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Il futuro della mobilità sostenibile si chiama Padm

Il futuro della mobilità sostenibile? Si chiama Padm

Veicoli piccoli e portatili, ad uso personale, che coprono l’”ultimo miglio”. Un prototipo del Politecnico di Torino è stato premiato al Pamd e potrebbe entrare presto in produzione

Scritto da il 18 settembre 2014 alle 8:30 | 0 commenti

Il futuro della mobilità sostenibile? Si chiama Padm

Ha un design un po’ retrò e la portabilità di un bagaglio a mano il prototipo di veicolo per la mobilità urbana integrata pluripremiato nel Pamd Competition in occasione del Pace (Partners for the Advancement of Collaborative Engineering Education) Global Forum 2014. E7-Trike, il prototipo realizzato da circa 20 studenti provenienti dal Politecnico di Torino, dalla Tonji University di Pechino, dal Technion-Israel Institute of Technology e dall’Ita messicana, si è aggiudicato il primo premio per il Road test, oltre al riconoscimento per il Design Award e al secondo piazzamento nella Engineering Competition. Si tratta di un veicolo portatile per la mobilità sostenibile ed ha richiesto due anni di progettazione; il prototipo del Team 7 ha già suscitato l’interesse di alcune aziende che potrebbero mettere in produzione E7-Trike.

“Portabilità, leggerezza, compattezza e alte prestazioni sono le caratteristiche principali del nostro veicolo – ha spiegato il professor Stefano Tornincasa, Faculty Advisor del Team -. E7-Trike è realizzato in alluminio, pesa solo 20 chili, è dotato di una batteria elettrica con un’autonomia di 40 chilometri e può spingersi ad una velocità di 16 Km/h; una velocità, questa, che rispetta i limiti di legge e gli permette di poter accedere a tutti gli spazi, anche quelli riservati al transito pedonale, come i marciapiedi. Sempre più i veicoli di questo tipo saranno funzionali e agevoleranno l’impiego dei mezzi pubblici, come a Parigi, dove il loro utilizzo è già piuttosto comune”.
I giudici hanno particolarmente apprezzato il design, per il quale il gruppo di ingegneri è stato supportato anche da studenti e docenti dei corsi di Design del Politecnico e della Tonji University, ma l’elemento veramente innovativo è sicuramente il sistema di chiusura automatico, che consente di ripiegare il veicolo in pochi secondi, senza dover smontare viti o bulloni e di portarlo, ad esempio, sulle scale mobili o in ascensore.
È proprio questa, infatti, la caratteristica dei Padm (Portable Assisted Mobility Device), che sono veicoli di trasporto elettrici personali, portabili e pensati per integrare e/o completare altri sistemi di locomozione: i mezzi del futuro per affrontare i problemi di congestione stradale e inquinamento che potrebbero presentarsi nei prossimi vent’anni nelle aree urbane, dove si prevede la circolazione di 1,2 miliardi di automobili. In particolare, questi veicoli sono pensati per risolvere il problema dell’”ultimo miglio”, cioè il tratto che in media divide la stazione della metropolitana o del treno dal luogo di lavoro o di studio.


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L'autore

Stefania Marra

Stefania Marra, giornalista professionista dal 1994, è stata per circa dieci anni caporedattrice della rivista Modus vivendi. Dal 2005 gestisce il modulo pratico di giornalismo al Master di comunicazione ambientale (CTS/Facoltà di Scienze delle comunicazioni Università La Sapienza). Scrive soprattutto di storia sociale dell'alimentazione e di ambiente, settore per il quale ha ricevuto diversi premi giornalistici.


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