marchi ambientali
Eco-certificazioni per far crescere il fatturato delle aziende
L'esito del rapporto "Certificare per competere" segnala l'aumento del fatturato delle aziende che adottano i marchi ambientali
Le certificazioni ambientali sono un elemento determinante nel cammino delle aziende e non una mera pratica burocratica. Ne è convinto Ermete Realacci presidente di Symbola che commenta così l’esito del rapporto “Certificare per competere” messo a punto dalla Fondazione da lui presieduta e Cloros con l’obiettivo di aiutare consumatori e imprese ad orientarsi nell’universo delle eco-certificazioni e dei marchi ambientali. Dal confronto delle performance delle aziende certificate con quelle non certificate emerge che, nonostante la crisi, tra il 2009 e il 2013, le eco-imprese hanno aumentato “i loro fatturati del 3,5% circa mentre quelle non certificate del 2%, e la bilancia delle esportazioni segna un +29%. “. Le certificazioni e i marchi ambientali sono oltre 450 al mondo, e crescono al ritmo di 12 new entry all’anno, l’analisi del report prende in considerazione i quattro settori tradizionali del made in Italy: automazione, abbigliamento, arredo-casa, alimentari. Un aumento percentuale è stato riscontrato anche nell’occupazione, le aziende certificate hanno visto crescere gli addetti del 4%, le altre dello 0,2%.
Nel documento finale del report è stata messa in evidenza “la solida correlazione tra queste certificazioni e competitività delle aziende”, dal momento che “aiutano” in qualità, innovazione, fatturato, occupazione ed esportazioni, su quest’ultimo versante infatti i prodotti delle imprese ‘verdi’ vendono l’86% dei loro prodotti all’estero, mentre le non certificate solo il 57%”.
“Una certificazione ambientale porta con sé vantaggi nei bilanci, più qualità, migliori rapporti con i consumatori, il territorio, la società e la pubblica amministrazione” ha sottolineato Realacci, mentre Riccardo Caliari, amministratore delegato di Cloros ha dichiarato “dobbiamo lavorare su due fronti: da un lato fare informazione verso il consumatore finale sui marchi ambientali e dall’altro fare capire alle aziende che hanno la grande possibilità di creare un vantaggio competitivo”.
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