Last minute market, il rifiuto diventa risorsa
Un’economia più civile che elimina gli sprechi nella catena di distribuzione
Applicando il modello della “Teoria dei giochi”, il progetto Last Minute Market mette un freno alla lunga catena di sprechi e dà il via libera al recupero dei beni, destinati a rimanere invenduti nel circuito commerciale tradizionale. Economia, matematica e antropologia insieme, per l’obiettivo “spreco zero”.
L’iniziativa
Sembra la scoperta dell’acqua calda o meglio “tiepida” come afferma Andrea Segrè ideatore del progetto Last minute market, economista e preside della facoltà di agraria dell’Università di Bologna. E’, invece, una strada imprenditoriale vincente, che permette dal 2003 di organizzare il recupero dei beni di qualità, che a causa di difetti come data di scadenza ravvicinata, le confezioni imperfette o leggermente danneggiate, sarebbero destinati a finire tra i rifiuti. Cibo, prodotti farmaceutici e libri, vengono salvati dalle discariche e destinati a chi non può permettersi di comprali.
Il meccanismo
Iniziano la partita le aziende o gli enti che si rivolgono alla società Last minute market, spin off dell’ateneo bolognese, per ridurre gli sprechi e di conseguenza i costi per lo smaltimento dei prodotti di scarto. Last minute market riceve una quota per sviluppare il progetto, attivarlo, controllarlo e valutarne tutti gli aspetti. Alla fine si dimostra ad esempio che “Investendo 10 per attivarlo la comunità di riferimento ha un beneficio ambientale, economico e sociale di 300. E’ quello che succede riducendo, di fatto, l’inquinamento e lo spreco. I benefici sono perfettamente misurabili”, spiega il professor Andrea Segrè. “Le attivazioni sono procedure complesse perché devono garantire tutta una serie di caratteristiche a cui bisogna aggiungere quella della sostenibilità. Non avrebbe senso recuperare prodotti e trasportarli per centinaia di chilometri perché si avrebbe un intuibile costo ambientale ed economico. Noi puntiamo sul chilometro zero”. Il terzo attore in gioco è l’ente benefico che riceve prodotti gratis e poi distribuisce alle famiglie indigenti, risparmiando centinai di euro sull’acquisto di beni. Un gioco del recupero perfetto, in cui ogni portatore di interesse che partecipa ha un guadagno. L’obiettivo finale “spreco zero” è assicurato.
I limiti
Perché non tutti aderiscono al Last minute market se è utile, conveniente e perfettamente replicabile su larga scala? Lo abbiamo chiesto direttamente a Segrè, il quale afferma: “E’ difficile da mettere in pratica. Bisogna attivare una procedura assai complessa che riguarda gli aspetti igienico-sanitari (se parliamo di cibo), perché recuperare va bene ma bisogna garantire la salubrità del prodotto. Sono complicati anche gli aspetti amministrativi e fiscali. Ben venga regalare a chi ha bisogno ma bisogna essere fiscalmente in regola. Le leggi insomma non agevolano in modo particolare ma neanche ostacolano, basta conoscerle e rispettarle”.
Tuttavia assicura Alessandro Orsatti, titolare del Gruppo Orsatti, che opera nel settore eno-gastronomico artigianale, “E’ stato un po’ complicato nella fase pionieristica di studio fino a che la legislazione non ha recepito il progetto. Oggi vengono compilati dei semplici documenti di trasporto per la merce da recuperare, la parte igienico sanitaria segue la normale procedura, mentre quella logistico-organizzativa è curata dall’associazione che usufruisce del Last minute market”. Dunque non ci sono svantaggi, è solo richiesto un rispetto delle regole.
I vantaggi
Sono economici, sociali ed ambientali. Lo stesso Orsatti spiega che, ”alla sera non vediamo più gettato il prodotto del lavoro artigianale, facciamo beneficienza, abbiamo lo sconto sulla Tia (Tariffa Igiene Ambientale) e con il controllo giornaliero sulla quantità di invenduto, ottimizziamo la gestione aziendale interna”.
E pensare che secondo le stime nel 2009 a livello mondiali sono stati sprecati 20 milioni di tonnellate di cibo, ossia una quantità sufficiente per sfamare, in un anno, l’intera popolazione spagnola con tre pasti giornalieri completi. “Abbiamo un recupero di circa mille chilogrammi mensili – aggiunge Orsatti- tra i vari prodotti alimentari freschi da noi prodotti. L’associazione assegnataci dal progetto, passa nei diversi punti vendita per ritirare i prodotti. In questo modo arrivano immediatamente e direttamente ai fruitori finali”. Noi ci limitiamo a “Preparare la merce nei contenitori appositi e attendere l’arrivo dell’associazione per il ritiro”. Mentre Segrè citando l’esempio del primo supermercato partito nel 2003, parla di “170 tonnellate di spreco iniziale a fronte di un recupero di 90 tonnellate, nel 2010”.
Prospettive future
Il progetto Last minute market è attualmente attivo in 43 città italiane, con un piano di lavoro già programmato per i prossimi cinque anni. In un contesto nazionale tragico dal punto di vista occupazionale, non appare cosa da poco sapere che ci sono consolidati progetti che raggiungono degli ottimi obiettivi economici, sociali e ambientali, creando nello stesso tempo nuove professioni e dunque nuovi posti di lavoro.
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L'autore
Anna Simone
Anna Simone è una Sociologa Ambientale e si occupa di tematiche ambientali dal punto di vista sociale e culturale, contestualizzando quello che succede al posto in cui è successo per comprenderlo, analizzarlo e spiegarlo. È autrice del blog Ecospiragli.
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