimenti, nei cibi e nelle bevande. Per l’industria farmaceutica le alghe rivestono interesse per gli acidi grassi polinsaturi ad elevato valore fisiologico come ad esempio l’Epa (acido eicosapentaenoico) e il Dha (acido docosaesaenoico) per i loro potenziali effetti antitumorali e per la produzione di diagnostici avanzati come le ficobiliproteine per la realizzazione di biosensori.

Come ci conferma Barbara Pacchetti, managing director della Sochim (azienda di ricerca e commercializzazione di materie prime di origine naturale, per il settore nutrizionale, dietetico, alimentare, farmaceutico e cosmetico) «trattiamo alghe per il settore nutraceutico, con applicazione appunto nella formulazione di integratori alimentari e alimenti funzionali lo scopo infatti è ottenere dalle “alghe”, selezionate dalle diverse specie e dai diversi mari di provenienza, degli estratti concentrati, titolati e standardizzati per gli usi funzionali». Gli alimenti funzionali producono effetti vantaggiosi sulla salute, superiori a quelli degli alimenti tradizionali sia per il mantenimento dello stato di salute, sia per la riduzione di eventuali patologie.  Barbara Pacchetti precisa che, « a seconda della specie di alghe (alghe brune, tipo fucus o alscoplyllus ma anche laminarie) si possono avere profili di fitocomplesso e attivi molto diversi. Al momento le più interessanti sono Ascophyllum per il contenuto in iodio, fucoidani, polifenoli e alginati; Laminaria per il contenuto in polisaccardi e potassio; Fucus per il contenuto in iodio». Prosegue affermando che:«prevalentemente i target di applicazione funzionale sono il controllo del peso (per l’attività termogenica); l’immuno-stimolazione ed effetti antinfiammatori per le articolazioni; l’integrazione specifica di iodio ed altri minerali; l’integrazione di fibre e polisaccaridi a cui si affianca un’applicazione specifica nella “riduzione del contenuto in sale” come esaltatori di sapidità».

I tempi per le applicazioni industriali

Al  Mario Tredici, docente dell’Università degli Studi di Firenze e uno dei più importanti ricercatori europei sul tema, abbiamo domandato in quale settore industriale le microalghe avranno un’applicazione maggiore nei prossimi 5/10 anni, e lui ha risposto che: «per primi cosmesi, acquacoltura e integratori alimentari (perché sono già settori attivi), poi quello della mangimistica (tra 5-10 anni) e infine alimenti e biocombustibili (ma non prima di dieci anni)». Prosegue precisando che si possono fare solo delle previsioni basandosi sullo « sviluppo della tecnologia in funzione di quelli che so essere i suoi limiti, l’interesse commerciale che le alghe hanno sollevato e la capacità della scienza di grandi balzi in avanti quando vi si dedicano risorse umane e di capitali».

Relativamente all’ottimismo per la diffusione delle applicazioni industriali delle microalghe nel settore Paolo Bombelli sintetizza che: «nel breve termine, sono sicuramente ottimista sulla diffusione delle applicazioni industriali delle microalghe relativamente ad applicazioni ad alto valore (per esempio le microalghe come integratori alimentari, fonte di pigmenti e foraggi). Nel lungo termine, sono altrettanto ottimista nel vedere applicazioni industriali delle microalghe alle energie alternative ma questo deve coincidere con un uso più consapevole delle nostre risorse energetiche. Concludo con uno slogan: renewable energies can not power consumable societies».


Commenti

Ci sono 2 commenti.

  • silvia
    scrive il 14 maggio 2011 alle ore 13:29

    Potrei avere informazioni circa le norme che regolano la produzione e commercializzazione di microalghe per cosmesi e integratori alimentari? Grazie. Cordiali saluti. Silvia

  • Anna Simone
    scrive il 15 maggio 2011 alle ore 14:54

    Salve Silvia, ho contattato un esperto del settore, il dott. Giuseppe Palmiotto, per rispondere in modo esaustivo e chiaro alla sua richiesta. Queste le informazioni raccolte: Le microalghe per uso alimentare rientrano nella disciplina degli integratori alimentari, armonizzata a livello europeo. Possono essere utilizzate solo quelle autorizzate e che hanno una storia d'uso significativo nel territorio dell'Unione Europea, antecedente al 1997. Da questa data in poi ogni alimento (dai frutti agli estratti vegetali) che non ha tale requisito legale è considerato un “novel food" e per poter essere ammesso al commercio deve prima superare un'approvazione da parte dell'Efsa, l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare (http://goo.gl/lD97I). Ciò significa che se un'azienda vuole introdurre un nuovo alimento, ad esempio un frutto secco, sul nostro mercato, non è rilevante che questo sia tradizionalmente consumato in altri paesi (ad es. in Brasile, Asia, ecc.) o che sia sicuro per la salute: se non c'è storia di consumo antecedente al 1997, bisogna attendere prima l’ok dell'EFSA. I riferimenti normativi li trova sul sito del Ministero della Salute, sezione Integratori Alimentari (http://goo.gl/Sw02Y) Simile è il caso dei cosmetici: tutti gli ingredienti in essi presenti sono inseriti in una lista positiva autorizzata, da cui attingere per le formulazioni, e che fa riferimento a un Index internazionale detto Registro INCI. Per quanto riguarda i riferimenti normativi per i cosmetici può rivolgersi all'UNIPRO, l'associazione italiana che collega tutte le principali aziende del settore (http://goo.gl/yu4AX), oppure all’INCI, International Nomenclature of Cosmetic Ingredients. Saluti Anna Simone

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L'autore

Anna Simone

Anna Simone è una Sociologa Ambientale e si occupa di tematiche ambientali dal punto di vista sociale e culturale, contestualizzando quello che succede al posto in cui è successo per comprenderlo, analizzarlo e spiegarlo. È autrice del blog Ecospiragli.


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